TELÒ, Celestino

(Cremona, 1903 – Milano, 1926), scrivano

 

Crebbe in orfanotrofio. Il 22 maggio 1919 si stabilì a Milano, dove si distinse come esponente della FIGS e poi della FGCdI; entrò nel CE lombardo e poi nel CC nazionale della FGCdI, rappresentante lombardo assieme ad Aldo Gorelli. Telò operava nell’Ufficio I con Fortichiari, Luigi Guermandi, Giuseppe Lattuada con l’incarico di trasportare armi. Venne arrestato il 14 maggio 1923 a Trieste in seguito alla confessione di Giovanni Buscemi arrestato al valico di Ventimiglia. Durante una perquisizione nella sua abitazione la polizia rinvenne la circolare del marzo 1923 inviata da Fortichiari  a segretari e fiduciari. In essa Fortichiari sollecitava gli iscritti ad organizzarsi secondo la formula del raggruppamento su base territoriale (rione, quartiere, caseggiato), tenendo al sicuro gli elenchi dei soci ed evitando di pubblicizzare le cariche rivestite, cosicché ogni militante poteva negare la sua appartenenza al partito.

Telò, scarcerato nove mesi dopo, contrasse la TBC che ne causò la morte. Singolari le analogie con l’altro militante rivoluzionario comunista cremonese Tarquinio Pozzoli: entrambi cresciuti in Orfanotrofio, entrami contrassero la TBC, mentre la moglie di Pozzoli, Savina Manara, nel 1925 divenne la compagna di Telò nei pochi mesi che precedettero la sua morte prematura.

 

FONTI: M. Mingardo, Cronache rivoluzionarie a Milano (1912-1923), PM

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