Maurizio Caprara
Oggi Prodi incontra
Ahmadinejad. Il ministro degli Esteri al Polo: incredibile? L’ha visto anche
Casini
NEW YORK — Parlare con gli iraniani senza far
arrabbiare gli americani.
Passa per questa strettoia la linea scelta da Romano Prodi e Massimo D’Alema in
occasione della sessantunesima assemblea generale delle Nazioni Unite,
appuntamento settembrino nel quale, per anni, i governi italiani si sono
presentati con il principale obiettivo di evitare sconvenienti riforme del
Consiglio di sicurezza, ristrutturazioni che adesso il titolare della Farnesina
definisce, tranquillo, ad uno stadio «abbastanza accademico». Oggi Prodi
incontrerà il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, l’osso duro che
preoccupa gli Stati Uniti e che vuole dotarsi di energia nucleare approfittando
del vuoto apertosi nella propria parte di mondo con la caduta di Saddam
Hussein. Al momento, più che come un azzardo quello di Prodi viene visto come
uno dei tentativi da compiere prima di dichiarare esaurito con Teheran il
canale della diplomazia.
Come per un Paese normale sarebbe normale, ma in Italia non sempre lo è, a
prendere le difese del capo del governo ieri è stato il ministro degli Esteri.
«Ahmadinejad è alla guida di un Paese riconosciuto, poi ha appena ricevuto Pier
Ferdinando Casini… Non mi pare così incredibile l’incontro con Prodi», ha
risposto D’Alema ad alcune critiche del centrodestra. Il presidente dei Ds, che
su altro la pensa diversamente dal presidente del Consiglio, ha anche preparato
il terreno al colloquio. Innanzitutto, sostenendo che sul nucleare iraniano,
possibile cavallo di Troia per una bomba atomica secondo le cancellerie
occidentali, la partita non è chiusa.
«L’alto rappresentante europeo per la politica estera, Javier Solana, non
considera ancora finita la fase dei contatti allo scopo di aprire il
negoziato», ha sottolineato D’Alema. «Solo quando ritenesse esaurito questo
sforzo la vicenda riprenderebbe il cammino dei Consiglio di sicurezza», ha
fatto presente ai giornalisti.
La via del Consiglio, secondo gli Usa, dovrebbe portare a sanzioni. Il ministro
italiano, che ha anche parlato con il collega iraniano Manouchehr Mottaki, ha
sia dato torto alla Repubblica islamica nella pretesa di non interrompere
l’arricchimento dell’uranio sia ipotizzato un aiuto: «Chiediamo all’Iran la
disponibilità alla sospensione per aprire un negoziato e siamo disposti a
lavorare con gli americani perché si sospendano le procedure al Consiglio di
sicurezza». Poi un insolito apprezzamento all’ex pasdaran. «Che Ahmadinejad, le
cui dichiarazioni non sono sempre apprezzabili, abbia ribadito il suo rispetto
nei confronti del Santo Padre e abbia detto che le parole del Papa (sull’Islam,
ndr) sono state tradite, lo considero un segnale importante», ha affermato
D’Alema.
Una benevolenza americana, finora, c’è: D’Alema è stato invitato da
Condoleezza Rice a una cena di sette ministri degli Esteri sul Medio Oriente: i
membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania (il cosiddetto
gruppo «5+1» sull’Iran) e l’Italia.