Fincantieri: la fabbrica della morte – Comitato 23 settembre, Comitato permanente contro le guerre e il razzismo

LA FABBRICA DELLA MORTE Lo avevamo già denunciato a più riprese: Fincantieri non è solo il luogo dove si costruiscono i mostri necessari ad un turismo sempre più artefatto e disumanizzante, ma anche un’importante sito industriale che fabbrica sofisticatissime navi da guerra. La sua corresponsabilità nell’escalation bellica del governo italiano e non solo è stata oggetto di manifestazioni e presidi da parte delle forze che si sono mobilitate negli ultimi

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L’ACIDO, LE DONNE, lo sfruttamento del capitale nel “Sud del mondo”

Ogni anno nel mondo 10 mila uomini sfigurano una donna con l’acido. Qualcuna grazie alla sua forza d’animo sopravvive, molte sono vive, ma morte al mondo. Nel frattempo i paesi sviluppati hanno decentrato nei paesi del cosiddetto “sud del mondo” le industrie a sfruttamento intensivo di lavoro. es. il tessile. Penserete, ma cosa c’entra? Nelle zone a sud del mondo, molte industrie, in particolare il tessile e la gioielleria, utilizzano

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Bangladesh. La durissima lotta delle operaie e degli operai del tessile-abbigliamento per salari “giusti ed equi” e contro la repressione 

A fine ottobre, inizio novembre, decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori bengalesi del tessile-abbigliamento sono scesi in strada nei distretti tessili attorno alla capitale Dhaka – Gazipur, Savar, Ashulia, Hemayetpur … – per manifestare la loro rabbia. Hanno fermato l’attività in 500 fabbriche, hanno eretto barricate per le vie di Dhaka, bloccato arterie stradali tra cui l’autostrada Dhaka-Mymensingh; si sono scontrati con la polizia, 3000 i poliziotti dispiegati, difendendosi

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CINA-INDIA, UNA COMPETIZIONE NEL S-E ASIA (1)

Nel S-E Asia è in atto una competizione per l’influenza tra i due giganti asiatici, India e Cina. Nel mezzo di questa nuova guerra fredda regionale si trova il Bangladesh, che cerca di approfittare delle opportunità offerte dalla avances di entrambe le potenze, senza allinearsi apertamente con nessuno dei due, per accelerare il proprio sviluppo capitalistico. Uno sviluppo che non si traduce in modo proporzionale in benessere della popolazione, ma

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DONNE MIGRANTI

Con la scheda che segue tratta da due articoli del Daily Star (18/12/2020 e 7/3/2021), in occasione dell’8 Marzo, giornata di lotta delle donne, presentiamo un breve spaccato della condizione delle donne, in questo caso delle migranti bengalesi, impiegate soprattutto per servizi alla persona e lavori domestici, in 21 paesi. Si stima che ci siano 67 milioni di lavoratori domestici nel mondo, l’80% dei quali sono donne e 11,5 milioni

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Il Bangladesh, “toro” economico del Sud Asia, basato sul super sfruttamento delle operaie del tessile abbigliamento

Il Bangladesh, finora classificato da un’agenzia ONU tra i paesi a basso sviluppo (capitalistico), è il paese a più rapida crescita economica della regione Asia-Pacifico, + 5,4% anche nel 2020, anno della peggior crisi sanitaria, sociale ed economica del dopoguerra. Una crescita economica che tuttavia non si traduce in condizioni di vita migliori per la stragrande parte della popolazione, che non ridurrà le diseguaglianze sociali, ma andrà ad ingrassare la

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Bangladesh Gamberetti e jeans, grandi profitti per imprese nazionali e estere Diritti negati e salari da fame per minoranze e lavoratori

La testimonianza diretta portata in occasione della iniziativa dell’associazione Eguaglianza e Solidarietà “Ribellarsi è giusto” di Luigi Paggi, ha illustrato le condizioni in cui vive una piccola minoranza di “senza casta” del Bangladesh, nell’area costiera del Sunderland, Sudovest del paese, distretto di Khulna, oltre il milione di abitanti. Si tratta dei Munda, considerati e trattati dalla popolazione hindu, ma anche musulmana e cattolica, come gruppo socialmente inferiore, gli impuri, gli

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I lavoratori del Bangladesh costretti a lottare per organizzarsi in sindacati

Lotte operaie, Bangladesh Wsj     130911   I lavoratori del Bangladesh costretti a lottare per organizzarsi in sindacati     PATRICK BARTA e   SYED ZAIN AL-MAHMOOD –          Continuano le prevaricazioni e le violenze fisiche del padronato nei distretti tessili del Bangladesh per impedire che i lavoratori si organizzino, –          nonostante la pressione internazionale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di diritti dei lavoratori seguita alla tragedia dello scorso aprile della

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Bangladesh, alta moda color sangue

[nella foto:lavoratrici bengalesi dell’abbigliamento nella manifestazione di protesta dopo il crollo del Rana Plaza, 26 aprile] Alle 9 circa del mattino di mercoledì 24 aprile nel sobborgo di Savar, alla periferia di Dacca, è avvenuta l’ennesima strage dello sviluppo: il Rana Plaza, un palazzo di otto piani che ospitava ben cinque fabbriche tessili, è crollato accartocciandosi su sé stesso. Il bilancio, ancora provvisorio, è di oltre 300 morti, mille feriti

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Violente le proteste per il disastro nel Bangladesh

Wsj          130426   Violente le proteste per il disastro nel Bangladesh SYED ZAIN AL-MAHMOOD e TOM WRIGHT –       Decine di migliaia di operai si sono scontrati con la polizia a Dacca (cap. del Bangladesh) per la morte di circa 300 dei 3500 lavoratori in una fabbrica di abbigliamento a 8 piani, Rana Plaza, crollata mercoledì. –       Il Bangladesh è il secondo maggior esportatore di abbigliamento dopo la Cina. –        

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