SCONFITTO SULLA RIFORMA DELLA PREVIDENZA, TEMER MANDA LE FORZE ARMATE NELLE FAVELAS DI RIO, MENTRE LA CLASSE LAVORATRICE OCCUPA ANCORA FABBRICHE, PIAZZE E STRADE

Il 19 febbraio, giorno in cui Temer doveva far approvare la Riforma della Previdenza, è stato obbligato a fare il contrario: ritirare dall’ordine del giorno la votazione della Riforma e non riproporla fino alla fine dell’anno.

Il motivo ufficiale che maschera la débâcle del presidente sarebbe l’intervento federale dell’esercito in atto a Rio de Janeiro, annunciato la settimana precedente dal governo. Secondo la Costituzione non si possono votare emendamenti costituzionali con interventi federali in corso.

Ma non è certo questa la ragione: Temer non è riuscito, nonostante la martellante propaganda, le menzogne veicolate dai media, persino un accordo con Google per manipolare le informazioni sulla Riforma, nonostante la profusione di 10 miliardi di reais a deputati e 500 milioni ad alcune centrali sindacali, la scesa in campo della iper-conservatrice Bancada Evangelica con l’intervento organizzato a livello capillare delle chiese territoriali, nonostante le elargizioni e i favori alla Bancada Ruralista … nonostante tutto ciò Temer non è riuscito ad ottenere quei 308 voti necessari per approvare il pacchetto legislativo sulla Previdenza.

Sempre nello stesso giorno si svolgeva in Brasile la Giornata Nazionale delle Lotte, convocata dalle centrali sindacali e dai movimenti sociali in difesa delle pensioni e contro la Riforma del Lavoro.

Il governo ha dovuto battere in ritirata di fronte alle lotte, alle proteste e alla opposizione organizzata dei lavoratori e della popolazione, bersaglio dei suoi continui attacchi reazionari.

19 febbraio, giornata nazionale di mobilitazione

“giù le mani dalla mia pensione”
giù le mani dalla mia pensione

La giornata ha confermato la grande disponibilità alla lotta del proletariato brasiliano e la determinazione a proclamare al più presto uno sciopero generale. Questa decisione della base sindacale si scontra e contrasta tuttavia con il sempre più aperto boicottaggio delle grandi centrali sindacali (Força Sindical, UGT, CUT, CTB), determinando una situazione politica bloccata da quasi un anno, dal riuscito sciopero generale di aprile, a seguito del quale si sono visti solo buoni momenti di lotta e conflitto, con migliaia di lavoratori a bloccare strade e produzione, ma che non hanno mai raggiunto una paralisi massiva paragonabile all’ultimo sciopero generale. Le centrali suddette confermano il loro tradimento delle decisioni prese dalla base, frenando sull’organizzazione della giornata, impedendo assemblee o predisponendo una partecipazione al minimo delle potenzialità.

Il 19 febbraio quindi proteste, paralisi della produzione, blocchi di arterie di comunicazione, manifestazioni e assemblee si sono prodotte in tutto il paese, con forte partecipazione del pubblico impiego, metallurgici, chimici, lavoratori del settore petrolifero, dei trasporti, della scuola e università, dell’edilizia…

“non lavoreremo fino alla morte”
non lavoreremo fino alla morte

Nel triangolo ABC di S. Paolo molte fabbriche sono state disertate dai lavoratori e tra queste Wolkswagen, Mercedes, Ford, Toyota e Skanya.

Ovunque la richiesta dalla classe lavoratrice è di predisporre un piano di lotte verso uno sciopero generale, per cancellare le riforme previdenziale e quella già attiva del lavoro, Temer e il suo governo di corrotti, la militarizzazione crescente del territorio e della società, culminata con il recente interventismo militare contro i quartieri popolari di Rio. Si chiama inoltre al prossimo appuntamento dell’8 marzo, Giorno Internazionale dello Sciopero delle Donne.

L’impopolarità del presidente e l’opposizione diffusa e radicata al suo governo si è manifestata con grande impatto e risonanza nella sfilata di carnevale proprio a Rio, quest’anno molto connotato politicamente, con maschere che esprimevano una dura critica alla politica di Planalto e presentavano un Temer ridicolo e grottesco, ma anche esplicite e caustiche posizioni sull’impeachment, la corruzione della classe dirigente e lo sfascio istituzionale.

La militarizzazione di Rio de Janeiro

La violenza urbana viene risolta con più repressione.

180301Brasile6Non è da oggi che i militari presidiano le strade di Rio: erano già presenti durante la Coppa del Mondo o le Olimpiadi. Ed è nota l’impunità delle loro azioni, come note sono le loro relazioni incestuose con la borghesia dei narcos e la classe corrotta al potere.

Ma la militarizzazione di oggi è ancor meno tollerata dagli strati sociali più poveri ed emarginati delle favelas, che di fronte alla crisi sociale sempre più acuta chiedono non sicurezza armata ma denaro per salute, educazione, case, igiene pubblica…

L’intervento massiccio dell’esercito è una misura inedita dalla instaurazione del nuovo regime repubblicano del 1988, ed è l’ulteriore prova che la costituzione ha preservato legalmente il potere dei generali golpisti.

Perché oggi un intervento militare nella città?

L’emergenza è stata ben costruita dalla farsa demagogica dei grossi media, che progressivamente hanno soffiato sul fuoco dell’insicurezza e della paura per rimarcare la violenza inarrestabile e la minaccia sociale proveniente dai quartieri marginali di Rio.

Temer per sminuire la sua sconfitta doveva rendere prioritario e centrale l’intervento federale armato per guadagnare consenso presso l’opinione pubblica moderata e sensibile a certi argomenti e ricomporre la sua base sociale per permettergli una rinegoziazione della riforma sotto migliori condizioni. Ugualmente vantaggioso era dare un messaggio accattivante alla potente “Bancada de Bala” (settore militare o legato alle FFAA ) all’interno del Congresso.

Nello stesso Decreto Temer allarga i poteri della giustizia militare: sarà suo compito giudicare i civili accusati di crimini contro i militari, inclusi disobbedienza e vilipendio.

Temer di recente aveva mostrato ancora il pugno di ferro: alla manifestazione del 24 maggio scorso chiamò l’esercito ad intervenire e presidiare Brasilia contro il proletariato in piazza come “garanzia della Legge e dell’Ordine”.

E’ indubbia la crisi sociale che sta vivendo Rio, in termini di disuguaglianza, violenza, disoccupazione ed emarginazione, come è indubbia l’insicurezza e la richiesta di ordine e protezione da parte della classe media, la stessa che ha appoggiato l’impeachment e Lava Jato ma che negli ultimi tempi sta ritirando il sostegno a Temer. E Rio è la città dove più Temer soffre di impopolarità.

Eppure Rio non compare tra le 19 città più violente del Brasile e secondo i dati della Segreteria della Pubblica Sicurezza, 16 dei 27 indicatori di violenza sono diminuiti negli ultimi 3 anni.

La misura approvata, valida fino alla fine dell’anno, riconduce tutti i poteri di polizia civile, penitenziaria, militare e del corpo dei vigili del fuoco all’esercito federale. Le forze armate avranno carta bianca su tutto quanto può riguardare l’ordine pubblico, avranno licenza di uccidere e non saranno subordinate ad alcuna misura e normativa dello stato. Il generale in capo dovrà rispondere solo al Presidente della Repubblica.

Cosa si intenda per ‘ordine pubblico ’ è aperto a varie interpretazioni e pare non esista alcun piano d’azione definito. Rio potrebbe essere un primo test, un esperimento pilota da applicare successivamente altrove per consolidare l’avanzata delle forze armate nel controllo diretto delle strade, cioè di ogni opposizione popolare, in un periodo di crescita di tensioni sociali e conflitti di classe. Gli strati più poveri della società, i lavoratori, i giovani e i neri subiranno non solo la miseria ma anche la repressione organizzata e diretta da elementi dal passato oscuro, legati più o meno direttamente alla dittatura e alle pratiche di tortura contro gli oppositori politici.

I quartieri popolari di Rio sono da sempre una palestra di atrocità dei militari. Costoro uccidono indiscriminatamente, spesso a caso, giovani, donne e bambini nella totale impunità, sotto la copertura della lotta alla droga. Le pallottole vaganti della polizia incontrano per lo più i neri. Giorni fa la pallottola ha ucciso una bambina, nera, sul banco di scuola.

I militari godranno della massima libertà di azione, saranno al di sopra della legge e non correranno alcun rischio. D’ora in poi uccidere un civile non sarà un crimine civile ma sarà sottoposto al giudizio militare (legge 13491/17): i panni sporchi si laveranno in casa.

Dopo dieci giorni dall’avvio dell’intervento, il primo effetto è l’aumento delle morti e delle sparatorie (11 e 44 in più rispettivamente, in totale 47 morti violente e 250 sparatorie); per non parlare dell’incremento di tutte quelle misure odiose e persecutorie di controllo sociale, come il sottoporsi alle foto dell’esercito ogni volta che si esce di casa.

E’ da ricordare che la popolazione carceraria brasiliana è quella che più cresce nel mondo: sono anche qui poveri, giovani, neri.

Il potere borghese approfondisce ed estende quotidianamente la miseria, ruba il futuro alla gioventù con la scarsa scolarità, la disoccupazione, l’assenza di cure per la salute, la bassa qualità della vita, la chiusura di ogni opportunità di sviluppo e benessere; impone riforme reazionarie sul lavoro e la previdenza; infine mantiene il controllo della popolazione colpita da tutto questo con la più brutale repressione.

La borghesia crea la paura e la risposta ad essa.

Fonti: Esquerda Diário 18/01/18; 16,18,19,21,26/2/18

CSPConlutas 19,20/02/18