Le prime crepe nel sovranismo europeo
Attenti Salvini e Di Maio!

Qualche settimana fa Salvini esaltava come suo modello il premier ungherese Orbán, un sovranista duro e puro, che, a sentire il sovranista nostrano “aveva il consenso del suo paese” grazie alle sue bordate contro gli immigrati e la sua linea dura contro la UE. Oggi il governo giallo verde si è ridotto a censurare stampa e TG sotto il proprio controllo perché non si parli delle manifestazioni proletarie e “popolari”

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EGITTO – CONTINUA LA LOTTA OPERAIA CONTRO UN REGIME BARBARO

In questi giorni, nella ricorrenza della “rivoluzione egiziana” del 25 gennaio 2011, i media italiani stanno riproponendo le indagini sull’efferato assassinio, nel gennaio dello scorso anno, del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, che stava scrivendo una tesi sui sindacati indipendenti egiziani, per opera degli apparati repressivi del governo del Cairo, che negli ultimi tre anni hanno operato ben 60 000 arresti. Mentre esprimiamo la nostra forte denuncia contro questa ennesima

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La povertà in Italia (e nel resto del mondo capitalistico) è di classe

Il rapporto Caritas sulla povertà in Italia integra i dati analoghi pubblicati da Ocse, Eurispes, Istat e conferma che in Italia, ottavo paese nel mondo per PIL, non solo i poveri sono raddoppiati in 6 anni, ma anche che la povertà è di classe. L’Istat, sempre filo-governativa, ha fatto del suo meglio per inserirsi nella campagna di “ottimismo” del premier Renzi, valutando che nel 2014 sul 2013 “la povertà non

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Le assunzioni “stabili” della “ripresa” renziana

Da diversi giorni molti mass-media, ma soprattutto il governo, ci danno buone notizie sull’andamento dell’economia, ma soprattutto dell’occupazione: la ripresa sarebbe dietro l’angolo, aumenta la fiducia, Jobs Act e Quantitave Easing farebbero già sentire i loro effetti. Allo scopo, il premier si è vantato di aver creato ben 79mila nuovi contratti a tempo indeterminato nei soli primi due mesi dell’anno, mentre il ministro del lavoro Giuliano Poletti il 30 marzo

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La lotta di classe dei migranti contro la barbarie delle borghesie del Golfo

Dubai, uno dei sette Emirati Arabi Uniti (EAU) situati nel Golfo Persico (nota 1). Una monarchia assoluta araba di fede islamica, a maggioranza sunnita (85%), che vive in gran parte di rendita petrolifera; la sua popolazione è costituita, con il tasso migratorio netto più alto del mondo per circa l’85% da immigrati, che sono anche il 99% della sua forza lavoro. Un milione e duecentomila di loro lavora nell’edilizia. La

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Brasile al bivio dopo le presidenziali

La vittoria di misura di Dilma Rousseff alle presidenziali di fine ottobre (con il 51,6% al ballottaggio con Aecio Neves che si ferma al 48,4%) non fa che registrare una spaccatura non risolta all’interno della classe dirigente brasiliana (Nota 1). Determinante per la sua vittoria è stato il voto degli stati più poveri, dove percentualmente sono più numerosi i beneficati dai programmi di sussidi come la Bolsa Famula e Fome

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La “primavera nera” del Burkina Faso destabilizza gli equilibri imperialistici in Centrafrica

I disordini scoppiati a Ouagadougou, in Burkina Faso, culminati nella cacciata del premier Blaise Compaore, al potere incontrastato da 27 anni, hanno colto tutti di sorpresa ma sono il risultato di contraddizioni che si andavano accumulando da tempo. Il Burkina Faso è un paese senza sbocchi sul mare, incuneato fra Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio, con una superficie di poco inferiore a quella italiana. Ha 19,5 milioni

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Giovani in piazza ad Hong Kong: “primavera asiatica”, un’altra TienAnMen o cos’altro?

Per spiegare quanto sta avvenendo a Hong Kong i giornalisti tendono a usare questi due termini di paragone, le primavere arabe e la più grande rivolta studentesca mai vista in Cina. Ma la storia raramente si ripete uguale nello stesso paese o nello stesso tempo in luoghi diversi. I giovani liceali e universitari che si sono mobilitati a Hong Kong in comune coi proletari e i giovani arabi del 2011

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Prato: una tragedia del Made in Italy

Sette morti carbonizzati e due feriti molto gravi nell’incendio di una fabbrica tessile. Un bilancio pesante, che fa pensare a una strage del lavoro nel sud-est asiatico. Ma che invece è avvenuta a Prato, nel cuore della metropoli italiana, dove gli imprenditori di nazionalità cinese alimentano un’ampia produzione tessile che fa la fortuna della zona. Imprenditori-schavisti che spesso sono elogiati per la loro operosità. Un’operosità che si basa sullo sfruttamento

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Turchia e Brasile, diversi contesti, simili contraddizioni sociali

L’ondata di proteste in Brasile come in Turchia ha colto di sorpresa anche gli “esperti” più scafati dei paesi a giovane e rampante capitalismo. Che cosa hanno in comune i due movimenti? Da un lato il significativo peso demografico (74 milioni circa la Turchia, circa 200 milioni il Brasile); dall’altro l’alta percentuale di giovani sotto i 25 anni (31,4% in Brasile e 33,3% in Turchia) e le mire egemoniche dei

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