Su “ tracce populiste”/Fumata bianca per Norilsk Nickel – Abramowitsch investe miliardi nel gruppo del Nickel

Est Europa, Germania, Russia, gruppi acquisizioni

Gfp     121203
Su “ tracce populiste”

–       Con la vendita di U.S. Steel Košice, la maggiore acciaieria dell’Est Europa, a Košice (Slovacchia orientale), è in gioco anche un trasferimento di influenza delle potenze straniere sull’industria dell’Est Europa,

o   trasferimento corrispondente alle posizioni del governo socialdemocratico di Robert Fico, che nel 2012 è succeduto a quello liberal-conservatore filo-tedesco di Iveta Radičová, e che già al suo primo mandato (2006-2010) aveva dato una maggiore importanza a Russia e Bielorussia nella politica estera slovacca: Fico, è contrario a vendere l’acciaieria ai tedeschi. Nella stampa tedesca Fico è malvisto e aspramente criticato: “stile autoritario”, “populismo”, “scarsa democraticità”, critiche non dirette ad es. alle dittature arabe del Golfo, perché disposte alla cooperazione con la Germania.

 

–       Uno dei potenziali acquirenti è ThyssenKrupp, il maggiore gruppo siderurgico tedesco

o   interessati all’acquisto anche il gruppo ucraino Metinvest legato al capo di Stato ucraino Janukovich, e il russo Evraz, dell’oligarca Roman Abramovich, legato a Putin;

o   l’acciaieria, filiale del gruppo americano U.S. Steel, è il terzo maggior gruppo slovacco, e il maggior datore di lavoro del paese con 11 000 salariati; ha un’importanza strategica data la sua vicinanza geografica ai giacimenti di minerali dell’Ucraina occidentale.

o   L’acciaieria di Košice è la seconda in Est Europa venduta in due anni da U.S. Steel, dopo la maggiore acciaieria serba, di Zelezara Smederevo, venduta ad un gruppo russo.

–       La scelta del compratore dell’acciaieria avviene in una fase in cui il governo di Bratislava sta cercando di prendersi maggiore spazio di manovra nei confronti della Germania, in campo economico e in politica estera, con una più stretta cooperazione con Francia e Russia.

o   Sia Fico che il presidente slovacco, Gašparovič, hanno rifiutato di partecipare alla campagna di primavera lanciata da Berlino e Bruxelles contro il governo filorusso ucraino: “L’Ucraina è il nostro vicino e siamo interessati ad un dialogo aperto con essa”.

 

o   Fico ha espresso critiche sul patto fiscale imposto da Berlinoin sintonia con il presidente francese Hollande, che lo vuole ri-contrattare. Hollande ha dichiarato che intende cooperare strettamente con Fico.

 

–       La divergenza dal modello tedesco si rileva anche nelle decisioni economiche del governo Fico:

o   Il governo slovacco sta pensando di riprendere il controllo di Slovenský plynárenský priemysel (SPP), il gruppo monopolista del gas, di cui ha preso la maggioranza un consorzio del gruppo tedesco E.On Ruhrgas e GDF Suez a seguito della sua privatizzazione nel 2002 per opera del governo filo-tedesco di Mikuláš Dzurinda (1998-2006). Sulla questione è in corso una disputa tra le due parti politiche, scatenata anche dalla decisione del governo di evitare un aumento del prezzo del gas.

o   Fico vuole continuare fino a Vienna la ferrovia a scartamento largo che trasporta le merci dalla Russia ad Occidente e che termina a Košice, un progetto da tempo vagheggiato dalla Russia per poter meglio accedere ai mercati della UE, e fermato dal precedente governo slovacco.

o   Fico vuole eliminare la “flat tax” (imposta unica per IVA e reddito) introdotta nel 2004, per opera in particolare di un economista slovacco, Richard Sulík, seguace del tributarista tedesco Paul Kirchhof.

o   Per la vendita di Slovglass, un importante gruppo industriale slovacco, non è stata considerata la società tedesca AHG Industry, ed è stata scelta la slovacca Covey.

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Faz      121204

Fumata bianca per Norilsk Nickel – Abramowitsch investe miliardi nel gruppo del Nickel

–       Dopo anni di tentativi i magnati russi Wladimir Potanin e Oleg Deripaska sono riusciti ad entrare in Norilsk Nickel, terzo maggior produttore mondiale di nickel e palladio, con una quota di mercato rispettivamente del 18% e 41% (quarto per l’estrazione di platino, 11%); ha fatto da intermediario il magnate Roman Abramovich, che sorveglierà la parità di condizioni tra gli altri due magnati. Abramovitch aveva una quota di Rusal venduta nel 2004 a Derispaska.

 

o   La capitalizzazione azionaria di Norilsk è sui $24,9 MD; il valore della sua quota circa $1,8MD.

 

o   Nonostante il calo profitti e fatturato nel primo semestre 2012, Norilsk ha registrato un profitto netto di €1,5MD, con un margine d’utile del 25%.

–       Potanin sarà il nuovo AD, con una quota del 28% tramite Interros;

–       Deripaska entra con una quota del 25% tramite il suo gruppo UC Rusal il maggior produttore mondiale di alluminio, quotato alla Borsa di Hong Kong.

o   Nei circoli finanziari di Mosca di parla di un aumento dei dividendi a oltre il 50% dall’attuale 20-25%, risultati positivi per Deripaska dato che negli ultimi 9 mesi Rusal ha registrato perdite nette di €177 mn., e ha un debito netto di €10,7MD, pari al fatturato atteso per quest’anno.

 

–       Un altro 17% è nelle mani di Norilsk; l’offerta di Interros prevede che Norilsk venda il 7,3% della propria quota a Millhouse, la holding di Abramovich, il resto delle sue azioni sarà liquidato.

 

–       Millhouse ha 3/13 seggi nel consiglio di sorveglianza di Norislk, Rusal e Interros 4 ciascuno.

–       L’accordo prevede che per 5 anni Rusal e Interros non vendano alcuna loro quota, Millhouse per 3 anni.

–       Secondo gli analisti di Sberbank, l’accordo è un buon compromesso, e non cambierà la strategia del gruppo.

–       La lotta tra Derispaska e Potanin si trascina dal 2008, quando Rusal prese la quota in Norilsk di Michail Prochorov, partner di Potanin. Norilsk cominciò poi il riacquisto di azioni, che avrebbero arricchito Potanin. Il presidente Putin ha continuato a cercare una soluzione a questo scontro; l’accordo Rusal-Interros sospende la causa giudiziaria che doveva iniziare la scorsa settimana a Londra.

Gfp      121202
Auf "populistischen Pfaden"
03.12.2012
BRATISLAVA/BERLIN

–          (Eigener Bericht) – Auseinandersetzungen um den bevorstehenden Verkauf eines der größten Stahlwerke Osteuropas verdeutlichen eine außenpolitische Umorientierung in der Slowakei.

–          Der deutsche ThyssenKrupp-Konzern ist als möglicher Käufer des riesigen Stahlwerks in Košice (Ost-Slowakei) im Gespräch. Das Werk ist der größte Arbeitgeber des Landes und besitzt – auch aufgrund seiner geographischen Nähe zu den Erzlagerstätten der Westukraine – strategische Bedeutung.

–          Die Entscheidung über den Käufer steht zu einer Zeit an, da die neue Regierung in Bratislava sich neue ökonomische und außenpolitische Spielräume gegenüber Deutschland verschaffen will. Mittel dazu sind eine enge Zusammenarbeit mit Frankreich und Russland – als Käufer des Stahlwerks in Košice ist auch ein russischer Konzern im Gespräch – und Pläne zur Rückverstaatlichung des slowakischen Erdgasmonopolisten SPP, auf den bis heute die deutsche E.ON Ruhrgas AG maßgeblichen Einfluss besitzt.

–          Der slowakische Ministerpräsident Robert Fico knüpft mit seiner vorsichtigen Opposition gegen Berlin an seine erste Amtszeit an – und erhält in Deutschland eine entsprechend schlechte Presse.

Die Macht der Konzerne

–          Aktuellen Berichten zufolge ist ThyssenKrupp, der größte Stahlkonzern Deutschlands, als Käufer von U.S. Steel Košice im Gespräch. Das Stahlwerk, das der US-Mutterkonzern abstoßen will, ist das drittgrößte slowakische Unternehmen und mit 11.000 Angestellten zudem der größte Arbeitgeber der Slowakei.

–          Als Interessenten werden derzeit neben ThyssenKrupp die ukrainische Metinvest sowie der russische Evraz-Konzern genannt.

o   Metinvest wird dem Umfeld des ukrainischen Staatschefs Viktor Janukowitsch zugerechnet; Evraz gehört dem russischen Oligarchen Roman Abramowitsch, der sich – wie einige andere Oligarchen auch – von Staatspräsident Wladimir Putin auszahlen ließ, damit dieser den staatlichen Einfluss auf die Wirtschaft wieder ausdehnen konnte. Das Stahlwerk Košice ist bereits das zweite in Osteuropa, das binnen nur zwei Jahren von U.S. Steel aufgegeben wird: Die größte serbische Metallhütte Zelezara Smederevo, lange ebenfalls im Besitz des US-Konzerns, wird derzeit an einen russischen Konzern übertragen.

–          Auf dem Spiel steht in Košice damit auch eine spürbare Verschiebung des Einflusses äußerer Mächte auf die osteuropäische Industrie.

Nach Osten schwingen

–          Eine solche Verschiebung entspräche durchaus den Absichten der Regierung von Ministerpräsident Robert Fico. Fico hatte bereits in seiner ersten Amtszeit (2006 bis 2010) Russland und Belarus einen größeren Stellenwert in der slowakischen Außenpolitik eingeräumt.

o   Als sich im März 2012 abzeichnete, dass er erneut die Regierungsgeschäfte führen werde, prophezeite die liberalkonservative Presse: "Die Außenpolitik wird wieder nach Osten zurückschwingen, wonach Fico schon immer das Herz stand".[1]

o   Als im Frühjahr Berlin und Brüssel eine Kampagne gegen die mit Russland kooperierende Regierung der Ukraine starteten, da weigerte sich der mit Fico verbündete Staatspräsident Ivan Gašparovič, sich daran zu beteiligen:

o   "Die Ukraine ist unser Nachbar und wir sind an einem offenen Dialog mit ihr interessiert".[2] Eine deutliche Sprache spricht die – im Westen kaum beachtete – Entscheidung der Regierung Fico, den Bau einer Breitspureisenbahn bis nach Wien weiterzuverfolgen. Bisher endet die russische Breitspurstrecke, über die Güter aus Russland Richtung Westen transportiert werden, im ostslowakischen Košice. Die russischen Staatsbahnen hegen schon lange den Plan, die Strecke zu verlängern, um die Absatzmärkte in der EU besser zu erschließen. Ficos Vorgängerregierung hatte den Ausbau der Breitspureisenbahn gestoppt; dies war keineswegs zu Unrecht als ein Affront gegen Moskau verstanden worden. Fico ist nun im Begriff, diese Entscheidung rückgängig zu machen.

Die gleiche Farbe

–          Auch gegenüber Westeuropa vollzieht Fico, dessen linkssozialdemokratische Regierung im Frühjahr 2012 das liberalkonservative, prodeutsche Kabinett von Iveta Radičová abgelöst hatte, einen Kurswechsel.

–          Fico und der französische Staatspräsident François Hollande äußerten sich übereinstimmend kritisch über den von Berlin durchgesetzten Fiskalpakt. "Hollandes Einstellung ist der unsrigen sehr nahe", erklärte der slowakische Politiker im März 2012 über die Absicht des heutigen französischen Staatspräsidenten, den Fiskalpakt neu verhandeln zu wollen: "Eine fiskale Konsolidierung, die nur auf Einschnitten basiert, ist kein guter Weg".[3]

–          In Paris wird die Kooperationsbereitschaft erwidert: Hollande ließ vernehmen, er trage "die gleiche Farbe wie Fico" und wolle enger mit diesem zusammenarbeiten.[4]

Gegen deutsche Interessen

–          Die Abkehr vom deutschen Modell drückt sich auch in handfesten ökonomischen Entscheidungen der Regierung Fico aus. So hat der slowakische Ministerpräsident im Sommer angekündigt, die "flat tax" wieder abschaffen zu wollen. Die "flat tax", eine einheitliche Mehrwert- und Einkommenssteuer, war im Januar 2004 eingeführt worden. Als einer der führenden Köpfe bei dem Vorhaben galt damals Richard Sulík, ein Anhänger des deutschen Steuerrechtlers Paul Kirchhof; nach der Einführung der Einheitssteuer, die als sozial besonders ungerecht kritisiert wird, hatte eine bekannte deutsche Zeitschrift getitelt: "Wo Kirchhof funktioniert".[5]

–          Ein zweites Beispiel: Beim Verkauf des slowakischen Slovglass-Konzerns, einem für die slowakische Industrie bedeutenden Unternehmen, kam die deutsche Firma "AHG Industry" nicht zum Zug; Slovglass ging an die Firma Convey und blieb damit in slowakischem Besitz. Die Nicht-Berücksichtigung deutscher Interessen liegt auf der Linie der aktuellen Regierungspolitik in Bratislava, die die eigenen Spielräume wieder ausweiten will.

Rückverstaatlichung

–          Dasselbe trifft auf das Vorhaben der Regierung Fico zu, die Kontrolle über den Gasmonopolisten Slovenský plynárenský priemysel (SPP) wieder zu übernehmen. Im Zuge der Privatisierung des Unternehmens im Jahr 2002 durch die prodeutsche Regierung von Mikuláš Dzurinda (1998-2006) hatte ein Konsortium von E.ON Ruhrgas und GDF Suez 49 Prozent der Aktien und den Vorsitz wie auch die Entscheidungsgewalt über das Unternehmen (die "goldene Stimme") übernommen. Fico hatte dagegen bereits in seiner ersten Amtszeit gedroht, das Unternehmen wieder zu verstaatlichen. Dieses Jahr hat seine Regierung das Vorhaben bestätigt, allerdings eingeräumt, zur Zeit nicht die nötigen Finanzmittel zur Verfügung zu haben.

–          Mittlerweile tobt ein heftiger Streit zwischen beiden Seiten, der unter anderem dadurch ausgelöst wurde, dass die Regierung eine Gaspreiserhöhung verhindern will. Auf lange Sicht gilt jedoch die Übernahme der Unternehmensanteile von E.ON Ruhrgas und GDF Suez durch den slowakischen Staat als wahrscheinlich.

Schlechte Presse

–          Wie in ähnlichen Fällen erhält die Regierung Fico, die sich um eigene politische und ökonomische Spielräume gegenüber der deutschen Vormacht bemüht, in der Bundesrepublik weithin schlechte Presse. Fico pflege "einen autoritären Führungsstil" [6], heißt es; er wandle "auf populistischen Pfaden", und er schere sich "bisweilen reichlich wenig um demokratische Gepflogenheiten" [7]. Urteile wie diese sind gemeinhin Politikern und Staaten vorbehalten, die sich zentralen deutschen Vorstellungen verweigern. Kooperationsbereite Regimes wie etwa diejenigen in den arabischen Golfdiktaturen bleiben regelmäßig von ihnen verschont.

Bitte lesen Sie auch unsere Rezension zu dem Band Slowakei. Der mühsame Weg nach Westen von Hannes Hofbauer und David X. Noack.

Weitere Informationen und Hintergründe zur deutschen Slowakei-Politik finden Sie hier: Widerständigkeiten, Nicht zum ersten Mal, Pjöngjang an der Donau, Ein wankender Partner und Das deutsche Jahr der Slowakei und Die Rückkehr des "Populisten".

[1] Peter Morvay: Čierna diera Európy; SME 11.10.2011

[2] Slovakia declines to join growing European boycott of Ukraine; The Slovak Spectator 02.05.2012

[3] Slowakei: Neuer Premier Fico zweifelt am EU-Fiskalpakt; Deutsche Mittelstands Nachrichten 16.03.2012

[4] Hollande: Fico and I wear the same colours; we’ll cooperate in this spirit; The Slovak Spectator 21.09.2012

[5] Wo Kirchhof funktioniert; www.focus.de 05.09.2005

[6] Autoritäre Kräfte auf dem Vormarsch; Märkische Oderzeitung 12.07.2012

[7] Vorbild ist Polen, nicht Ungarn; Stuttgarter Zeitung 13.07.2012

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Faz      121204

Weißer Rauch bei Norilsk Nickel Abramowitsch steckt Milliarden in Nickel-Konzern

04.12.2012 · Im Streit russischer Magnaten um die Vorherrschaft beim weltgrößten Nickelproduzenten Norilsk Nickel hat sich ein möglicher Ausweg aufgetan. Ein neues Machtgleichgewicht wird geschaffen.

Von Benjamin Triebe, Moskau

–          Seit Jahren ringen die Milliardäre Wladimir Potanin und Oleg Deripaska mit aktienrechtlichen Tricks und Gerichtsprozessen um Einfluss bei Norilsk Nickel, dem weltgrößten Produzenten von Nickel und Palladium. Doch wenn zwei sich streiten, lacht auch in Russland manchmal ein Dritter: Der Magnat Roman Abramowitsch, im Westen bekannt durch den Kauf des Fußballklubs FC Chelsea, steigt als Vermittler und «weißer Ritter» bei Norilsk ein.

–          Potanin wird neuer Geschäftsführer, und Deripaska darf auf höhere Dividenden hoffen. Ob dies der Schritt zu einer endgültigen Lösung oder nur ein vorläufiger Waffenstillstand ist, wird sich freilich weisen müssen. Immerhin ist der Schritt groß, und das ist viel in diesem Konflikt.

–          Deripaska ist durch seinen in Hongkong gelisteten Konzern UC Rusal, den weltgrößten Aluminiumproduzenten, mit 25 Prozent an Norilsk Nickel beteiligt.

–          Wie Rusal am Dienstag in einer Mitteilung an die Hongkonger Börse offenlegte, hat das Management am Montag einem Angebot von Interros zugestimmt.

–          Interros ist das Beteiligungsvehikel von Potanin, mit dem er rund 28 Prozent an Norilsk kontrolliert.

–          Weitere 17 Prozent der Aktien befinden sich im Besitz von Norilsk selber. Das Angebot von Interros sieht vor, dass Norilsk eigene Aktien in Höhe von 7,3 Prozent an Millhouse verkauft, der Holding von Abramowitsch. Die restlichen eigenen Anteile sollen liquidiert werden.

–          Der Preis, den Abramowitsch für die Norilsk-Aktien zahlt, wird nicht angegeben. Norilsk’ Marktkapitalisierung beträgt derzeit 24,9 Milliarden Dollar; der Wert des Anteils beliefe sich daran gemessen auf 1,8 Milliarden Dollar.

–          Millhouse wird im 13-köpfigen Aufsichtsrat von Norilsk drei Posten besetzen, Rusal und Interros je vier. Der durch diese Verschiebungen arrangierte Burgfrieden soll durch lange Haltefristen gesichert werden.

–          Rusal oder Interros dürfen für 5 Jahre keine Norilsk-Aktien verkaufen, Millhouse für 3 Jahre. Bricht eine der Parteien diese Regel, erhalten die anderen ein „Gegenschlagsrecht“: Wenn gewünscht, muss ihnen die vertragsbrüchige Partei Norilsk-Aktien weit unter Marktwert verkaufen.

Interros President Potanin answers journalists’ questions during the Reuters Russia Investment Summit in Moscow © REUTERS

Wladimir Potanin

–          Gemäß dem Abkommen rückt der Aktionär Potanin zum Geschäftsführer von Norilsk auf. Analytiker der Sberbank bezeichnen dies als guten Kompromiss, der wahrscheinlich wenig an den Ausrichtung des operativen Geschäfts ändern wird. Stattdessen dürfte er dazu beitragen, einen Ausgleich zwischen den Interessen des Managements und den auf höhere Dividenden pochenden Aktionären zu finden.

–          Abramowitsch käme die Rolle des Vermittlers zu, der im Aufsichtsrat über die Waffengleichheit von Deripaska und Potanin wacht. Ferner dürfte auch er auf Frieden und Rentabilität bedacht sein, denn er wird mit seinem Investment auch Geld verdienen wollen.

–          Wie Rusals Communiqué zu entnehmen ist, strebt Norilsk bis 2014 nicht näher beschriebene „Maßnahmen zur Stabilität der Dividenden“ an. Dies wird in Moskauer Finanzkreisen allerdings als Hinweis auf eine Anhebung der Ausschüttungen interpretiert, spekuliert wird über 50 Prozent statt derzeit 20 bis 25 Prozent des Reingewinns.

–          Für Deripaska ist das wegen der schwierigen Finanzlage von Rusal angenehm: Rusal verbuchte für die vergangenen neun Monate einen Reinverlust von 117 Millionen Dollar und leidet unter einem Netto-Schuldenberg von 10,7 Milliarden Dollar, knapp so viel wie der für dieses Jahr erwartete Umsatz.

–          Norilsk hingegen meldete für das erste Halbjahr zwar ebenfalls einen Rückgang von Umsatz und Gewinn, steht mit einem Reingewinn von 1,5 Milliarden Dollar und einer Gewinnmarge von 25 Prozent aber ungleich besser da.

–          Bei Palladium und Nickel verfügt Norilsk über den jeweils größten Weltmarktanteil von 41 Prozent beziehungsweise 18 Prozent. Mit einem Anteil von 11 Prozent ist das Unternehmen zudem der viertgrößte Platinförderer.

Oleg Deripaska

–          Der Streit zwischen Deripaska und Potanin zieht sich seit 2008 hin. Damals erwarb Rusal den Norilsk-Anteil von Potanins ehemaligem Geschäftspartner, dem Milliardär Michail Prochorow. Deripaska beklagte sich, niemals wirklich Einfluss auf Norilsk gehabt zu haben.

–          Ferner startete Norilsk unter einem Potanin freundlich gesinnten Management eine Reihe von Aktienrückkäufen, bei denen sich Potanin laut Deripaska bereichert haben soll. Auf diese Weise gelangte Norilsk zu dem hohen Anteil eigener Aktien, die nun abgebaut werden.

–          Russlands Präsident Putin hatte auch mit Blick auf das verheerende Außenbild immer wieder eine Lösung des Norilsk-Streits angemahnt. Diese Woche hätte ein Schiedsgerichtsverfahren zwischen Deripaska und Potanin in London beginnen sollen. Das veranlasste vergangene Woche die russische Presse zu der Spekulation, der Kreml dränge jetzt vehement auf eine Lösung, bevor zu viel schmutzige Wäsche in der Öffentlichkeit gewaschen würde. Das Abkommen von Rusal und Interros sieht nun vor, dass alle Rechtsstreitigkeiten zuerst auf Eis und dann beigelegt werden sollen. Laut einem russischen Zeitungsbericht wurden die Anhörungen in dem Londoner Prozess am Montag auf Mitte Februar verschoben. Abramowitsch soll in einer guten Beziehung zu Putin stehen und war bis 2004 auch an Rusal beteiligt, als er seinen Anteil an Deripaska verkaufte.

Quelle: FAZ.NET
 

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