Resistenza di classe, anticapitalista e internazionalista

  Oggi scendere in piazza nell’anniversario della lotta contro il fascismo ha un senso solo se si coglie la sua anima anticapitalista, fatta propria da quei proletari che si sacrificarono per abolire le disuguaglianze e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. La nostra “Resistenza” oggi: è quella contro questo governo gialloverde, che ha varato il “Decreto Sicurezza” che sulla falsariga del “democratico” Minniti abolisce la protezione umanitaria per i profughi (trasformandoli in

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Contro le aggressioni e le intimidazioni a compagni e militanti SI Cobas

Nel giro di qualche giorno sono stati aggrediti in Lombardia quattro esponenti del SI Cobas. Il 22 aprile alla Bartolini di Landriano (PV), nel corso di una assemblea sindacale dove un energumeno delegato della CGIL, noto tirapiedi dell’azienda, ha aggredito e poi percosso un militante ed un delegato interno del SI Cobas, procurando a quest’ultimo un trauma cranico. Nella notte tra il 24 ed il 25 aprile a Seriate (BG)

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Per un 25 aprile di lotta di classe

Le celebrazioni ufficiali per il venticinque aprile di quest’anno suonano particolarmente ipocrite. Mentre decantano la superiorità della democrazia, della libertà di parola, dello stato di diritto, le autorità dello stato italiano hanno appena siglato insieme agli altri governi europei un accordo col regime liberticida della Turchia per affidargli la repressione dei migranti. Festeggiano la fine dell’occupazione militare nazifascista, ma hanno appena deciso l’invio di nuove truppe all’estero (in Iraq e

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25 Aprile: antifascismo è anticapitalismo!

Con l’aprile del 1945 in Italia terminava l’occupazione tedesca, un’occupazione che aveva assunto caratteri di rapina verso l’apparato produttivo italiano e imposto un pesante tributo in primo luogo ai proletari che già da anni versavano sangue e sudore per le guerre dell’Asse, ma anche ai borghesi che da alleati dell’imperialismo nazista lo avevano lasciato per trovarsi improvvisamente nei panni delle sue vittime. Per la classe dirigente italiana la fine della

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