(Cremona, 1896 – 1927), falegname
Cresciuto nell’Istituto Manini per ragazzi abbandonati, a metà degli anni Dieci aderì alla FIGS. Nonostante si fosse ammalato di TBC, nel 1915 venne inviato al fronte sul Carso, inquadrato nel Genio Zappatori; scavò trincee in condizioni terribili “si adatta a tutto fino a mangiar topi mentre i suoi arti marciscono nelle trincee allagate. La sua salute ne viene definitivamente compromessa”.
Sopravvisse ai gas asfissianti (ne uscirono vivi solo due della sua compagnia), venne congedato nel 1916 e tornò a Cremona dove fece campagna antimilitarista. Denunciato e processato nel 1917 dal tribunale militare di Pradamano, venne condannato a 10 anni di reclusione (Porto Longone). Amnistiato, nell’aprile 1919 tornò a Cremona e aderì prima alla Frazione comunista astensionista, poi ai “massimalisti di sinistra” che preparavano la scissione. Eletto consigliere comunale nel 1920, fu nominato sindaco. Intraprese azioni a difesa delle fasce più povere della popolazione, tassando i ricchi. Nel gennaio 1921 passò al PCdI. Dimessosi a giugno sotto l’incalzare delle violenze fasciste delle squadre di Farinacci, Pozzoli continuò l’attività nel partito schierandosi nettamente sulle posizioni della Sinistra, che era in netta maggioranza nella sezione; la minoranza era guidata da Dante Bernamonti. Pozzoli nel maggio 1924 non senza fatica raggiunse la Capanna Mara, sede del Convegno clandestino dove si confrontarono le tre tendenze; votò per la mozione della Sinistra che prevalse, vincendo sulla Destra e umiliando il Centro di Gramsci e Togliatti. Tutto questo fece sì che l’intero comitato cremonese venisse destituito d’autorità dal Centro nell’estate del 1925. Isolato, circondato solo dagli altri compagni della Sinistra, fu costantemente controllato dalle autorità mentre le sue condizioni di salute si aggravavano. Morì nel 1927 nel reparto TBC dell’Ospedale di Cremona. I fascisti impedirono il funerale.
Dopo la morte della prima moglie, Maria Valcarenghi, nel 1923 si era risposato con Savina Manara la quale, nel 1925 si separò da lui per convivere con Celestino Telò.
FONTI: A. Parlato, Tarquinio Pozzoli, Tipografia Padana, 1982