BOERO, Giovanni “Barba-Gianni”

(Villanova d’Asti, 1878 – Ivry-sur-Seine, 1958), operaio decoratore

 

Barba tagliata per non essere riconosciuto dai fascisti. Foto storica. [Didascalia dell’immagine scritta da Boero di suo pugno]
A vent’anni emigrò da Torino a Marsiglia e poi in Svizzera. Tornato a Torino nel 1901, ripartì due anni dopo stavolta per la Svizzera (Losanna, Canton Lucerna). Nel 1909 rientrò a Torino; fu uno dei principali esponenti degli “intransigenti rigidi” del PSI torinese, guidati dall’operaio Francesco Barberis. Antimilitarista, nel 1918 venne eletto segretario della FIGS torinese. Partecipò al movimento dei consigli durante l’occupazione delle fabbriche, collaborò con «L’Ordine Nuovo» e aderì alla Frazione comunista astensionista. Gli astensionisti torinesi erano rappresentati da Boero e Giovanni Parodi al XVI Congresso del PSI (Bologna, 5-8 ottobre 1919), dove Bordiga “ufficializzò” la costituzione della Frazione, in realtà già attiva dal luglio precedente.

“Compagni! Innanzitutto vi chiedo un po’ di tolleranza. Se avete rispetto per i maggiori esponenti crediamo che nel Congresso anche gli umili abbiano il diritto di essere sentiti”. (Intervento di Giovanni Boero al XVI Congresso nazionale del PSI, Bologna, 5-8 ottobre 1919)

Nell’ottobre 1920 Boero e gli astensionisti di Torino invitarono alla rottura immediata col PSI, al momento respinta da Bordiga. Comunista dal ’21, candidato non eletto nelle politiche del maggio 1921, due anni dopo Boero fu costretto a riparare in Francia. Contrario alla «svolta» del 1929-1930 (socialfascismo), espulso dal PCI nel 1930, aderì alla NOI trotskista collaborando a varie pubblicazioni non staliniste: «Bollettino d’Informazione» dei Bolscevico-Leninisti italiani, «L’Operaio», «Avanti!» massimalista, «Il Nuovo Avanti!» riformista; tra i suoi scritti la commemorazione della militante rivoluzionaria Teresa Recchia, morta trentacinquenne (1935), con cui condivise, assieme al compagno di lei Mario Bavassano “Giacomi” (Alessandria, 1895 – Vincennes, 1964), una breve militanza nell’Union Communiste iniziata nell’ottobre di due anni prima. Alla liberazione di Parigi (agosto 1944) Boero era sulle barricate. Dopo la guerra aderì al PCInt; nel 1947 sostenne la Sezione autonoma di Torino schierata su posizioni consiliariste assieme a Luigi Gilodi. Boero partecipò alla riunione di Bruxelles (25-26 maggio 1947); nel 1947-49 scrisse sul giornale del POC «L’Internazionale», a favore dell’ipotesi di un’Internazionale Operaia, tesi criticata come «libertaria».

Scoraggiato e disilluso, nel 1958 si suicidò con il gas.

 

FONTI: G. Artero, GIOVANNI BOERO un proletario torinese nel “secolo breve” del movimento operaio

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