Una giornata di studio e di organizzazione della lotta contro il DDL 1660 pienamente riuscita. Ora la parola è ai fatti!

Centinaia di compagne/i in presenza e on line hanno decretato la piena riuscita del seminario organizzato ieri (8 settembre) a Roma dalla Rete Liberi/e di lottare: fermiamo insieme il DDL1660, e della successiva riunione pomeridiana volta a promuovere l’iniziativa di denuncia e di lotta nelle prossime settimane nei territori e a livello nazionale.

Al mattino i lucidi contributi analitici e critici di Livio Pepino, Marina Prosperi, Eugenio Losco, Giovanni R. Spena hanno fornito a tutte e tutti le conoscenze e gli strumenti giuridici necessari per comprendere i vari aspetti dell’attacco a tutto campo contro le lotte operaie, sociali, ecologiste, di resistenza nelle carceri, che questo disegno di legge porta avanti. E hanno dato forza in modo concreto e dettagliato alla tesi centrale espressa nel Manifesto della Rete: il DDL 1660 è un salto di qualità della repressione statale che esige la più ampia, urgente ed organizzata risposta unitaria.

Qui il link alla registrazione del Seminario su Youtube: https://youtu.be/eKywO2QyUWM

Tantissimi gli interventi nel dibattito che ne è seguito da parte di Ultima Generazione, Giovani Palestinesi Italiani, Unione Democratica Arabo Palestinese, Comitati del Movimento No Tav di Torino e di Trento, SI Cobas, i Comitati del Movimento contro la speculazione energetica in Sardegna, Blocchi Precari Metropolitani, Rete Immigrati di Roma, Centro Culturale Handala, Comitati di Lotta Roma-Viterbo, Panetteria occupata di Milano, Delegati e Lavoratori di Pisa, Comitato 23 Settembre, Assemblea contro Guerra e Repressione di Roma, Uds Campania.

Nei loro interventi i primi promotori di questa Rete (Movimento Disoccupati 7 Novembre, Laboratorio Politico Iskra, Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria) hanno sottolineato l’urgenza di una risposta che rompa il silenzio intorno a questo disegno di legge liberticida che sta avanzando rapidamente verso la sua trasformazione in legge con la totale complicità della cosiddetta opposizione parlamentare e del sistema dei mass media. Hanno registrato come un dato estremamente positivo l’adesione di un centinaio, ormai, di comitati, collettivi, organizzazioni e organismi politici, sindacali, ecologisti, femministi, culturali, che avvertono la necessità di una iniziativa unitaria, dal momento che nessuno ha oggi la forza per contrapporsi da solo in modo efficace all’attacco del governo Meloni. Hanno rinnovato l’appello al sindacalismo di base tutto affinché dia seguito alla proposta del SI Cobas di andare ad uno sciopero nazionale, che darebbe un impulso e un significato speciale all’intera mobilitazione con l’entrata in campo di un contingente di proletari/e combattivi organizzati. Ed hanno infine ribadito che l’ambizione è quella di arrivare, attraverso l’iniziativa della Rete, ben oltre il perimetro di coloro che sono già attivi/e ed in certa misura coscienti, per coinvolgere una massa il più ampia possibile di lavoratrici, lavoratori, giovani, comuni cittadini perché è del loro futuro che questa legge si occupa, e non solo del presente dei militanti.

Ma si può dire che, ciascuno a suo modo, pressoché tutte/i i partecipanti alla giornata, nei loro interventi, nei commenti in rete, nei capannelli di discussione, hanno rimarcato la natura di questo disegno di legge da stato di polizia, e colto le sue radici nella tendenza sempre più marcata alla corsa al riarmo in un quadro internazionale in cui stanno maturando le premesse di una apocalittica guerra inter-imperialista. Il nesso guerra esterna-guerra interna è stato più volte richiamato in termini di economia di guerra, sfruttamento, carovita, smantellamento dei servizi sociali per aumentare le spese militari. Una tendenza che non nasce certo oggi con il governo Meloni, ma ha una serie di precedenti, dall’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi al Decreto Minniti ai Decreti Salvini fino all’ultimo, pessimo Decreto Caivano. Con l’acuirsi del processo di crisi dell’intero sistema sociale capitalistico, cresce, e non solo in Italia, il ricorso dei governi e degli stati alla repressione delle lotte, con un impegno particolare a dotarsi di strumenti capaci di prevenire l’esplosione dei conflitti di classe e sociali.

A questo attacco sempre più generale, che colpisce non solo chi lotta ma settori sociali ampi fino ad introdurre un vero e proprio reato di “terrorismo della parola”, è indispensabile dare una risposta di carattere generale. A partire da queste valutazioni condivise, la partecipata assemblea del pomeriggio si è conclusa con indicazioni, obiettivi e appuntamenti:

– Rafforzare e allargare ulteriormente l’adesione alla Rete nazionale “Liberi/e di Lottare, Fermiamo insieme il Decreto 1660” sulla base dell’accettazione del suo Manifesto, con tre sole, imprescindibili, discriminanti: essere per il totale rigetto del DDL, che non è riformabile né emendabile; essere in modo inequivoco contro le guerre in corso e contro l’economia di guerra, da cui il 1660 nasce; impegnare le proprie forze per lo sviluppo di una mobilitazione unitaria, in autunno e oltre l’autunno, con il ricorso a tutti i mezzi di lotta necessari, inclusi quelli che il disegno di legge vuole a tutti i costi interdire.

Per le adesioni individuali (molte sono già arrivate) si prenderà una decisione condivisa quanto prima.

– Sviluppare e costruire, sulle indicazioni generali contenute nel Manifesto e confermate dalla giornata di lavoro dell’8 settembre, assemblee locali della Rete per far vivere in tutti gli appuntamenti territoriali la rete nazionale e darle forza con iniziative di controinformazione e agitazione del più ampio raggio possibile;

-Produrre nei prossimi giorni un manifesto, un volantino e un banner unitario nazionale da distribuire ovunque, declinando i suoi contenuti nelle singole lotte e sulle singole città, luoghi di lavoro, studio e quartieri;

– Organizzare e sostenere le iniziative di solidarietà per chi viene represso/a perché lotta contro la guerra, a cominciare da quelle contro il genocidio di Gaza – diversi interventi hanno salutato Anan, Ali, Mansour, prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri italiane – contro la costruzione di nuovi insediamenti militari, contro i profitti miliardari delle fabbriche di morte come Leonardo, ribadendo la vicinanza al compagno Luigi Spera, in carcere da svariati mesi per aver contestato proprio Leonardo, contro la disoccupazione e lo sfruttamento lavorativo, contro le “grandi opere”, la catastrofe ecologica, la speculazione energetica;

La Rete assume come suo compito la partecipazione e il rafforzamento dei seguenti appuntamenti:

-21 settembre, manifestazione contro la Nato a Firenze;

-29 settembre, assemblea nazionale del SI COBAS a Bologna, aperta a tutto il sindacalismo di base, per uno sciopero generale contro guerra e ddl 1660;

-manifestazione nazionale il 5 ottobre a Roma, convocata dai GPI e da altre organizzazioni palestinesi, a cui la Rete Liberi di Lottare parteciperà con uno spezzone unitario;

-il 14 ottobre, iniziativa a Roma in occasione del processo a un’attivista di Ultima generazione;

-dal 14 al 19 ottobre settimana di attivazione con iniziative territoriali coordinate a livello nazionale in tutte le città;

-il 28 ottobre a Napoli, corteo durante il Maxiprocesso in aula bunker a Poggioreale che coinvolge 43 disoccupati organizzati, sindacalisti e solidali.

Un ampio lavoro da portare avanti collettivamente e su cui far convergere forze, energie e lotte, con una speciale attenzione alla classe lavoratrice e ai settori giovanili del precariato, delle scuole e delle università, in vista di un’ampia opposizione al Decreto 1660 e di un più generale rilancio delle lotte contro i padroni, il governo Meloni, le guerre in corso.

Per le nuove adesioni, scrivere a fermiamoidecretisicurezza@gmail.com