Se il drago cinese scende in guerra


Nuovo protagonista della comunità internazionale o minaccia concreta per l’ ordine mondiale? Artefice della più spettacolare crescita economica o rivale pronto a un conflitto aperto con l’ Occidente anche in campo militare? L’ Assemblea Nazionale del Popolo che si è conclusa ieri a Pechino rafforza le incognite che avvolgono il gigante Cina. Se da un lato il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao annunciano l’ impegno per una società più armoniosa e l’ incoraggiamento dei primi processi democratici, dall’ altro il volto minaccioso riemerge con l’ approvazione della legge antisecessione nei confronti di Taiwan. La decisione, contemporanea a una corsa agli armamenti e alla richiesta di forniture militari europee, divide gli analisti in Occidente. I due interventi che seguono sono apparsi su «Foreign Policy», rivista di politica internazionale diretta da Moisés Naím. John Mearsheimer e Zbigniew Brzezinski incarnano rispettivamente la parte del «falco» e della «colomba» nell’ atteggiamento da assumere con il gigante asiatico. Due comportamenti opposti, alla base degli attriti tra l’ Europa pronta a eliminare l’ embargo sulle armamenti per ottenere da Pechino contratti commerciali e l’ America che teme di vedersi puntate addosso quelle armi. Sarà guerra o la competizione si vedrà solo ai Giochi olimpici del 2008? Scontro inevitabile: la Cina scaccera’ gli Usa dall’ Asia. Meglio tornare al mondo diviso della Guerra fredda. Un gigante in Asia La Grande Muraglia protegge un mercato in concorrenza con l’ Occidente o nasconde un conflitto aperto? Le decisioni dell’ Assemblea del Popolo non sciolgono l’ ambiguità e suscitano reazioni opposte.
Mearsheimer John

Scontro inevitabile: la Cina scaccera’ gli Usa dall’ Asia. L’ ascesa della Cina non può essere pacifica. Se nei prossimi decenni il Paese proseguirà nella sua eccezionale crescita economica, è probabile che gli Stati Uniti e il colosso asiatico si impegneranno in una corsa per la sicurezza che aprirà ampi margini alla possibilità dello scoppio di una guerra. A quel punto, la maggior parte dei vicini della Cina, fra cui l’ India, il Giappone, Singapore, la Corea del Sud, la Russia e il Vietnam, si schiereranno con gli Usa per contenere la potenza cinese.
Per prevedere il futuro dell’Asia c’è bisogno di una teoria che spieghi il probabile comportamento delle potenze in ascesa e le probabili reazioni degli altri Stati. Secondo la mia teoria della politica internazionale, i Paesi più forti cercano di affermare un’egemonia nella loro regione assicurandosi che nessun’altra grande potenza domini un’altra regione. L’obiettivo ultimo di ogni grande potenza è infatti quello di incrementare al massimo la propria quota di potere mondiale per arrivare a dominare il sistema. Il sistema internazionale possiede una serie di elementi che lo contraddistinguono. Gli attori principali sono Stati che operano in regime di anarchia – il che significa semplicemente che non hanno alcuna autorità sopra di loro. Tutte le grandi potenze hanno una certa capacità di offensiva, il che significa che possono danneggiarsi a vicenda. Infine, nessuno Stato sa con certezza quali siano le intenzioni future degli altri Stati. Il modo migliore per sopravvivere in un sistema del genere è essere quanto più possibile potenti rispetto ai propri rivali. Quanto più uno Paese è forte, tanto meno è probabile che un altro Stato l’ attacchi. La lotta fra le grandi potenze non si limita a una questione di forza, anche se essere la più forte delle grandi potenze è un risultato gradito. L’ obiettivo ultimo delle grandi potenze è diventare egemone, conquistarsi il ruolo di unica grande potenza del sistema. Ma per qualsiasi Stato è quasi impossibile ottenere un’ egemonia globale nel mondo moderno: è troppo difficile estendere il potere e sostenerlo in tutto il pianeta. Persino gli Stati Uniti sono egemoni a livello regionale ma non globale. Il massimo cui uno Stato possa aspirare è dominare il proprio orticello. Gli Stati che raggiungono un’ egemonia regionale hanno un ulteriore obiettivo: impedire che altre aree geografiche vengano dominate da altre grandi potenze. Detto altrimenti, chi è egemone non vuole concorrenti. Vuole invece veder le altre regioni divise fra numerose grandi potenze in modo che questi Stati siano in competizione fra loro. Nel 1991, poco dopo la fine della Guerra Fredda, la prima amministrazione Bush dichiarò baldanzosamente che gli Stati Uniti erano lo Stato più potente del mondo e che intendevano rimanerlo. Lo stesso messaggio è comparso nella famosa Strategia per la Sicurezza Nazionale della seconda amministrazione Bush nel 2002. La posizione del documento sulla guerra preventiva ha provocato aspre critiche, ma non si è levata una voce di protesta per l’ affermazione secondo la quale gli Stati Uniti devono tenere sotto controllo le potenze in ascesa e conservare la posizione di comando nell’ equilibrio globale del potere. Con ogni probabilità la Cina cercherà di dominare l’ Asia come gli Stati Uniti dominano l’ emisfero occidentale. Nella fattispecie, la Cina cercherà di incrementare al massimo il divario di forze rispetto ai suoi vicini, specialmente il Giappone e la Russia, e di garantirsi che nessuno Stato in Asia possa minacciarla. È improbabile che la Cina perda le staffe e conquisti altri Paesi asiatici. La Cina vorrà piuttosto dettare i limiti di un comportamento accettabile ai Paesi vicini, non molto diversamente da come fanno gli Stati Uniti con le Americhe. Una Cina sempre più potente cercherà anche di mandar via gli Stati Uniti dall’ Asia, non molto diversamente da come gli Stati Uniti hanno mandato via le grandi potenze europee dall’ emisfero occidentale. Fra l’ altro, conquistare l’ egemonia regionale è forse l’ unico modo per la Cina di avere indietro Taiwan. Perché dovremmo aspettarci che la Cina agisca in modo diverso dagli Stati Uniti? I politologi americani, dopo tutto, reagiscono con fermezza quando altre grandi potenze inviano forze militari nell’ emisfero occidentale. Immancabilmente, queste forze straniere vengono considerate una potenziale minaccia alla sicurezza americana. Forse che i cinesi hanno più principi, sono più etici, meno nazionalisti o meno preoccupati della loro sopravvivenza rispetto agli occidentali? Niente di tutto questo, ed è il motivo per cui probabilmente la Cina imiterà gli Stati Uniti e cercherà di diventare egemone nella regione. Leadership e popolo cinese ricordano quanto accaduto nell’ ultimo secolo, quando il Giappone era forte e la Cina debole. Nel mondo anarchico della politica internazionale, meglio essere Godzilla che Bambi. Come reagiranno i politologi americani se la Cina cercherà di dominare l’ Asia lo si capisce dai precedenti storici. Gli Stati Uniti non tollerano concorrenti. Come hanno dimostrato nel Ventesimo secolo, sono decisi a restare l’ unica potenza egemonica regionale al mondo. Quindi cercheranno di frenare la Cina e in ultima analisi di indebolirla, al punto che non sia più in grado di dominare l’ Asia. In sostanza, è probabile che gli Stati Uniti si comportino nei confronti della Cina come si sono comportati nei confronti dell’ Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. (Traduzione di Monica Levy)

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