VELLUCCI, Salvatore

(Elena, 1898 – ), capraio

 

Anarchico individualista, nel 1920 fondò a Gaeta con Giuseppe Vanni il Gruppo Anarchico “Spartaco”, attivo nelle manifestazioni pro Sacco e Vanzetti. Emigrato negli Stati Uniti divenne il principale esponente anarchico del “Circolo Volontà” di Brooklyn. Il 6 aprile 1930 venne gravemente ferito dopo il contradditorio Borghi-Vacirca nel salone della Cooper Union a New York. La polizia voleva arrestare Borghi (che riuscì a fuggire), nella sala scoppiò un trambusto, partì un colpo di rivoltella che ferì gravemente Vellucci, mentre un altro uccise il giovane Carlo Mazzola. Il 20 marzo 1932 Vellucci tenne una conferenza a New York con Borghi e Virgilia d’Andrea seguita da settecento sovversivi. Nel dicembre dello stesso anno decise di rientrare in Italia. Partì col piroscafo Roma da New York il 12 dicembre 1932; appena sbarcato a Palermo, fu immediatamente arrestato: i suoi movimenti erano segnalati alla polizia fascista da un infiltrato nel circolo del Bronx de «L’Adunata dei Refrattari» che faceva capo all’efficientissimo agente Umberto Caradossi (quest’ultimo, artefice di una micidiale schedatura di seimila sovversivi italo-americani e che sarà smascherato solo nel gennaio 1941 da Carlo Tresca su «Il Martello», segnalò a Roma l’imbarco di Vellucci, lo stesso fece con Schirru permettendo di prevenire l’attentato a Mussolini).  Condannato al confino (Ponza), Vellucci nel 1933 ebbe uno scambio epistolare con Giovanni Camillò.

Dopo la guerra continuò l’attività a Gaeta. Negli anni Sessanta scrisse sul «Seme Anarchico» e «L’Adunata dei Refrattari». Sul numero del 23 novembre 1968 dell’Adunata ribadì le proprie posizioni individualiste e l’importanza dell’atto individuale: “Protesto invece vivamente contro la asserzione [dell’anarchico Antonio Cardella, redattore de «L’Agitazione del Sud] che il gesto individuale non possa più essere considerato mezzo efficace di azione anarchica. Secondo lui, Caserio, Bresci, Angiolillo che si sono sacrificati per togliere i tiranni dalla faccia del mondo, sono morti invano. Il loro gesto è stato inutile, come inutile è stato il sacrificio di Gino Lucetti, di Anteo Zamboni, di Sbardellotto e di Schirru? No, caro compagno noi riteniamo che per conquistare la libertà occorrono lotte cruente e l’inevitabile sacrificio di uomini eroici per abbattere i tiranni. Gli anarchici non possono perciò sconfessare gli atti individuali. Tali atti rappresentano una realtà storica insopprimibile”.

S’ignorano data e luogo di morte.

 

FONTI: «L’Adunata dei Refrattari»; E. Serventi Longhi, L’attentato di Michele Schirru a Benito Mussolini. Genesi, organizzazione e implicazioni giuridiche, «Mondo contemporaneo», n. 2, 2007. 

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.