Solana: niente sanzioni a Teheran finché stiamo trattando con loro

Paolo Salom


Dai centimetri alle virgole, la sostanza non
cambia. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, dopo aver respinto
giovedì l’ultimatum dell’Onu sul nucleare
(«non arretreremo di un
centimetro»), ieri è tornato a ribadire il concetto, affermando che la
Repubblica islamica «non rinuncerà nemmeno a una virgola dei suoi diritti
nucleari». Certo, l’accento è posto sugli «scopi pacifici» dell’energia
atomica. Ma nessun limite può essere posto allo sviluppo di un ciclo per la
produzione di combustibile, ovvero di quell’uranio arricchito che è la base
della possibile conversione militare del programma iraniano, come teme la
comunità internazionale.
Se Ahmadinejad continua a recitare, sulla scena diplomatica, la parte del
«poliziotto cattivo», ieri il portavoce del ministro degli Esteri di Teheran,
Hamid Reza Asefi, ha interpretato invece quella del «poliziotto buono» mettendo
sul tavolo nuove offerte di trattative. «La Repubblica islamica dell’Iran
ritiene che l’unica strada possibile per ottenere risultati giusti e
accettabili da tutte le parti sia attraverso negoziati e rispettando i
legittimi diritti dell’Iran», ha dichiarato
. «Le attività dell’Iran sono
trasparenti, pubbliche e hanno scopi pacifici senza nessuna ambiguità», ha
assicurato ancora una volta. Dunque la questione «può essere facilmente risolta
attraverso negoziati».
Un’offerta che l’Unione Europea intende valutare fino in fondo, nonostante
le recenti docce fredde
(le proposte di «contropartite economiche» in
cambio della rinuncia al nucleare sdegnosamente respinte al mittente). Tanto
da lanciare un chiaro monito agli Stati Uniti e ai fautori della «linea dura»
contro Teheran. Il messaggio di Javier Solana, Alto responsabile della politica
estera dell’Unione è chiaro: fino a che si tratta, niente sanzioni
. «Non è
ragionevole orientarsi» concretamente verso l’adozione di sanzioni, sostiene
Solana, «durante il periodo delle discussioni» con i responsabili nucleari di
Teheran. Ma avverte: «Ciò non significa che Teheran abbia a disposizione un
periodo indefinito di tempo prima che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite decida di inviargli un ultimatum»
. Solana ha già in programma nei
prossimi giorni un incontro con Ali Larijani, capo negoziatore per il nucleare
del regime degli ayatollah.
Difficile attendersi altri ultimatum, dopo quello ignorato del 31 agosto: la
Russia, principale partner di Teheran nella costruzione delle centrali nucleari
e, soprattutto, fornitrice della necessaria tecnologia, critica velatamente la
Repubblica islamica «rammaricandosi» che l’Iran non abbia interrotto
l’arricchimento dell’uranio, ma insiste sul tasto che «le sanzioni non sono il
modo migliore per risolvere le dispute internazionali». Dello stesso parere la
Cina: la partita, per gli Stati Uniti (e Israele), si complica sempre di più.

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