"Uccideremo i leader di Hamas" scontro aperto tra palestinesi

Sporadici incidenti dopo le sparatorie nelle quali ci
sono stati 12 morti e 130 feriti

Le "Brigate Al Aqsa" si schierano contro
i capi integralisti


Tensione altissima a Gaza e in
Cisgiordania, oggi l´arrivo del capo della diplomazia Usa nella regione

GAZA – I Territori palestinesi sono stati spinti
sull´orlo del caos dagli scontri scoppiati fra le fazioni palestinesi, che
negli ultimi due giorni hanno causato 12 morti e 130 feriti e hanno innescato
la più grave crisi interna dalla nascita dell´Anp, nel 1994. Ad accrescere
ulteriormente la tensione, in vista dell´arrivo del segretario di Stato
americano Condoleezza Rice, ha contribuito ieri una minaccia della milizia
"Brigate Martiri di al Aqsa", vicina a Fatah, diretta ai capi di
Hamas. I potenziali obiettivi indicati in un comunicato sono il leader del movimento
radicale, Khaled Meshaal, che risiede in Siria; il ministro dell´Interno, Saed
Siam; e Youssef al Zahar, un alto funzionario dell´Interno
.

Ieri ci sono stati solo incidenti sporadici, a Gaza e in Cisgiordania, dopo gli
appelli alla calma lanciati dal presidente Abu Mazen e dal premier islamico
Ismail Haniyeh, e mentre va avanti una opera di mediazione fra i due campi
avviata già domenica sera dall´Egitto. ll premier palestinese e esponente
del movimento islamico Hamas Ismail Haniyeh ha dichiarato che il suo governo
non permetterà lo scoppio di una guerra civile nei Territori palestinesi
.
Parlando a Gaza prima dell´odierna riunione del governo, dopo l´uccisione nei
giorni scorsi di una dozzina di palestinesi in scontri fratricidi tra forze
leali a Hamas e quelle che sostengono Al Fatah, Haniyeh ha detto: «Noi siamo
contro scontri interni e non possiamo permettere che scoppi una guerra civile,
ma questa è una questione che è pure responsabilità di tutti»
.
Il capo del gruppo parlamentare di Al Fatah Azzam al-Ahmad, citato dalla
radio pubblica israeliana, ha intanto affermato che se entro due settimane non
nascerà un governo di unità nazionale palestinese, il presidente Abu Mazen
(Mahmud Abbas) licenzierà il governo Haniyeh e indirà elezioni anticipate. Ma a
questo proposito Haniyeh ha ribadito la sua opposizione a elezioni anticipate
,
dichiarando che «il popolo palestinese non ha bisogno di nuove elezioni ma ha
bisogno che cessino le manifestazioni di caos, che siano rispettate le leggi e
l´ordine e che sia rafforzata l´unità nazionale».
Da un sondaggio effettuato prima dei sanguinosi scontri degli ultimi giorni
è risultato che si dovesse votare oggi Fatah batterebbe Hamas, col 32 al 30,5
per cento. Il primo ministro Ismail Haniyeh resta, comunque, il leader politico
col più alto indice di popolarità
, il 18,9 per cento, mentre Abu Mazen ha
raccolto il 14,5 per cento dei consensi. Il 55,9 per cento è convinto che un
governo di unità nazionale rappresenti la soluzione migliore per porre fine
alla crisi politica ed economica nei Territori. Il 15,2 per cento confida in
elezioni anticipate mentre il 13,5 opta per la dissoluzione dell´Anp.
Da Gedda, in Arabia Saudita, la signora Rice ha lanciato un appello per la
fine degli scontri nei territori
. Il capo della diplomazia Usa, impegnato
in una nuova missione diplomatica che la porterà oggi in Israele e nei
Territori, ha ancora una volta ricordato ad Hamas le condizioni indispensabili
per far ripartire il processo di pace. «La risposta per i palestinesi – ha
sottolineato – è trovare un governo che si impegni a rispettare i principi
tracciati dal Quartetto». Unione Europea, Nazioni Unite, Stati Uniti e Russia
chiedono il rispetto dei precedenti accordi di pace, il riconoscimento di
Israele e la fine delle violenze.

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