Turchia : crescita del 6,6% nel primo trimestre 2008
– Pil turco primo trimestre 2008 su primo trimestre 2007, +6,6%;
– export turco, + 15% nei sei anni, contro +6% medio mondiale;
– Investimenti Esteri Diretti in Turchia, $22 M nel 2007; $17,2 M. primo trimestre 2008.
Export turco verso i paesi vicini: quasi 9 M. di dollari
– 2006, export turco verso Azerbaijan, Bulgaria, Georgia, Irak, Iran, Siria e Grecia: +17,$% (a per $8,7 M.) su 2005 (a $7,4M).
o con Irak al 1° posto ($2,6M.); seguito da Grecia e Bulgaria ($1,6M.)
– La Turchia esporta verso oltre 200 paesi, circa 20 000 generi di merci.
Le strigliate del padronato turco alla classe politica
● Tusiad, la principale federazione padronale turca, rimprovera al governo l’abbandono delle riforme strutturali, con scelte populiste (come il decentramento del bilancio statale alle collettività locali; l’amnistia dei debiti si alcune imprese verso la previdenza sociale), e la minore spinta per l’integrazione europea.
● Le critiche vengono avanzate in una fase di crisi politica per il partito al potere, AKP, con la possibilità di una sua dissoluzione,
● e la preoccupazione degli investitori esteri, i cui investimenti erano promossi dalla sua salita al potere nel 2002.
o 2007, IED $22M., per il 2008 previsti al massimo $13 M.
– Il governo turco prevede un +4% del Pil, contro il 5,5% annunciato sei mesi fa, pari a 3 punti meno della media degli ultimi 5 anni.
– l’inflazione oltre la soglia del 10%, al 10,4%; deficit dei conti correnti record ($50M., per fine 2008).
Turchia : nuovo crocevia delle strategie energetiche
● La Turchia, al crocevia tra Asia Centrale, Russia ed Europa, vuole imporsi come ponte energetico tra i produttori di idrocarburi (Russia, Iran, Irak, Azerbaijan, Kazakistan) e i paesi consumatori dell’Europa Occidentale,
● che diversificando le forniture cercano maggiore autonomia dal russo Gazprom.
● La Turchia si barcamena però tra alleanza con gli USA, legame energetico con la Russia e UE;
o cerca di utilizzare questa sua posizione geo-politica anche per ottenere l’ingresso nella UE;
o – Secondo un rapporto dell’ex direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia al primo ministro francese, il ruolo di intermediazione in cui la Turchia si intende proporre nel mercato energetico non sarebbe in grado di incidere sui contratti a lungo termine tra Gaz de France e i fornitori di Azerbaijan o Kazakistan.
– Metà delle riserve mondiali di gas sono nelle aree prossime alla Turchia.
– Con l’entrata in funzione nel 2006 dell’oleodotto BTC (Baku, Tbilisi, Ceyhan – Azerbaijan, Georgia, Turchia) con una capacità di 1 mn. b/g., la Turchia è divenuta un importante paese di transito energetico.
o Un ruolo di piattaforma lo può svolgere il terminale di Ceyhan, costa sud, dove sbocca anche l’oleodotto proveniente dalla regione nord-irachena di Kirkuk.
– BTC, finanziato da un consorzio guidato dalla britannica BP, è stato fortemente voluto e appoggiato dagli USA, anch’essi alla ricerca di forniture differenziate;
– BTC dovrebbe servire a tagliare fuori la Russia, spezzandone il monopolio.
– La Turchia, tradizionale alleata USA, rappresenta uno sbocco ideale per il petrolio del Caspio; Azerbaijan e Georgia si sono affrancate dalla Russia grazie all’alleanza energetica espressa in BTC;
– se la Russia non vi si opponesse, anche il petrolio kazako potrebbe essere convogliato dal verso occidente da un oleodotto Samsun-Ceyhan,
o ma la Turchia è legata anche alla Russia, da cui è fortemente dipendete per il gas.
● A fine 2006 Russia e Turchia hanno inaugurato Blue Stream, l’oleodotto sotto il Mar Nero, un’alleanza strategica che irrita gli USA,
o e che Mosca utilizza per frenare i tentativi UE di ridurre la dipendenza dal gas russo, in particolare con il progetto di gasdotto Nabucco, dal Caspio attraverso la Turchia verso i paesi UE;
– La società turca Botas partecipa al consorzio europeo di finanziamento dell’oleodotto Nabucco, che non dovrebbe trasportare gas russo, e che è in competizione con il progetto russo-italiano South Stream.
– I 31 M. di m3/anno promessi dalla Turchia per Nabucco appaiono irrealistici:nel migliore dei casi disporrebbe di 10 m. m3 di gas azerbijano + altrettanti di gas turkmeno (dal 2009) + 5 M. m3 dall’Irak, dove tardano i nuovi investimenti nel settore causa l’instabilità della regione.
– Esiste anche un progetto di gasdotto con l’Egitto (Arab Gaz Pipe), ma le riserve egiziane sono incerte.
– Per Turchia ed Europa l’Iran, seconde riserve mondiali di gas, diviene perciò un alleato inevitabile (per riempire Nabucco).
– La Turchia deve mediare tra interessi geo-strategici contradditori:
o diverse sue società sono impegnate in prospezioni in Iran;
o gli USA premono per mantenere l’isolamento iraniano.
La Turchia scarta Gaz de France dal gasdotto Nabucco
● Il gruppo francese è stato scartato dal progetto Nabucco, per ritorsione contro le posizioni della Francia sul genocidio armeno, durante le campagne elettorali presidenziali dei due paesi.
● Avrebbe posto il veto all’entrata di GdF il turco Botas, gruppo dell’energia statale, membro del consorzio Nabucco.
● Dall’autunno 2005 gli interessi francesi in Turchia sarebbero stati (temporaneamente)penalizzati:
o fatturato Total e Carrefour in Turchia -10%;
o scartato Crédit Agricole nella gara per l’acquisto della banca Oyak, appartenente al potente fondo pensioni dell’esercito turco.
– Fine marzo 2006, firmato il contratto con il consorzio franco-turco-giapponese, guidato da Alstom, per le infrastrutture ferroviarie del collegamento sottomarino Marmaray tra la parte europea ed asiatica di Instabul.
– 2006, interscambio commerciale turco-francese + 15%, a €9,4M.
Le imprese francesi in Turchia patiscono per le posizioni politiche di Parigi
● 2007, il +4,7% Pil turco fa della Turchia una potenza emergente ed accresce la competizione tra i grandi gruppi per inserirsi.
● Confermata l’esclusione di Gaz de France dal progetto di gasdotto Nabucco, a ritorsione contro le posizioni francesi su sterminio armeno e ingresso della Turchia nella UE.
● Rischio che GdF venga escluso anche dall’asta per il gas di Istanbul, a favore di Gazprom;
● e che Areva, in lizza per le centrali nucleari turche, venga scartato a vantaggio dell’americano Westinghouse, sostenuto dalla Casa Bianca; per il 2020 previsti investimenti per il nucleare [??] di $128M.
– Nel 2007 in calo per al prima volta le esportazioni francesi verso la Turchia, caso esemplare del deficit record di €39 M., registrato complessivamente dal commercio estero francese.
– A parte i grandi gruppi, sono scarse le PMI francesi che cercano di entrare in Turchia.
Turquie : nouveau carrefour des stratégies énergétiques
– Au carrefour de l’Asie centrale, de la Russie et de l’Europe, la Turquie veut profiter de sa position pour s’imposer comme un pont énergétique entre les producteurs d’hydrocarbures de la région (Russie, Iran, Irak, Azerbaïdjan, Kazakhstan…) et les pays consommateurs d’Europe de l’Ouest.
– Voisine du Moyen-Orient et des riverains de la mer Caspienne, la Turquie a la moitié des réserves mondiales de gaz à ses portes. Mais les intérêts croisés dans la région obligent Ankara à faire "un grand écart stratégique", résume un officiel français en Turquie.
Un argument pour son adhésion à l’Union[e] européenne
– La diplomatie turque met en avant son rôle de porte d’entrée des hydrocarbures pour l’Europe parmi ses arguments en vue de son adhésion à l’Union[e] européenne (UE). "Etre un simple importateur d’énergie ne va pas faire entrer la Turquie dans l’UE, estime toutefois l’analyste Gareth Winrow. Mais cela ne va pas non plus affaiblir sa candidature."
– A l’heure où Bruxelles songe à diversifier ses sources d’approvisionnement, notamment en gaz, pour être moins lié à Gazprom, la Turquie se place en alternative. Et la "plaque tournante" souhaite tirer profit de sa position en "revendant au prix fort du gaz à l’Ouest", selon un spécialiste européen à Ankara.
– Le gouvernement turc devra, en tout état de cause, clarifier sa position sur le gaz en transit sur son territoire. Que la Turquie crée un hub pour valoriser une partie du gaz sur un marché à court terme n’inquiète pas les Européens. En revanche, "une telle activité d’achat-revente ne saurait en aucun cas concerner les contrats à long terme" souscrits entre un fournisseur d’Azerbaïdjan ou du Kazakhstan et Gaz de France, a prévenu Claude Mandil, ex-directeur exécutif de l’Agence internationale de l’énergie, dans un rapport remis récemment au premier ministre français, François Fillon. Le rôle de la Turquie est important, "mais non incontournable", souligne ce même rapport.
LES ENJEUX DE L’OLÉODUC BTC…
– L’entrée en service, en 2006, de l’oléoduc Bakou-Tbilissi-Ceyhan (BTC) [Azerbaïdjan- Géorgie-Turquie], capable de transporter 1 million de barils par jour, a transformé la Turquie en pays de transit majeur.
o Le gigantesque terminal de Ceyhan, sur la côte sud, où débouche aussi l’oléoduc en provenance de la région irakienne de Kirkouk, a vocation à devenir une plate-forme.
o Pour ses détracteurs, le BTC est un "joujou américain". Financé par un consortium mené par la compagnie britannique BP, il a été largement soutenu par les Etats-Unis, en quête de nouvelles sources sûres.
o L’objectif du BTC est aussi de court-circuiter la Russie et de "briser son monopole en faisant sortir le pétrole par d’autres routes", analyse Temel Iskit, ex-ambassadeur turc et conseiller pour le BTC dans les années 1990.
– La Turquie, alliée traditionnelle de Washington, offre un débouché idéal pour l’or noir de la Caspienne. En scellant cette alliance énergétique, l’Azerbaïdjan et la Géorgie se sont affranchis de Moscou, tandis que la Turquie renforçait son importance stratégique.
– Si les Russes ne s’y opposaient pas, un oléoduc Samsun-Ceyhan pourrait aussi acheminer du pétrole depuis le Kazakhstan.
… DU GAZODUC BLUE STREAM…
– Ankara n’en garde pas moins un lien serré avec Moscou, d’autant que la Turquie est largement dépendante de la Russie pour son gaz.
– Fin 2006, Vladimir Poutine, alors président russe, et le premier ministre turc Recep Tayyip Erdogan ont inauguré en grande pompe le gazoduc Blue Stream passant sous la mer Noire. Un partenariat qualifié de "stratégique" par les deux pays, mais qui irrite Washington. Une extension de Samsun (Nord) à Ceyhan (Sud) est en projet. Moscou voit dans Blue Stream une arme supplémentaire face aux tentatives de l’Union[e] européenne (UE) de réduire sa dépendance au gaz russe – notamment en faisant du gazoduc Nabucco un projet "prioritaire".
… ET DU PROJET NABUCCO
– Car s’il finit par voir le jour, Nabucco, le concurrent du projet russo-italien South Stream, passera aussi par la Turquie en provenance de la Caspienne pour alimenter les pays européens.
– La compagnie turque Botas participe au consortium européen qui doit financer le projet. "L’idée de ce gazoduc est de ne pas transporter de gaz russe, explique Gareth Winrow, un expert en stratégie de l’université Bilgi d’Istanbul. Mais comment le remplir sans Gazprom ?"
IRAK, EGYPTE : PROJETS INCERTAINS
– La Turquie a promis de fournir 31 milliards de mètres cubes par an à Nabucco. Un chiffre que les experts jugent irréaliste :
o le gaz azerbaïdjanais ne représenterait au mieux que 10 milliards de mètres cubes, tout comme le gaz turkmène qui pourrait s’y ajouter à partir de 2009, a annoncé l’UE. A condition de trouver un moyen pour l’acheminer.
o L’Irak, de son côté, n’envoie que 5 milliards de mètres cubes, et les nouveaux investissements tardent à se concrétiser en raison de l’instabilité qui règne dans le pays.
– Enfin, un projet existe avec l’Egypte (Arab Gaz Pipe), mais les réserves égyptiennes sont incertaines.
L’IRAN INCONTOURNABLE
– Cette situation fait de l’Iran, qui détient les deuxièmes réserves mondiales de gaz, un partenaire incontournable, de la Turquie et de l’Europe. "Ankara se plaint du prix et de la qualité du gaz iranien, mais il n’y a pas vraiment d’alternative", souligne M. Winrow. La Turquie, dont plusieurs compagnies prospectent en Iran, devra composer avec des intérêts géostratégiques souvent contradictoires, Washington faisant pression pour maintenir Téhéran isolé.
Cet article provient de Association socio-culturelle A TA TURQUIE
● Le groupe français a été écarté d’un grand projet de gazoduc, conséquence de la position de la France sur le génocide arménien
La Turquie a suspendu ses négociations avec Gaz de France sur la participation du groupe à la construction du gazoduc Nabucco. Selon l’agence officielle turque Anatolie, il s’agit d’une mesure de rétorsion contre le vote en octobre dernier par les députés français d’un texte pénalisant la négation du génocide arménien. Ni le groupe français ni le ministère turc de l’énergie n’ont confirmé hier cette mise à l’écart, mais plusieurs sources proches du dossier ont validé l’information.
– Botas, l’entreprise publique turque d’énergie, membre du consortium Nabucco, aurait mis son veto à l’arrivée de la compagnie gazière française.
L’annonce de cette mise en quarantaine survient alors que les campagnes présidentielles, française et turque, battent leur plein. Elle intervient trois jours après la publication d’un entretien de Ségolène Royal dans la revue Nouvelles d’Arménie. La candidate socialiste s’y déclare en faveur d’une loi pénalisant la négation du génocide si elle est élue.
– Depuis cet automne, les intérêts français ont été pénalisés à des degrés divers en Turquie. Carrefour et Total ont connu une baisse, passagère, de leur chiffre d’affaires d’environ 10 %.
– Le Crédit agricole, très intéressé par le rachat de la banque Oyak, propriété du puissant fonds de pension de l’armée turque, a été écarté de la liste des repreneurs.
– Toutes les sociétés françaises sont confrontées à des tracasseries administratives et douanières. Pour autant, fin mars, le ministère des Transports a signé un contrat avec le consortium franco-turco-japonais, mené par Alstom, concernant les infrastructures ferroviaires de la liaison Marmaray, qui reliera les parties européenne et asiatique d’Istanbul en passant sous le Bosphore dès 2011.
– Et en 2006, les échanges commerciaux entre la Turquie et la France ont encore augmenté de 15 %, à 9,4 milliards d’euros.
Les entreprises françaises en Turquie pâtissent des positions politiques de Paris
– Gaz de France ne participera pas au projet de gazoduc Nabucco. Le secrétaire d’Etat français au commerce extérieur, Hervé Novelli, a confirmé lundi 18 février, au cours d’une visite en Turquie, que la candidature du gazier français n’était plus d’actualité. "La Turquie a pris une décision, a commenté le ministre. Cette exclusion est un choix politique. L’offre de GDF est donc retirée. Nous le regrettons. Techniquement et économiquement, elle avait pourtant toutes les chances d’être retenue."
– GDF et la France souhaitaient rejoindre le consortium dont fait déjà partie la compagnie nationale turque Botas. Mais Ankara y a opposé son veto, pour sanctionner des positions politiques françaises jugées offensantes, sur la question du génocide arménien ou de l’adhésion à l’Union[e] européenne.
– A l’image de l’échec sur le dossier Nabucco, les entreprises françaises sont, depuis plusieurs mois, les victimes collatérales des positions de la France envers la Turquie. Les grands contrats lui échappent.
– GDF est aussi candidat au marché du gaz de ville de la capitale turque, dont l’appel d’offres doit être lancé en mars ; le groupe français risque d’essuyer la même déconvenue que pour le gazoduc, et de laisser le champ libre à Gazprom. Et, surtout, le groupe Areva, candidat déclaré au juteux marché des centrales nucléaires turques, pourrait être écarté au profit du groupe américain Westinghouse, soutenu par la Maison Blanche et porté par un lobbying efficace.
Mais la situation est suffisamment préoccupante pour que la présidente du Medef, Laurence Parisot, appelle les patrons turcs à ne pas s’isoler : "Ne nous empêchons surtout pas de travailler ensemble." Un message également porté par M. Novelli au cours de sa visite. "Il y a des divergences ponctuelles avec les Turcs, a-t-il reconnu, lundi. Mais c’est par le renforcement des relations économiques qu’on peut resserrer les liens politiques."
– Le dynamique marché turc (4,7 % de croissance en 2007) aiguise l’appétit des grands groupes et place la Turquie parmi les puissances économiques en devenir, comme le souligne le rapport Attali sur la libération de la croissance. La Turquie est devenue un acteur économique difficile à snober. "Areva est intéressé, confirme Gabriel Saltarelli, directeur régional du groupe français qui fait partie de la délégation patronale qui accompagne M. Novelli. On ne va pas laisser passer un pays avec un tel potentiel : 128 milliards de dollars d’investissements d’ici à 2020. Il y a du business pour tout le monde."
Et c’est d’ailleurs dans une usine du groupe Areva que le secrétaire d’Etat français a débuté sa tournée, lundi matin. "Je viens soutenir Areva à un moment important", a-t-il clamé à la sortie de l’usine, située à la périphérie d’Istanbul.
– Pour la première fois en 2007, les exportations françaises vers la Turquie ont régressé. La Turquie est même "un cas d’école" des faiblesses structurelles du commerce extérieur français, qui a affiché en 2007 un déficit record de 39 milliards d’euros.
– Car derrière les grands groupes, les PME tricolores restent rares à s’aventurer sur les rives du Bosphore. "Il y a un problème d’image en France, estime Esref Hamamcioglu, directeur de la branche turque de Sodexho, pour qui ce voyage de M. Novelli aurait pu être mieux préparé. On ne peut pas séparer le politique et l’économique quand les déclarations sur l’adhésion de la Turquie sont perçues comme des déclarations de guerre. En ce moment, à compétence égale entre deux entreprises, c’est toujours la française qui sera écartée."