Signornò!

La guerra imperialista tra NATO e Russia sul territorio ucraino dura ormai da trentuno mesi ed ha tutta l’aria di voler continuare ed estendersi, non solo al territorio della Russia “in profondità”, ma anche a diversi altri paesi, coinvolgendo in varia maniera imperialismi e borghesie nazionali di ogni latitudine e di ogni schieramento.

Come abbiamo scritto più volte, e ribadito in ogni occasione, per noi internazionalisti il compito principale di chi veramente subisce questa guerra direttamente sulla sua pelle, e cioè i proletari e più in generale le popolazioni coinvolte, è quello di dichiarare guerra alla guerra, di praticare il disfattismo, di comprendere che il nemico è in casa propria!

Il nemico sono le rispettive borghesie dei due fronti, che portano al macello centinaia di migliaia, milioni, di giovani in armi (e di civili), al solo scopo di spartirsi il bottino dei mercati e delle zone d’influenza. Per fare lauti profitti con l’industria bellica e posizionarsi poi in maniera vantaggiosa nella “ricostruzione”.

Ci è stato detto in tutte le salse da una propaganda di regime che non ha nulla da invidiare a quella fascista, che si tratta di una guerra di “liberazione” e di “civiltà”. Nulla di più falso e spudorato, dal momento che da un trentennio quei territori, una volta facenti parte dell’imperialismo russo, sono diventati progressivamente (con un salto nel 2014) degli arsenali NATO. Supportati da tutta una serie di convulsioni e manovre politiche aventi come scopo l’allargamento dell’influenza degli imperialismi d’Occidente ai danni di quello russo (e della Cina).

Ma i ripetuti massacri stanno aprendo gli occhi a molti giovani.

Secondo le stime del presidente della commissione Affari Economici del Parlamento Dmytro Natalukha (riportate dal Financial Times), in Ucraina i renitenti alla leva sarebbero circa 800mila.

L’Ufficio del Procuratore generale di Kiev riferisce che sono stati aperti fascicoli su 63mila diserzioni dall’inizio della guerra. Nell’anno corrente, fino a luglio, si calcolano ben 18.600 casi di “abbandono non autorizzato” del proprio reparto 11.200 casi di aperta diserzione. Sommando le due tipologie di diserzione si arriva a 29.800 casi, contro i 23.100 del 2023 e i 9.800 del 2022. Fermo restando che tutto fa pensare come la realtà presenti cifre ben più consistenti.

Sul fronte russo, le informazioni ufficiali sono al momento più scarse e scarne, ma secondo fonti britanniche “almeno cento soldati sono processati ogni settimana dai tribunali di Mosca per aver gettato il fucile ed essersi rifiutati di combattere”. E secondo MediaZona nel 2023 i tribunali militari russi hanno ricevuto denunce per 5.024 casi di “abbandono non autorizzato” del proprio reparto (alcuni casi specifici ci vengono narrati dall’altro articolo che pubblichiamo oggi, a cura del gruppo anarchico “Assembly” di Kharkov).

Dunque, al massacro imperialista si comincia a rispondere con un clamoroso, e per noi benvenuto, “Signornò”! Gli schiavi smettono di farsi portare docilmente al macello e sputano in faccia alla guerra condotta in nome della “nazione”!!!

Nonostante il fatto che la cosa non sia ancora – purtroppo – minimamente organizzata; non abbia finalità politiche immediate; non rientri in una azione politica tesa al disfattismo rivoluzionario (come nel bel disegno che riproduciamo, di mano di giovani m-l ucraini).

Riteniamo infatti che sia questa la via d’uscita vera, definitiva, alla barbarie del capitalismo e delle sue guerre. Prima si acquisirà in maniera organizzata tale principio, che è anche una strategia e un’indicazione di lotta, prima potremmo mettere con le spalle al muro i macellai dei due fronti che ai summit si stringono mani insozzate di sangue.

Però… qualcosa di importante intanto si è mosso. E gli va data la giusta importanza. In attesa che notizie altrettanto significative ci giungano dal fronte russo, continuiamo la nostra lotta qui, contro l’imperialismo italiano, partecipe a pieno titolo di questa guerra di rapina.