Vivere da lavoratori in Ucraina,
con la minaccia della guerra

In Italia dell’Ucraina tutti conoscono le badanti, quasi sempre donne, quasi sempre sole, non sempre giovanissime, molto istruite. I bambini ucraini immigrati sono pochissimi, le madri sono costrette a lasciarli a casa (nota 1). Spesso la badante è un medico o una infermiera professionale che accetta un lavoro estenuante, non sempre ben pagato e che a volte porta alla follia, per mantenere i figli o pagare le spese mediche per un parente malato.

L’emigrazione ucraina in Italia ed Europa
Sappiamo, dalle statistiche europee che gli Ucraini in Europa sono circa 920 mila, concentrati in Italia (28,6%), Rep. Ceca (17,9%), Germania (16,7%) e Spagna (13,5%). In Italia quindi sono 236 mila (dati 2021). Il 78% sono donne. Si concentrano in Lombardia e Campania. Hanno un tasso di occupazione medio molto più alto di quello degli italiani, ma anche degli stranieri. Il 65% degli ucraini (c’è anche qualche uomo) sono colf o badanti e da soli in un anno mandano a casa 150 milioni di € e pagano 68 milioni di € in tasse! Stiamo parlando qui dei lavoratori in regola. Ma si stima che il sommerso delle badanti raggiunga il 54% del totale.

Non ci sono statistiche complete ucraine sull’emigrazione all’estero. Ai governi corrotti che si sono succeduti è bastato prendersi i soldi delle rimesse. Comunque approssimativamente sono circa 2 milioni fra il 2012 e il 2017. Poi mancano i dati.

Ma certamente sono molti di più. Dopo il 2014 è drasticamente calato il numero di chi emigra in Russia (che prima era circa il 30% del totale). Resta l’Europa e il mondo.

La ragione per cui anche la Polonia, ma soprattutto la Repubblica Ceca risultino allettanti agli occhi degli Ucraini, sta, in primo luogo, nel livello infimo dei salari (325 $ in media al mese nel 2019 contro i 1000€ circa della Polonia).

La sintesi della situazione economico sociale degli ucraini può trovarsi in un altro dato: dal 1993 la popolazione non cresce più. Era di 52,6 milioni nel 1990, 48,8 nel 2000, 44,4 milioni nel 2017. La speranza di vita era di 72 anni nel 1990, è crollata a 67 nel 2000, è risalita a 72,7 solo negli ultimi due anni. Ma nel frattempo si cercata una soluzione nell’emigrazione.

Gli ucraini elencano ad ogni elezione i motivi di malcontento, che sono sempre gli stessi: retribuzioni troppo base e pagate con mesi di ritardo, il gas troppo caro, l’inflazione, il peggioramento netto dell’assistenza sanitaria, ma soprattutto la corruzione diffusa e consolidata. Nel primo decennio del 2000 è ricomparso l’analfabetismo.

Ed è così, con alti e bassi dal 1991, anno dell’indipendenza.

Al momento dell’indipendenza esiste in Ucraina una ricca borghesia rappresentata dai “manager di stato”. Sono loro che al momento delle privatizzazioni acquistano l’85% delle imprese e delle attività economiche. La nuova borghesia è organizzata in clan regionali, perché regionale è la specializzazione produttiva dell’era sovietica. Questi clan oligarchici hanno spesso un esercito privato, possiedono banche, controllano i media, hanno partiti che portano avanti i loro interessi in parlamento o in qualche caso gli oligarchi si fanno eleggere direttamente. In politica non disdegnano alcun mezzo, dalle campagne di fake news agli attentati, falsi incidenti stradali, avvelenamenti fino all’eliminazione fisica dell’avversario.

Controllano anche i sindacati e usano il pugno di ferro con la manodopera.

I sindacati sono uno strumento di controllo molto importante per fare dei lavoratori non solo docili strumenti, ma anche massa di manovra e pressione per un certo tipo di politica estera. Evidentemente l’Ovest del paese è orientativamente filo europeista, preme per entrare nella UE e non disdegnerebbe di entrare nella Nato. La parte est del paese, dove anche sono più numerosi i russofoni e soprattutto dove miniere, industrie e raffinerie vedono una forte presenza di investimenti e personale direttivo russo, propende per buoni rapporti con la Russia.

Del resto c’è una ragione oggettiva all’Ovest per rendere filoeuropei i lavoratori: se entrassero nella UE potrebbero emigrare liberamente senza problemi di visti o altro.

D’altro canto i minatori dell’est, che hanno peraltro una mortalità sul lavoro fra le più alte nel mondo (100 volte i morti negli Usa in proporzione alle tonnellate estratte), pensano che il loro posto di lavoro sia legato alle sorti dei rapporti con i russi e che un presidente o un premier filooccidentale chiuderebbe le miniere o le fabbriche più inefficienti.

Tutti i lavoratori ucraini inoltre hanno sperimentato nel tempo il potere di ricatto che la Russia ha dal punto di vista energetico in un paese con inverni lunghi e rigidi e un apparato produttivo energivoro, perché obsolete. A Mosca basta razionare i rifornimenti o alzare il prezzo delle forniture per mandare in tilt l’economia ma anche la vita quotidiana degli Ucraini. Il reciproco, cioè una eventuale minaccia ai russi da parte ucraina di bloccare il gas russo verso l’Europa, si è di molto ridotto dopo l’apertura del North Stream 1 e la possibilità che si apra a breve il North Stream 2: entrambi raggiugono la Germania aggirando l’Ucraina. In più buona parte della rete russa ucraina è collegata a centrali russe; in particolare il Donbass dipende dalla centrale nucleare. Infine l’export ucraino per le sue caratteristiche di qualità trova mercato non in occidente ma in Russia.

D’altro canto senza investimenti e tecnologie occidentali, l’apparato produttivo ucraino non ha nessuna possibilità di svecchiarsi e affrontare le sfide del mercato europeo. Ma gli investitori stranieri sono restii a investire sia per l’incertezza politica, sia per la presenza di una burocrazia onnipresente che rallenta tutto. Questo prima che scoppiasse la guerra nel Donbass nel 2014. E oggi anche la sola minaccia di un conflitto russo-ucraino danneggia ogni possibile trattativa. L’unica cosa che gli occidentali offrono sono armi, la cui fornitura aggraverà ulteriormente il debito ucraino.

Indebitatissimo con la Russia per le forniture energetiche e con l’FMI per i prestiti, il governo ucraino di oggi, ma anche quelli di ieri, hanno fatto assegnamento sull’inflazione per alleggerire il loro debito, scaricandone i costi sui lavoratori e sui pensionati. Più sono ricchi meno gli oligarchi pagano le tasse e in generale nel paese prospera a tutti i livelli l’economia sommersa. Danylo Hetmantsev, presidente della Commissione parlamentare per la Politica fiscale e doganale, oltre che consigliere molto ascoltato del presidente Volodimir Zelenskyj, ha dichiarato nel febbraio 2021: “ …per raggiungere il livello dei salari della Polonia avremo bisogno di circa 30-40 anni. …adesso possiamo porci come obiettivo i salari armeni”. Con la differenza che se il poliziotto mal pagato si rifà con piccoli taglieggi sul lavoro, se il funzionario statale mal pagato pretende bustarelle per ogni servizio e i medici degli ospedali aprono studi privati, la maggior parte dei lavoratori di pendenti subisce una costante, inarrestabile perdita di potere d’acquisto. I prezzi del gas sono aumentati di 10 volte dal 2014, mentre quattro ucraini in pensione su cinque ricevono una pensione inferiore a 119 $ al mese.

La guerra “a bassa intensità” con la Russia ha permesso ai governi di aumentare la pressione e il controllo poliziesco, giustificato con la necessità di scovare le spie russe, ma sfogati su sindacalisti, attivisti per i diritti delle donne e attivisti anticorruzione, su giornalisti o gruppi pacifisti. Chi denuncia abusi viene perseguitato. I gruppi di estrema destra hanno mano libera, ma anche le stesse forze di sicurezza regolari si muovono senza controllo.

Il clima attuale in cui Usa e Urss mostrano i muscoli, di fatto minacciando uno scontro per procura in Ucraina, facilita il diffondersi del nazionalismo fra le stesse file dei lavoratori. Da un lato è evidente come in questo clima sia difficile portare la parola dell’internazionalismo, dall’altro la corsa degli imperialismi, compresi quelli europei a inviare truppe, mostra chiaramente ai lavoratori come da quel lato non possano aspettarsi niente di buono. L’attivazione dei predoni imperialisti per costruire campi profughi e offrire aiuti umanitari alle previste vittime della guerra, ha il greve sapore della beffa. L’Ucraina ha già i suoi morti, i suoi feriti e i suoi profughi.

Al di là dei rassicuranti proclami del governo Zelens’ky, chiaramente poco desideroso di vedere il suo paese trasformato in una nuova Siria, dobbiamo comprendere le ansie che gravano pesantemente sulle giornate degli ucraini in patria e nelle file dell’emigrazione fra chi in Ucraina ha lasciato i suoi.

Da parte nostra dobbiamo, dovunque sia possibile, denunciare questa corsa al riarmo e alla guerra, dichiarare la nostra opposizione all’invio di soldati italiani in Polonia e Bielorussia, proclamare a gran voce che questa non è la nostra guerra.

Nota 1: Leggete il bell’articolo sugli “orfani bianchi” pubblicato nel 2020 dal Comitato 23 settembre e poi dal SI Cobas: Gli orfani bianchi di Romania, Moldova, Ucraina, Bulgaria…

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