Vision 2030 – Petrolio, autostrade e ferrovie, le sfide del Kenya

Kenya, infrastrutture
Nigrizia          111104

Vision 2030 – Petrolio, autostrade e ferrovie, le sfide del Kenya

Ismail Ali Farah

– Il mega-piano infrastrutturale di lungo termine Kenya Vision 2030 prevede la costruzione di un oleodotto, una raffineria, migliaia di chilometri di autostrade e ferrovie con treni ad alta velocità verso Juba e Adis Abeba; fibre ottiche, porti, aeroporti. Il PIL del Kenya nel 2002 +0,6%/anno, nel 2006 +6%, 2007 +8%; 2010 +4%, stime.

– Il costo stimato delle sole infrastrutture si aggira intorno ai 22 miliardi di dollari e il petrolio sarà il motore principale del progetto.

– Con la costruzione del porto di Lamu – nel sud del paese, a pochi km dal confine con la Somalia, costo stimato $3,5MD, che dovrebbe divenire il più importante terminal dell’Africa –  il Kenya pensa nei i prossimi 20 anni di riuscire a servire Sud Sudan, l’Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana, il Congo-Brazzaville e il Ciad,

o   rispondendo ad una domanda di trasporto stimata in oltre 30 mn. di tonn/anno.

– Gli ostacoli che si frappongono ai progetti sono le milizie armate di Al Shabaab e l’insicurezza in Somalia, con il contrabbando che potrebbe drenare parte delle risorse.

o   Da rapporto ONU su embargo armi a Somalia, le milizie islamiste di Al Shabaab ricavano, dai porti sotto il loro controllo (Kismaayo, Marka, Baraawe, Buur Gaabo, Eel Ma’an, Qudha), tra i 35 e i 50 milioni di dollari l’anno, attraverso un accurato sistema di prelievo fiscale; le entrate principali provengono dal porto di Kismayo, roccaforte delle milizie islamiste, situata a poco più di 200 km dal confine con il Kenya.

o   Negli ultimi anni si sarebbe stabilita una sorta di pax commerciale tra alcune reti criminali keniane ben organizzate e il movimento di Al Shabaab;

o   A ciò si aggiunge il riciclaggio del denaro: grazie ad imprenditori compiacenti, vicini al movimento islamista e a capo di società con sede negli Emirati Arabi Uniti, il denaro fluisce attraverso false fatturazioni e ‘ripulito’ a Dubai.

– Il gruppo cinese JS Neoplant si è già candidato per la realizzazione del progetto, che prevede, contestualmente, la costruzione di un oleodotto su tre direttrici (Sud Sudan-Lamu-Isiolo; Nairo-bi-Isiolo-Moyale-Adis Abeba; Lamu-Mombasa/Kampala), un aeroporto internazionale a Lamu con una capacità di 2.000 passeggeri al giorno, ferrovie ad alta velocità, autostrade e fibre ottiche, che seguiranno le stesse tappe dell’oleodotto. Costo complessivo previsto per il governo keniano $16 MD.

– Il piano di infrastrutture ruota attorno alle risorse petrolifere di Sud Sudan e Uganda, ai quali i Kenya vuole offrire uno sbocco al mare, in cambio di quote di petrolio. Prevista la costruzione di una raffineria a Lamu, (120 000 b/g) che dovrebbe rispondere alla domanda interna e a parte di quella regionale.

– Dal 2012, Kampala si prepara ad estrarre i 2,5 miliardi di barili di greggio stimati nelle riserve del Lago Albert, sul confine con la Repubblica Democratica del Congo.

– Il neonato Sud Sudan si trova, invece, a disporre di una produzione di circa 300.000 barili al giorno, con una dipendenza, per lo stoccaggio, raffinazione ed esportazione, dalle infrastrutture rimaste sotto il controllo del governo di Khartoum, prima fra tutte: il porto di Port Sudan.

Nigrizia            111104

Vision 2030 – Petrolio, autostrade e ferrovie, le sfide del Kenya

Ismail Ali Farah

–   La costruzione di un porto a Lamu sarà al centro di un piano per ridisegnare le infrastrutture di tutto il Kenya. Nel progetto: un oleodotto, una raffineria, strade e ferrovie verso Juba e Adis Abeba. Gli ostacoli: Al Shabaab e l’insicurezza in Somalia.

–   Fibre ottiche, treni ad alta velocità, porti, aeroporti e migliaia di chilometri di autostrade: questo è il mega-piano infrastrutturale Kenya Vision 2030. Un progetto di lungo termine che il governo di Nairobi si è imposto definendo le tappe intermedie in un percorso che ha inizio nel 2008 e si concluderà nel 2030. Il costo stimato delle sole infrastrutture si aggira intorno ai 22 miliardi di dollari e sarà il petrolio il motore principale del progetto.

–   Il paese punta a servire, entro i prossimi due decenni, il Sud Sudan, l’Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana, il Congo-Brazzaville e il Ciad, rispondendo, grazie alla costruzione di un porto a Lamu, nel sud del paese, ad una domanda di trasporto stimata in oltre 30 milioni di tonnellate di merci all’anno.

–   Il Kenya, tuttavia, deve fare prima i conti con i pericoli che, sempre più frequentemente, escono dai confini della Somalia. Il nuovo porto dovrà, infatti, sorgere a pochi chilometri dalla frontiera, con un costo stimato in 3,5 miliardi di dollari. Comprenderà dieci ormeggi per navi portacontainer e tre per bulk carrier, diventando il terminal più importante dell’intero continente.

–   La compagnia cinese JS Neoplant si è già candidata per la realizzazione del progetto, che prevede, contestualmente, la costruzione di un oleodotto su tre direttrici (Sud Sudan-Lamu-Isiolo; Nairobi-Isiolo-Moyale-Adis Abeba; Lamu-Mombasa/Kampala), un aeroporto internazionale a Lamu con una capacità di 2.000 passeggeri al giorno, ferrovie ad alta velocità, autostrade e fibre ottiche, che seguiranno le stesse tappe dell’oleodotto. L’appalto costerà al governo keniano complessivamente 16 miliardi di dollari.

–   L’intero piano di infrastrutture ruota intorno alle risorse petrolifere di Sud Sudan e Uganda. Dal 2012, infatti, Kampala si prepara ad estrarre i 2,5 miliardi di barili di greggio stimati nelle riserve del Lago Albert, sul confine con la Repubblica Democratica del Congo.

–   Il neonato Sud Sudan si trova, invece, a disporre di una produzione di circa 300.000 barili al giorno, con una dipendenza, per lo stoccaggio, raffinazione ed esportazione, dalle infrastrutture rimaste sotto il controllo del governo di Khartoum, prima fra tutte: il porto di Port Sudan.

–   Nairobi ambisce dunque ad offrire ai due paesi, uno sbocco al mare, in cambio della propria parte. Kenya Vision 2030 prevede, infatti, la costruzione di una raffineria proprio a Lamu, in grado di lavorare 120.000 barili di greggio al giorno, esaurendo la domanda interna e parte della domanda regionale.

Al centro di tutto, si trova la città di Isiolo, la Eastern e la North Eastern Province. Grazie alle nuove infrastrutture, secondo le intenzioni del governo, le due regioni dovrebbero ricavare enormi vantaggi in termini di sviluppo economico, incrementando gli scambi con l’Etiopia.

–   L’insicurezza e il contrabbando con la vicina Somalia potrebbero tuttavia ostacolare la realizzazione del progetto e drenare oltre confine parte delle risorse generate.

Il porto di Kismaayo

–   Secondo l’ultimo rapporto del gruppo di monitoraggio dell’Onu sull’embargo di armi imposto alla Somalia, le milizie islamiste di Al Shabaab ricavano, dai porti sotto il loro controllo (Kismaayo, Marka, Baraawe, Buur Gaabo, Eel Ma’an, Qudha), tra i 35 e i 50 milioni di dollari l’anno, attraverso un accurato sistema di prelievo fiscale: dalle tasse portuali a quelle sull’indotto generato dalle merci importate ed esportate.

–   Le entrate principali provengono proprio dal porto di Kismaayo, roccaforte delle milizie islamiste, situata a poco più di 200 km dal confine con il Kenya. Gran parte delle merci importate nel porto, dotato di due ormeggi, rispettivamente di 380 e 280 metri, non sono destinate al mercato locale, ma dirette ad altre regioni della Somalia o contrabbandate nei paesi vicini.

–   Negli ultimi anni, scrive il rapporto, si sarebbe stabilita una sorta di pax commerciale tra alcune reti criminali keniane ben organizzate e il movimento di Al Shabaab.

–   La frontiera con il Kenya, un’estensione di 682 km scarsamente sorvegliati, sarebbe quotidianamente attraversata da merci di ogni tipo, tra cui, secondo le testimonianze raccolte dagli esperti dell’Onu, armi, carbone e zucchero di contrabbando. Quest’ultimo bene, tra gli altri, sarebbe venduto sul mercato di Garissa ad un prezzo del 10% inferiore rispetto allo zucchero keniano.

–   A tutto questo si aggiungono le opportunità generate dalle operazioni di riciclaggio del denaro. Grazie ad imprenditori compiacenti, vicini al movimento islamista e a capo di società con sede negli Emirati Arabi Uniti, il denaro fluisce attraverso false fatturazioni e ‘ripulito’ a Dubai.

Nigrizia – 04/11/2011

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Kenya Investment Authority

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The Context of Kenya Vision 2030

–   Kenya Vision 2030 is the new country’s development blueprint covering the period 2008 to 2030. It aims at making Kenya a newly industrializing, “middle income country providing high quality life for all its citizens by the year 2030”. The Vision has been developed through an all-inclusive stakeholder consultative process, involving Kenyans from all parts of the country. The vision is based on three “pillars” namely; the economic pillar, the social pillar and the political pillar. This vision’s programme plan comes after the successful implementation of the Economic Recovery Strategy for Wealth and Employment Creation (ERS) which has seen the country’s economy back on the path to rapid growth since 2002, when GDP grew at 0.6% rising to 6.1% in 2006. The relationships between the pillars can be seen in Exhibit One below.

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