Speranza nel cambiamento epocale/Alleati nel riassetto dei rapporti di forza internazionali

America Latina, potenze, Germania, UE, Cina

Gfp     130117/23

Speranza nel cambiamento epocale/Alleati nel riassetto dei rapporti di forza internazionali

–       Il prossimo fine settimana primo vertice in Cile della UE con una comune rappresentanza dei Paesi Latino-americani (Celac); vi parteciperanno la Cancelliera tedesca Merkel, il primo ministro spagnolo e, guerra in Mali permettendo, il presidente francese.

–       Da anni la UE sta cercando di intensificare le relazioni con i paesi latino-americani (L-A),[1]

o   per rafforzarsi nell’area di influenza americana,

o   ma anche per proteggere l’influenza occidentale contro il rapido aumento di influenza della Cina nella regione.

–       La UE è ancora il maggior investitore in L-A, il 2° maggior partner commerciale, e molto attiva diplomaticamente.

o   Ma la UE non è oggi la sola alternativa per i L-A, che lavorano soprattutto con la Cina, in agosto 2012 è stata decisa la creazione di un Forum di cooperazione Cina-Celac, e di altre comuni iniziative;

o   sempre ad agosto 2012, si è avuto un vertice dei ministri Esteri Celac e India;

o   Sta aumentando anche la cooperazione con la Russia, alcuni paesi arabi e con l’Iran.

Celac ("Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños") è un nuovo blocco L-A[2] comprendente tutti i paesi del continente americano ad eccezione di Usa e Canada;

suo obiettivo liberarsi dal predominio Usa,[3] esso coopera con la UE, mentre tiene le distanze dagli Usa, come alternativa a OAS ("Organization of American States") di cui fanno parte anche questi ultimi.

 
–       Contraddizioni interne a Celac:

 

o   a contrappeso dei paesi Alba, contrariall’ingerenza sia di Usa che di UE,

o   si è costituita (6 giugno 2012) un’alleanza economica (Alleanza del Pacifico) dei paesi che mantengono buone relazioni con i due blocchi (Messico, Cile, Colombia e Peru).

 

o   La Fondazione tedesca Konrad-Adenauer (KAS), vicina alla CDU, valuta che per rafforzare la posizione internazionale tedesca e UE possa essere utilizzati i contrasti interni di Celac,

o   puntando su paesi filo-occidentali, come Messico e Colombia per influire su Venezuela o Bolivia, desiderosi di maggiore autonomia.

o   Kas: cercare di invertire la tendenza alla divergenza politica in America Latina creatasi negli ultimi anni, se si riesce ci saranno effetti positivi nei paesi della regione integrati nel mercato mondiale.

–       Partecipano al G-20 3 paesi L-A, Brasile, Messico e Argentina, contro i 4 della UE.

–       Gli analisti politici tedeschi di SWP (Stiftung Wissenschaft und Politik) prevedono la possibilità di forti rivolgimenti in Venezuela, in gran parte dell’America Latina ed anche a Cuba, dove ritengono difficile la continuazione del Chavismo senza il presidente Hugo Chávez, ormai fuori campo per motivi di salute.

–       La presidenza Chávez ha rappresentato una perdita di influenza per Usa, Germania e diversi altri paesi europei, a causa soprattutto del profondo cambiamento sociale che ha esautorato le vecchie elite argentine legate a questi paesi, indebolite anche dall’aumento delle imposte sulla grande proprietà terriera, perseguimento giudiziario e condanna di espulsione e sequestro di terreni.

o   Chávez ha ampliato la presenza dello Stato nell’economia, soprattutto nell’industria petrolifera, con una redistribuzione degli introiti da essa derivanti, e la conseguente riduzione del tasso di povertà, dal 48,6% nel 2002 al 27,8% nel 2010.

–       L’opposizione non sarebbe in grado di vincere le elezioni, dato il forte consenso popolare del regime evidenziato dal successo elettorale alle elezioni regionali di dicembre delle forze fedeli a Chávez.

o   Da non escludere invece lotte intestine tra le elite al potere, con scontri da guerra civile, a cui prenderebbero parte le vecchie elite.

o   Senza Chávez, verrebbe a mancare una direzione ad ALBA ("Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América"), l’alleanza di 8 paesi, fondata nel 2004 e capeggiata da Venezuela e Cuba, che si oppone all’egemonia USA ed europea.

o   Ad es., in questa alleanza, anche grazie agli aiuti del Venezuela, Bolivia ed Ecuador sono riusciti a svilupparsi e ad ampliare il proprio spazio di manovra in politica estera rispetto al Brasile.

–       SWP a lungo termine prevede possibile un ribaltamento dei rapporti di forza, a medio una trasformazione democratica ed economica a Cuba.

–       Importanti i legami economici Venezuela-Cuba:

o   il Venezuela riceve il 10% dell’export e fornisce il 36% dell’import cubano;

o   è pari a circa il 15% del PIL cubano lo sconto sul prezzo del petrolio fornito dal Venezuela a Cuba.

o   Non probabile che il successore di Chávez non aiuti più Cuba, ma potrebbe avere problemi a giustificarne i costi.

 

–       I rivolgimenti previsti offrirebbero

 

o   al Brasile – che si considera concorrente degli Usa nella regione – la possibilità di rafforzare la propria posizione in Sudamerica, 

 

o   e di conseguenza anche alla Germania, che cerca di utilizzare il Brasile, maggiore potenza economica L-A, e suo unico “alleato strategico” ufficiale in America Latina, nella propria competizione con gli Usa;

o   gli Usa avrebbero maggiore libertà di manovra almeno nei Caraibi.

o   Kas: Germania e UE devono cercare di legare più strettamente il Brasile all’Europa; a maggio sarà inaugurato in Brasile un “anno della Germania”; in autunno il Brasile sarà ospite della fiera del libro di Francoforte, uno dei maggiori eventi culturali tedeschi.

SWP invita il governo tedesco a cercare di inserirsi con programmi di democratizzazione, ricostruzione delle istituzioni e consulenza, come fino ad oggi hanno fatto fondazioni di partiti tedeschi (come la Konrad-Adenauer-Stiftung, CDU) in appoggio alle vecchie elite.

[1] Dal 1999 ci sono stati sei vertici tra i paesi dei due blocchi continentali – si è parlato di “relazioni privilegiate”.

[2] Diversi paesi L-A protestarono fortemente contro il sostegno dato da associazioni americane e tedesche ai golpisti honduregni nel 2009, e il 23 febbraio 2010, in Messico, decisero di creare una organizzazione continentale escludendo gli Usa, realizzatoa il 2-3 dicembre 2011 in Venezuela.

[3] KAS definisce Celac il più esplicito rifiuto nella storia L-A della Dottrina Monroe del 1823, con la quale gli USA dichiaravano l’America Latina loro area di influenza e di interesse.

Gfp      130117
Hoffnung auf die Zeitenwende
17.01.2013
CARACAS/BERLIN

–          (Eigener Bericht) – Vor der Lateinamerika-Reise der deutschen Kanzlerin Ende kommender Woche sagen Berliner Regierungsberater dem Subkontinent eine "Zeitenwende" voraus. Wie es in einer aktuellen Analyse der "Stiftung Wissenschaft und Politik" (SWP) heißt, sei nach dem "Ausscheiden" des schwer erkrankten venezolanischen Präsidenten Hugo Chávez mit womöglich gravierenden Umbrüchen nicht nur in Venezuela selbst zu rechnen.

–          Auch Kuba könne, da es auf Unterstützung aus Caracas angewiesen sei, ernsthaft in Mitleidenschaft gezogen werden.

–          Ohne Chávez fehle schließlich auch dem Staatenbündnis ALBA, das sich der US-amerikanischen bzw. europäischen Hegemonie widersetzt, eine durchsetzungsfähige Führung, urteilt die SWP.

–          Der Think-Tank meint darin eine Chance für Berlin zu erkennen. Es sei davon auszugehen, dass in den bevorstehenden Umbrüchen Brasilien seine Stellung in Südamerika stärken könne; das wird in der deutschen Hauptstadt als vorteilhaft eingestuft, da das Land als einer der wichtigsten Verbündeten Deutschlands in Lateinamerika gilt. Darüber hinaus ergäben sich, heißt es bei der SWP, für Berlin neue Chancen in der "Demokratieförderung" und der politischen "Beratung" in Lateinamerika.

Chávez "scheidet aus"

In einer aktuellen Analyse prophezeit die Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) Lateinamerika eine "Zeitenwende". Ursache sei das "Ausscheiden des venezolanischen Präsidenten Hugo Chávez aus der Politik", heißt es in dem vor einigen Tagen publizierten Papier. Chávez ist schwer erkrankt, sein Gesundheitszustand ist Gegenstand interessierter Spekulationen. Wie die SWP schreibt, sei es zunächst einmal unklar, welche Folgen Chávez’ Ausscheiden für Venezuela selbst haben werde.[1]

Die alten Eliten

–          Chávez’ Präsidentschaft wird in Deutschland, ganz wie in anderen Staaten Europas und den USA, vor allem mit einem spürbaren Einflussverlust verbunden.

–          Dieser beruht, wie unlängst das German Institute of Global and Area Studies (GIGA) in Hamburg beschrieben hat, nicht nur auf politischen Entscheidungen der venezolanischen Regierung gegen westliche Interessen,

o   sondern vor allem auf einem tiefgreifenden gesellschaftlichen Wandel, der zur Entmachtung der alten, eng mit den USA und Europa kooperierenden Eliten des Landes geführt hat.

o   Chávez hat, wie das GIGA schreibt, den Zugriff des Staates auf die Wirtschaft, insbesondere die Ölindustrie, systematisch ausgeweitet.

o   Das sei mit einer "Umverteilung der Einkommen aus der Ölförderung" verbunden gewesen, die nun zur Armutslinderung genutzt worden seien – mit Erfolg: Der Anteil der Armutsbevölkerung schrumpfte von 48,6 Prozent im Jahr 2002 auf 27,8 Prozent 2010.

o   Die traditionellen Eliten seien heute nicht bloß von den "Entscheidungsprozessen über die Verwendung der Einkommen" ausgeschlossen, sie seien auch durch die Erhöhung der Steuern auf Großgrundbesitz und "die rigorose Verfolgung und Bestrafung von Vertreibung und Landnahme (…) weiter geschwächt" worden, urteilt das GIGA.[2]

o   Ihr Machtverlust bedeutet gleichzeitig ein Schrumpfen des Einflusses ihrer Verbündeten – Europas und der USA.

Chavismo ohne Chávez

–          Wie die SWP schreibt, sei die Zukunft eines "Chavismo ohne Chávez" in Venezuela "nur schwer abzuschätzen". Die Opposition könne kaum mit einem Wahlsieg rechnen: Der "überwältigende(…) Erfolg" der "Chávez-treuen Kräfte" bei den Regionalwahlen im Dezember sei ein Hinweis auf "die breite Verankerung des Regimes in der Bevölkerung".[3]

–          Der SWP zufolge sei zwar nach Chávez’ "Ausscheiden" ein "baldiger Zusammenbruch" der Regierung "nicht zu erwarten". "Machtkämpfe im engeren Führungszirkel" hingegen seien nicht auszuschließen.

–          Selbst "bürgerkriegsähnliche Auseinandersetzungen" hält der Berliner Think-Tank zwar für unwahrscheinlich, aber nicht für unmöglich.

–          Auf die zu erwartenden Einflusskämpfe, denen die alten Eliten wohl kaum fernbleiben dürften, zielt offenbar der Rat der SWP, Berlin müsse mit "Programmen der Demokratieförderung, des Institutionen(wieder)aufbaus und der ordnungspolitischen Beratung" einzugreifen suchen.

–          Das entspricht der Tätigkeit etwa der Parteienstiftungen, die – wie zum Beispiel die Konrad-Adenauer-Stiftung (CDU) – bis heute Teile der alten venezolanischen Eliten unterstützen.

–          Die SWP hält auf lange Sicht eine Umkehrung der Kräfteverhältnisse für durchaus möglich: "Mittelfristig stehen in Kuba wie Venezuela Demokratie und die Transformation der wirtschaftlichen Ordnung auf der Tagesordnung".

Schwächung wahrscheinlich

–          Für Kuba könnten die bevorstehenden Veränderungen in Venezuela auch deswegen gravierende Auswirkungen haben, weil Caracas das Land umfassend unterstütze, schreibt die SWP. Demnach nehme Venezuela zehn Prozent der kubanischen Ausfuhren ab und liefere 36 Prozent der Importe.

–          Hilfsleistungen etwa in Form verbilligter Erdöllieferungen beliefen sich nach Schätzungen auf gut 15 Prozent des gesamten kubanischen Bruttoinlandsprodukts.

–          Zwar sei "nicht davon auszugehen", dass "mögliche Chávez-Nachfolger eine drastische Kehrtwende in ihrer Solidarität mit Kuba vollziehen würden", urteilt die SWP. Doch werde eine zukünftige Regierung die kostspielige Hilfe kaum "so frei legitimieren" können wie Chávez selbst.[4] Zumindest eine Schwächung Kubas hält die SWP demnach für wahrscheinlich.

Brasilien als Profiteur

–          Vor allem aber sagt die SWP dem von Venezuela und Kuba angeführten Staatenbündnis ALBA ("Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América") einen ernstzunehmenden "Substanz- und Bedeutungsverlust" voraus. ALBA ist 2004 gegründet worden und umfasst heute acht Staaten Lateinamerikas.[5]

–          Das Bündnis zielt darauf ab, eine eigenständige Politik jenseits europäisch-US-amerikanischer Einflussnahme zu formulieren; wie die SWP berichtet, ist es zum Beispiel Bolivien und Ecuador – beide sind seit Jahren ALBA-Mitglieder – gelungen, im "Windschatten" Venezuelas und seines "Sozialismus des 21. Jahrhunderts" "ihre eigenen Entwicklungswege" auszubauen. Das bezieht sich auch darauf, dass Hilfen aus Venezuela es ihnen und anderen ALBA-Staaten erlauben, ihren "außenpolitischen Manövrierspielraum" gegenüber der bedeutendsten Macht Südamerikas – des riesigen und wirtschaftlich starken Brasilien – zu erweitern.[6]

–          Der SWP zufolge wird Caracas seine Unterstützung für die ALBA-Länder in der "Post-Chávez-Ära" klar zurückschrauben müssen. Wenn dadurch "das regionale Gewicht Venezuelas schwinde", werde davon "am meisten" Brasilien profitieren.

–          Außerdem öffne die absehbare Schwächung des venezolanischen Einflusses "den USA größere Handlungsspielräume" – "zumindest im karibischen Raum".[7]

Herausforderer der USA

–          Eine Aufwertung Brasiliens käme vor allem Deutschland zugute. Die Eliten des ökonomisch mit Abstand stärksten Landes Lateinamerikas verstehen sich, hieß es bereits vor geraumer Zeit beim GIGA, als "Herausforderer der USA in der Region".[8]

–          Berlin, das nicht nur allgemein Einfluss in Lateinamerika anstrebt, sondern dort auch gegen die USA konkurriert – in deren "Hinterhof" -, hat Brasilien zu seinem einzigen "strategischen Partner" in Lateinamerika erklärt und bemüht sich seit Jahren systematisch, die Kooperation zu intensivieren.

–          Die Bundesregierung unterstütze "die Bemühungen Brasiliens, im südamerikanischen Raum eine Führungsrolle aufzubauen" [9], urteilte schon vor Jahren die Autorin einer umfassenden Untersuchung über die deutschen Beziehungen zu dem südamerikanischen Land. Hintergrund ist das Vorhaben, durch eine enge Kooperation mit der Regionalmacht die eigene Stellung im "Hinterhof" der Vereinigten Staaten zu stärken – german-foreign-policy.com berichtete [10]). Eine mögliche Schwächung Venezuelas in der "Post-Chávez-Ära" trüge dazu bei.

[1] Günther Maihold: Zeitenwende in Lateinamerika. Venezuela und Kuba nach Hugo Chávez, SWP-Aktuell 2, Januar 2013

[2] Leslie Wehner, Richard Georgi: Hugo Chávez vor der Wiederwahl? GIGA Focus Lateinamerika Nr. 9/2012

[3], [4] Günther Maihold: Zeitenwende in Lateinamerika. Venezuela und Kuba nach Hugo Chávez, SWP-Aktuell 2, Januar 2013

[5] ALBA gehören Antigua und Barbuda, Bolivien, Dominica, Ecuador, Kuba, Nicaragua, St. Vincent und die Grenadinen sowie Venezuela an.

[6] Daniel Flemes, Leslie Wehner: Strategien südamerikanischer Sekundärmächte, GIGA Focus Lateinamerika Nr. 4/2012

[7] Günther Maihold: Zeitenwende in Lateinamerika. Venezuela und Kuba nach Hugo Chávez, SWP-Aktuell 2, Januar 2013

[8] Detlef Nolte, Christina Stolte: Selbstbewusst in die Zukunft: Lateinamerikas neue Unabhängigkeit; GIGA Focus Lateinamerika 12/2010

[9] Claudia Zilla: Brasilien: Eine Regionalmacht mit globalen Ansprüchen, in: Jörg Husar, Günther Maihold, Stefan Mair (Hg.): Neue Führungsmächte: Partner deutscher Außenpolitik? Internationale Politik und Sicherheit Band 62, herausgegeben von der Stiftung Wissenschaft und Politik, Baden-Baden 2009 (Nomos Verlag)

[10] s. dazu Herausforderer der USA und Partners in Leadership

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Gfp      130123

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24.01.2013

SANTIAGO DE CHILE/BERLIN

–          (Eigener Bericht) – Mit ihrer Teilnahme am Gipfeltreffen der Staaten Lateinamerikas und der EU am kommenden Wochenende verleiht die deutsche Kanzlerin der Kooperation mit dem Subkontinent zusätzliches Gewicht.

–          Bereits seit Jahren bemüht sich die EU, ihre Beziehungen zu den lateinamerikanischen Ländern zu intensivieren. Zum einen geht es darum, im "Hinterhof" der Vereinigten Staaten eine starke Stellung zu erlangen; andererseits steht die Wahrung des westlichen Einflusses gegen zunehmende Aktivitäten der Volksrepublik China in der Region auf dem Spiel.

–          Die Gründung des lateinamerikanischen Staatenbundes CELAC bringt nun eine neue Konstellation hervor. Einerseits grenzt sich die CELAC, mit der die EU kooperiert, gegen die Vereinigten Staaten ab;

–          andererseits ist sie von inneren Auseinandersetzungen geprägt, die es möglich erscheinen lassen, über prowestlich-neoliberal orientierte Länder wie Mexiko und Kolumbien Einfluss auf Staaten zu nehmen, die – wie Venezuela oder Bolivien – Wert auf größere Eigenständigkeit legen. Jenseits solcher Fragen lasse sich die CELAC als Verbündeter nutzen, der die deutsch-europäische Weltpolitik stärken könne, heißt es in einer neuen Studie der CDU-nahen Konrad-Adenauer-Stiftung. Allerdings sei Eile geboten.

Absage an die Monroe-Doktrin

–          Die Gründung der CELAC ("Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños") als eines Bündnisses sämtlicher Länder des amerikanischen Kontinents mit Ausnahme Kanadas und der Vereinigten Staaten ist am 23. Februar 2010 im mexikanischen Playa del Carmen beschlossen und 2./3. Dezember 2011 in der venezolanischen Hauptstadt Caracas vollzogen worden.

–          Dem Bündnis gehören alle souveränen Staaten Lateinamerikas an. Hinter ihrer Gründung steckt der Impuls, den dominierenden Einfluss der USA abzuschütteln und dazu eine Alternative zur OAS ("Organization of American States") zu schaffen: Die US-Mitgliedschaft in dieser eröffnet Washington die Chance zu unmittelbarer Einmischung in die inneren Angelegenheiten lateinamerikanischer Staaten.

–          Als es 2009 in Honduras zu einem Putsch kam und US-amerikanische, aber auch deutsche Vereinigungen die Putschisten unterstützten [1], wuchs der Unmut in zahlreichen Ländern des Subkontinents und mündete schließlich in den Entschluss, eine kontinentale Organisation ohne die USA zu etablieren. "Die Gründung von CELAC kann als die bislang klarste Absage an die US-amerikanische Monroe-Doktrin von 1823 in der Geschichte Lateinamerikas gesehen werden, mit der die USA Lateinamerika zu ihrem Interessen- und Einflussgebiet erklärten", heißt es in einer aktuellen Studie der Konrad-Adenauer-Stiftung (CDU).[2]

Neue Konstellation

–          Der erste EU-CELAC-Gipfel, der an diesem Wochenende in der chilenischen Hauptstadt Santiago stattfinden wird, ist eine Mischung aus Altvertrautem und einer neuen Konstellation.

–          Altvertraut ist das Zusammentreffen zwischen den Ländern der EU und Lateinamerikas: Gipfel der Staaten beider Kontinente fanden seit 1999 schon sechs Mal statt.

–          Seither ist von "privilegierten Beziehungen" die Rede. Berlin geht es einerseits darum, den eigenen Einfluss im "Hinterhof" des Konkurrenten USA zu stärken; andererseits will die Bundesrepublik die Stellung des Westens gegen die kontinuierlich erstarkende Volksrepublik China behaupten.[3]

–          Noch ist die EU größter Investor in Lateinamerika, zweitgrößter Handelspartner und, insbesondere über die großen Mitgliedstaaten, diplomatisch sehr präsent. Dabei werden die Diskussionen am Wochenende mit einer gewissen Spannung erwartet: Erstmals trifft die durchaus einflussreiche EU auf eine gemeinsame Interessenvertretung ganz Lateinamerikas.

–          Neben der Bundeskanzlerin werden, wie das Außenministerium Chiles bestätigt, der Ministerpräsident Spaniens und zudem, falls der Krieg in Mali es erlaubt, der Staatspräsident Frankreichs erwartet.

Weltmarkt-Integration

–          Wie die Konrad-Adenauer-Stiftung in ihrer aktuellen Studie über die CELAC bemerkt, stecken in der neuen Konstellation politische Chancen für Berlin. Grundlage ist die innere Fraktionierung des lateinamerikanischen Kontinents,

–          die in Europa allenfalls schematisch wahrgenommen wird.

o   In der CELAC stehen die ALBA-Staaten, die sich gegen Einmischung aus EU und USA wenden (german-foreign-policy.com berichtete [4]), Ländern gegenüber, die, wie die Adenauer-Stiftung urteilt, "gute Beziehungen zu den USA und zu Europa" unterhalten.

o   Zu diesen zählten vor allem Mexiko, Chile, Kolumbien und Peru, die am 6. Juni 2012 ein Wirtschaftsbündnis ("Pazifik-Allianz") eingegangen seien; dieses sei als einflussreiches "Gegengewicht" zu ALBA konzipiert.[5]

o   Gelinge es, innerhalb von CELAC die prowestlichen, kooperationswilligen Staaten zu stärken, dann könne man auf diese Weise zusätzlich Druck auf die ALBA-Mitglieder ausüben und deren Unterordnung unter westliche Ziele fördern, heißt es in Berlin.

o   Die Adenauer-Stiftung schlägt entsprechend vor, man müsse sich bemühen, "das politische Auseinanderdriften Lateinamerikas umzukehren", das sich "in den letzten Jahren vollzogen hat": Es könne dabei durchaus "zu positiven Ausstrahlungseffekten" der "in den Weltmarkt integrierten Staaten auf die Gesamtregion kommen".

Für Deutschland und Europa

–          Besondere Interessen verbindet die Adenauer-Stiftung mit dem steigenden weltpolitischen Einfluss einiger lateinamerikanischer Staaten. Der Subkontinent, in den G8 noch nicht vertreten, sei bei den G20-Treffen gleich mit drei Staaten – Brasilien, Mexiko, Argentinien – präsent, also mit beinahe so vielen Ländern wie die EU.

–          "Für die Reform der globalen Finanzarchitektur und den Abschluss der Doha-Runde" könne man Lateinamerika daher nicht mehr übergehen. Dies zeige beispielhaft, dass der Subkontinent "für die Gestaltung der globalen Ordnung (…) immer wichtiger" werde.[6]

–          Dabei biete sich die CELAC, die sich ja überdies zumindest teilweise deutlich von den USA abgrenzt, als "Partner (…) für Deutschland und Europa" an. Es sei, schreibt der Autor der Analyse, "der Moment gekommen", in dem Europa "für die Verfolgung europäischer Positionen auf globaler Ebene" durch die Unterstützung Lateinamerikas "viel gewinnen" könne. Bei allen Bemühungen um die Stärkung prowestlicher Länder und die Schwächung der ALBA-Staaten steht beim Gipfeltreffen an diesem Wochenende entsprechend auch die Festigung der europäisch-lateinamerikanischen Kooperation auf dem Programm.

Globale Konkurrenten

–          Dies auch deswegen, weil Europa aus lateinamerikanischer Sicht längst nicht mehr die einzige Alternative zu den Vereinigten Staaten ist.

–          So hat bereits im August 2012 ein Außenministertreffen der CELAC und Indiens stattgefunden.

–          Auch mit Russland, einigen arabischen Staaten und Iran ist eine zunehmende Kooperation festzustellen.

–          Vor allem arbeitet die CELAC mit China zusammen, hat am 9. August 2012 in Beijing die Einrichtung eines "China-CELAC Cooperation Forum" beschlossen und weitere gemeinsame Aktivitäten in die Wege geleitet. Dies könne dazu führen, ist bei der Adenauer-Stiftung zu lesen, dass durch intensive Kooperation mit der Volksrepublik gerade diejenigen Staaten in der CELAC gestärkt würden, "die jetzt schon China politisch näher stehen als Europa und den USA".[7]

–          Bei diesen handelt es sich um die ALBA-Staaten – also um diejenigen, deren Schwächung Berlin und der Westen anstreben.

–          Der rapide wachsende Einfluss Chinas lässt daher den Druck auf EU und USA wachsen, in Lateinamerika schnell Erfolge zu erzielen.

Juniorpartner Brasilien

–          Eine Schlüsselfunktion könne dabei Brasilien einnehmen, urteilt der Autor der Studie der Adenauer-Stiftung, ein Mitglied des Arbeitskreises Junge Außenpolitiker der CDU-nahen Organisation. Bereits seit Jahren wird das Land, der einzige offizielle "strategische Partner" Deutschlands in Lateinamerika, in besonderer Weise von Berlin umworben (german-foreign-policy.com berichtete [8]).

–          Ursache ist das herausragende Gewicht der stärksten Wirtschaftsmacht Lateinamerikas, deren Anspruch auf die Vorherrschaft über den Subkontinent von der Bundesrepublik genutzt wird, um in Kooperation mit ihr als Juniorpartner die eigene Stellung auszubauen.

–          "Deutschland und die EU", heißt es in der Untersuchung der Adenauer-Stiftung, "sollten vor allem versuchen, Brasilien enger an Europa zu binden" und es "an die große Verantwortung zu erinnern", die ihm "für die weitere Entwicklung von CELAC als globalem Partner" Berlins und Brüssels zukomme.[9] Nicht zufällig hat auch die deutsche Kulturpolitik bereits Schritte eingeleitet, um die Kontakte nach Brasília auf allen Ebenen zu vertiefen. Im Mai wird in Brasilien ein "Deutschlandjahr" eingeleitet, das ein Jahr lang in dem südamerikanischen Land für Deutschland-PR sorgen wird.

–          Umgekehrt ist Brasilien im kommenden Herbst das Gastland der Frankfurter Buchmesse, eines der bedeutendsten deutschen Kultur-Events.

[1] s. dazu Die Naumann-Fraktion, Ein Amtsenthebungsverfahren und Für die Freiheit der Oligarchie

[2] Maik Zarandi: CELAC – Chance zur Neugestaltung der Beziehungen Deutschlands und der EU zu Lateinamerika? Konrad-Adenauer-Stiftung: Analysen und Argumente Ausgabe 115, Dezember 2012

[3] s. dazu Die neue Lateinamerika-Offensive, Teil der Lieferkette und Drehscheibe für Lateinamerika

[4] s. dazu Hoffnung auf die Zeitenwende

[5], [6], [7] Maik Zarandi: CELAC – Chance zur Neugestaltung der Beziehungen Deutschlands und der EU zu Lateinamerika? Konrad-Adenauer-Stiftung: Analysen und Argumente Ausgabe 115, Dezember 2012

[8] s. dazu Herausforderer der USA und Partners in Leadership

[9] Maik Zarandi: CELAC – Chance zur Neugestaltung der Beziehungen Deutschlands und der EU zu Lateinamerika? Konrad-Adenauer-Stiftung: Analysen und Argumente Ausgabe 115, Dezember 2012

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