Emma Marcegaglia Roberto Bagnoli
Il vicepresidente di
Confindustria: va reso competitivo l’intero sistema delle imprese
ROMA – Il cuneo fiscale
deve essere uguale per tutti, no alla discrezionalità della politica, sarà il
mercato a decidere. «Siamo d’accordo a colpire le speculazioni finanziarie
ma le liberalizzazioni vanno fatte subito, ha ragione Padoa-Schioppa a invocare
la concertazione, ma il potere di veto del sindacato non è accettabile». Oggi
comincia il confronto governo-parti sociali e il vicepresidente di
Confindustria Emma Marcegaglia puntualizza la posizione degli imprenditori. Con
un paio di messaggi forti. Alle coalizioni, prima del referendum, chiede
l’impegno a fare le riforme istituzionali, al di là di chi vincerà. A Prodi di
non cancellare le leggi buone fatte dal precedente esecutivo. Vedi la Biagi, la
scuola, la delega ambientale. E, sopra ogni altra cosa, l’invito a fare
presto. «La ripresina è in atto e va assolutamente colta».
Perché insistete
a chiedere il cuneo uguale per tutti?
«Il punto è che il cuneo in Italia è altissismo e mina la competitività del
sistema. Fatto cento ciò che finisce nelle tasche del lavoratore, all’impresa
costa 206. Nel resto d’Europa la forbice vale mediamente il 30% in meno. Questo
è il problema. Non si tratta di premiare i bravi o i forti ma di rendere
competitivo tutto il sistema. Poi sarà il mercato a decidere chi vince o chi
chiude, non la legge».
Eppure il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa è stato chiaro. Il
cuneo serve solo se va a premiare i più forti.
«Ripeto che il cuneo funziona davvero solo se ripristina le condizioni di
competitività. Siamo contrari alla discrezionalità della politica. Quali i
criteri da usare? E per premiare chi? Certo, il provvedimento va
accompagnato da una serie di altre misure».
Vorrà ammettere non sia giusto che a godere di quei benefici siano aziende
come Enel, Eni o le banche che fanno utili enormi?
«La discrezionalità, ripeto, non è accettabile. Confindustria ha una
posizione fortissima a favore delle liberalizzazioni e della concorrenza,
contro i monopoli o le aziende che vivono al riparo della competizione. E’ lì
che bisogna agire introducendo regole che, peraltro, non costano nulla».
Padoa-Schioppa ha detto che il cuneo sarà parte di quel nuovo patto
sociale tra imprese e sindacati.
«La Confindustria non può che essere d’accordo visto che sono due anni che invoca
questo patto. E’ decisivo concertare le grandi riforme. Tuttavia, se
abbiamo una parte del sindacato che dice no a tutto, allora bisogna avere il
coraggio di decidere e di andare avanti».
Ancora sul cuneo. Non c’è solo il problema della selezione ma anche della
composizione. Voi lo volete sul contributivo, il governo, invece, sembra
muoversi sull’Irap e sull’Ire.
«Non ci blocchiamo sui particolari, importante è che si abbatta il costo del
lavoro. Naturalmente favorendo le imprese come, del resto, ha riconosciuto lo
stesso vicepremier Massimo D’Alema proponendo di destinare un terzo ai
lavoratori e due terzi alle aziende».
D’Alema ha proposto anche di tassare le rendite finanziarie.
«È giusto colpire le speculazioni finanziarie».
C’è il problema evasione fiscale ed economia in nero. Avete una proposta
forte?
«Il know how mi sembra che ci sia, basta la volontà di applicarlo con i
controlli incrociati. La guerra fiscale va fatta nei confronti di tutte le
categorie, nessuna esclusa».
Capitolo legge Biagi. Non c’è il rischio di andare subito a un braccio di
ferro con la Cgil?
«Il presidente del Senato Franco Marini ha fatto un’importante apertura della
quale tutti devono tenere conto. La flessibilità per le aziende è cruciale e
ricordo che, nell’industria, tre contratti su quattro da flessibili vengono
trasformati a tempo indeterminato. E non dimentichiamo che oltre il 90% dei
dipendenti dell’industria ha già contratti stabili. La Biagi resta una legge
fondamentale, certo va completata con gli ammortizzatori sociali».
Costano 2 miliardi l’anno…
«Lo so. Ecco perchè bisogna trovare il modo di tagliare la spesa. Partendo, per
esempio, dalle province, che sono oltre cento. E 150 mila sono gli eletti tutti
retribuiti, la più grande azienda d’Italia!».
Facile a dirsi.
«Si può fare. Come ha detto Montezemolo noi proponiamo che, prima del
referendum, i due schieramenti si impegnino al di là del risultato a mettere
mano alla struttura decisionale del Paese. Cominciando magari a trasferire al
centro il potere di realizzare le infrastrutture eliminando il veto delle
amministrazioni locali. Il cuneo è importante, ma solo con quello non si va
molto lontano».