Cronache di sangue dalla Palestina

Da mesi certa stampa agita lo spauracchio di una Terza Intifada, che sarebbe funzionale a una repressione ancora più estesa e diretta da parte israeliana. La tensione a Gerusalemme Est e in Cisgiordania è alle stelle; l’ultimo episodio l’uccisione in una sinagoga di quattro ebrei da parte di due membri del FPLP è stato seguito dal ferimento di 35 palestinesi in un confronto fra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza

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La tregua armata fra Israele e Hamas

La decisione del governo israeliano, comunicata il 29 agosto, di impadronirsi di 990 acri di terra palestinese a Gvaot, presso Betlemme, in West Bank conferma il target ultimo dell’aggressione israeliana a Gaza non è Gaza, ma la Cisgiordania. Il rapimento e l’uccisione dei tre studenti israeliani diventa per il ministro dell’economia Naftali Bennett la giustificazione dell’esproprio. Gvaot era stata occupata come presidio militare nel 1984, poi assegnata a 16 famiglie

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Fatah e Hamas. Una tardiva riconciliazione che unisce due debolezze

Il nuovo accordo fra le due frazioni palestinesi non unisce i due tronconi di una resistenza popolare diffusa e radicata, ma interrompe – o per lo meno sospende – uno scontro fra due dirigenze mercenarie, deboli e screditate, che non rappresentano un popolo ma al più una borghesia strettamente integrata col “nemico” – o meglio, col socio d’affari – sionista. Quello del 23 aprile 2014 è l’ennesimo tentativo di riconciliazione

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