ALBERTO D´ARGENIO
Documento-compromesso a Bruxelles: le trattative saranno
"rallentate" fino al riconoscimento turco dei greco-ciprioti
Congelata l´adesione ma
nessun ultimatum per Ankara
BRUXELLES – L´Ue congela ufficialmente i
negoziati di adesione con la Turchia – colpevole di non aprire porti e
aeroporti ai mezzi di Cipro – senza scoraggiare le forze che ad Ankara fanno il
tifo per l´ingresso in Europa. Dopo mesi di tira e molla sull´asse
Ankara-Bruxelles e un negoziato che ha riempito tutta la giornata di ieri, i
ministri degli Esteri dell´Ue hanno trovato un accordo per «rallentare» i
lavori di avvicinamento della mezza luna al club europeo. Una formula che al di
là delle sfumature care al linguaggio diplomatico impone al governo Erdogan una
dura battuta d´arresto nel percorso verso Bruxelles, ma che contemporaneamente
bada a spazzare le accuse di pregiudizi evocate dai turchi.
Il documento approvato ieri dai capi delle diplomazie europee – che ricalca
il testo proposto due settimane fa dalla Commissione Ue di Josè Manuel Barroso
– prevede il congelamento di otto dei 35 capitoli negoziali con Ankara
(libero movimento delle merci; diritto di stabilimento; servizi finanziari;
agricoltura e sviluppo rurale; pesca; trasporti; unione doganale e relazioni
esterne). Una formula che per il commissario europeo all´Allargamento, Olli
Rehn, «non prevede ultimatum» e rappresenta un rallentamento, ma che di fatto
congela i lavori visto che il blocco dei capitoli negoziali è accompagnato dal
divieto di chiudere gli altri che nel frattempo verranno affrontati. Il tutto
fino a quando la Turchia non riconoscerà, almeno indirettamente, l´esistenza di
Cipro, paese membro dell´Ue dal maggio del 2004. Riconoscimento che dovrebbe
avvenire con l´applicazione del Protocollo di Ankara, documento che
estenderebbe gli accordi doganali tra Ue e Turchia anche a Nicosia, portando
all´apertura di porti e aeroporti turchi ai mezzi greco-ciprioti. Una
svolta, ha spiegato ieri l´Ue, che porterebbe all´immediata riapertura dei
negoziati di adesione di per se destinati a durare tra i dieci e i quindici
anni.
Nel frattempo la Commissione «seguirà e rivedrà» i progressi sul Protocollo
di Ankara e per tre anni, fino al 2009, riferirà alle capitali Ue gli eventuali
passi avanti. Una formula messa nero su bianco da Bruxelles per evitare la
cosiddetta «clausola di revisione» chiesta dai paesi più ostili ai turchi
(Grecia e Cipro in testa) sostenitori di una sorta di ultimatum entro 18 mesi
(la clausola, tra l´altro, avrebbe contenuto un pericoloso dispositivo secondo
cui i negoziati sarebbero potuti essere riaperti solo con l´unanimità dei
Venticinque).
E per addolcire una decisione inevitabilmente indigesta per i turchi, ieri i
ministri hanno sottolineato l´importanza di affrontare la fine dell´isolamento
di Cipro nord, come promesso nel 2004, con una dichiarazione che sarà firmata a
gennaio. Non solo: l´Ue ha anche rinnovato il sostegno all´Onu per trovare una
soluzione al problema cipriota con un accordo che metta fine alla divisione tra
la parte greca e quella turca separate dalla guerra del 1974.
La presidenza di turno dell´Ue, fino al 31 dicembre in mano della Finlandia,
è quindi riuscita nel miracolo di mettere d´accordo tutti i paesi europei,
spaccati su due fronti: Francia, Germania, Austria, Grecia e Cipro che
chiedevano maggiore durezza nei confronti dei turchi, opposti a Italia, Gran
Bretagna, Spagna e Svezia che volevano una maggior morbidezza bloccando solo 3
capitoli negoziali. Sperando così di evitare che il vertice dei leader
europei di venerdì prossimo si trasformi in un pericoloso «summit turco» e
mandando un messaggio tutto sommato «positivo» ad Ankara sull´assenza di
pregiudizi nei suoi confronti.