GERMANIA, IMMIGRAZIONE, SCUOLA
REPUBBLICA Ven. 31/3/2006 Andrea Tarquini
Appello choc della preside di un istituto di un
quartiere-ghetto di Berlino
Studenti armati, aggressioni
e minacce Da oggi un presidio fisso di polizia
BERLINO – La scuola si arrende alla violenza,
per la prima volta in un paese europeo. Ragazzi armati di pistole e coltelli,
preside e professori minacciati e spesso aggrediti, bande giovanili di giovani
extracomunitari che governano al posto del corpo insegnante. Accade a Berlino.
A Neukoelln, il quartiere proletario turco ed extracomunitario nel cuore della
capitale. Per la prima volta in Germania, la direzione di una scuola e il corpo
insegnante chiedono in una lettera aperta alle autorità e ai media la chiusura
dell´istituto. Le autorità respingono la richiesta ma corrono ai ripari. Da
oggi ci sarà la polizia all´ingresso della scuola superiore Ruetli.
La storia narrata ieri dal quotidiano Tagesspiegel ha dell´incredibile.
Racconta del dramma dei ghetti urbani. Ci dice che in quella scuola dove
otto ragazzi su dieci sono extracomunitari, in maggioranza turchi e arabi, e in
generale qui nella Germania egalitaria dello Stato sociale la situazione non è
poi migliore rispetto ai ghetti in rivolta nelle grandi città francesi o
americane.
La lettera della preside, Brigitte Pikc, è da brividi. Qui non si insegna più,
scrive la professoressa, questa non è una scuola. E´ il regno della violenza.
Cesti e sedie vengono tirati ogni giorno sugli insegnanti, le armi entrano a
scuola. Nelle classi più pericolose i professori entrano solo con il cellulare
per chiedere aiuto se necessario. Tutti gli studenti maschi si scambiano con i
cellulari immagini di violenza, di tortura o di pornografia. Fanno a gara a chi
è il più forte o il più duro. Le gang di giovani arabi contro quelle di giovani
turchi. Esaltano la violenza, spesso venerano anche i terroristi islamici.
Minacciano e picchiano chi non ci sta. Studenti ma anche professori sono
finiti in ospedale. I professori vengono ignorati in classe. «State zitti»,
dicono loro i ragazzi armati. «Voi non contante nulla, qui comandiamo noi». E´
un ghetto che si vendica, un microstato nello Stato costruito con la violenza
in classe.
E´ la tragedia che esplode improvvisa nel cuore multiculturale di Berlino, il
fallimento dei sogni di integrazione della sinistra tedesca e di tutta le
Germania. Il ministro dell´Istruzione della capitale, Klaus Boeger, rifiuta
la richiesta di chiudere la scuola. Dice: non si può sciogliere per legge un
istituto né distribuire i ragazzi tra altre scuole o far perdere loro l´anno
scolastico. Replica tardiva, accusano i media. Troppo a lungo i politici hanno
chiuso gli occhi davanti a questa piccola guerra. Da oggi la polizia
controllerà e perquisirà all´ingresso alla ricerca di armi. Assistenti sociali
verranno sguinzagliati in tutte le scuole dei quartieri ghetto. E chissà in
quanti istituti la violenza è nascosta dietro le mura.