Mediterraneo insanguinato e capitalismo sanguinario

Per l’ennesima volta, il viaggio di decine di migranti nel mediterraneo si è trasformato in due stragi. Nel primo caso neppure per un naufragio: l’imbarcazione su cui viaggiavano era talmente stipata che 45 passeggeri rinchiusi nella stiva – questa è la cifra che viene diffusa mentre scriviamo – è morta asfissiata. E mentre ancora si completava la conta dei morti, è arrivata la notizia di un nuovo naufragio nel canale

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Migranti: un’altra strage politica

Riportiamo qui un comunicato del Coordinamento Migranti sulla strage avvenuta a Lampedusa Le centinaia di morti della strage di migranti che si è consumata oggi si aggiungono alle migliaia degli ultimi vent’anni. Nonostante il variare dei numeri, queste stragi sono diventate la norma da quando l’Europa di Schengen, mentre celebrava la libertà di movimento al suo interno, ha armonizzato il sistema dei permessi di soggiorno e scaricato sui paesi di

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Lampedusa: una normale strage capitalista

L’ultimo naufragio di migranti a Lampedusa ha un bilancio pesantissimo: al momento vi sarebbero solo 155 superstiti su un totale di circa 400 migranti che hanno viaggiato stipati su una delle numerose carrette che solcano il mediterraneo. I “passeggeri” di questa nave sarebbero in prevalenza eritrei e somali, in fuga da una guerra o da un regime oppressivo. Ma che sia per guerra, per repressione o per povertà, il flusso

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Bagno di sangue ‘democratico’

Dopo una fase di “repressione controllata” in cui le uccisioni si alternavano ai tentativi di dialogo, il braccio di ferro fra i Fratelli Musulmani e i militari è sfociato in un massacro. Mentre scriviamo il bilancio si aggrava di ora in ora: alla giornata di giovedì 15 agosto i morti ufficialmente riconosciuti sarebbero oltre 600 e venerdì altri 173, mentre la Fratellanza parla di 4500 morti in tutto l’Egitto. Il

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Bombardamenti di pace e portaerei umanitarie?

Ha fatto scalpore la notizia riportata dal Guardian del 9 maggio secondo il quale un’imbarcazione partita dalla Libia e andata alla deriva non è stata soccorsa nemmeno dopo essere stata avvistata da una grande portaerei della NATO. Il fatto che la versione on-line del Guardian corregga leggermente la versione (non più un’unità della NATO, ma semplicemente europea) non cambia affatto la questione: una nave da guerra che era sul posto

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Primo maggio: coi lavoratori del Nordafrica Per il diritto all’immigrazione Contro le guerre dell’imperialismo italiano

Dalla sua nascita, il 1° maggio è sempre stato la giornata di lotta dei lavoratori di tutto il mondo. Questo giorno ha sempre incarnato sia la loro battaglia per migliori condizioni di lavoro, sia la loro unione come classe sociale con gli stessi bisogni e gli stessi interessi al di là di ogni differenza nazionale. Questo 1° maggio vede l’Italia partecipare ai bombardamenti in Libia. Per anni l’Italia ha sostenuto

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Vertice Ue e Libia – Riconciliazione in tempo di guerra/ Guerra in Libia – “Abbiamo fermato la sanguinosa avanzata di Gheddafi”* N

Faz      110325/29 Vertice Ue e Libia – Riconciliazione in tempo di guerra/ Guerra in Libia – “Abbiamo fermato la sanguinosa avanzata di Gheddafi” – Vertice dei capi di Stato e di governo UE, chiara la volontà di serrare i ranghi; nella dichiarazione finale risulta acqua passata lo scontro su intervento militare e astensione nel CdS Onu, soddisfazione per la risoluzione Onu 1973 e per la difesa dei civili ottenuta con l’intervento

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Guerra civile in Libia – La Germania inizia una missione di salvataggio per i profughi

Der Spiegel   110304 Guerra civile in Libia – La Germania inizia una missione di salvataggio per i profughi Annett Meiritz – L’Europa è divisa sulla questione profughi, la GB parla di crisi logistica, non umanitaria; l’Italia di Maroni di “esodo di dimensioni bibliche”; l’11 marzo vertice straordinario dei 27 paesi UE sulla Libia. – A due settimane dall’inizio delle rivolte in Libia diversi paesi UE hanno organizzato ponti aerei e via mare

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La Ue e la crisi tunisina – Falsi amici

Nord Africa, Tunisia, repressione, Francia Faz      110117 La Ue e la crisi tunisina – Falsi amici ●    La cautela con cui la UE deve muoversi nella crisi tunisina sta a dimostrare come fosse ingenuo pensare di poter risolvere i bisogni dei paesi medio orientali ed nord africani vicini della UE in una fraterna Unione del Mediterraneo. o   Nel suo tentativo di spostare il baricentro dell’integrazione europea dall’asse Berlino-Parigi verso Sud-ovest

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