Pubblichiamo un articolo del Pungolorosso sulla precettazione dei lavoratori delle ferrovie ad opera del governo.
Salvini precetta i ferrovieri in sciopero e con un’ordinanza dimezza le ore di sciopero da ventitré a dodici ore. Lo sciopero era stato proclamato dai sindacati di categoria Cgil-Cisl-Uil e Ugl insieme ad altre sigle ed era stato annunciato già da un mese nel corso del quale il ministro delle infrastrutture Salvini non risulta si sia adoperato più di tanto per “risolvere” una vertenza che riguarda, a seconda delle aziende, i turni di lavoro e gli stessi contratti, assenti, ad esempio, per i ferrovieri di Italo. Il tentativo di aprire un tavolo di trattative lo ha fatto appena il giorno prima dello sciopero: una pacchiana mossa tattica per poter agire di conseguenza. Non essendo in condizioni di disdire lo sciopero, i dirigenti sindacali hanno dovuto rifiutare la finta “mediazione”, e Salvini ne ha profittato “per tutelare un milione di lavoratori che in un giovedì con caldo da record dovevano recarsi al lavoro o in vacanza”, e col consueto linguaggio istrionico si è dichiarato letteralmente orgoglioso della sua iniziativa.
Senonché, Salvini lo sa benissimo, il milione di passeggeri è rimasto a piedi lo stesso sia per le undici ore consecutive di sciopero sia per il relativo successo che, secondo Filt Cgil, ha avuto un tasso d’adesione intorno al 65%; in Sardegna sembra si sia raggiunto il 100%, e alte percentuali in Sicilia (70% e 90% anche dopo le 15, a fine sciopero). L’iniziativa del governo Meloni è solo propagandistica? Noi crediamo di no. Molto probabilmente prelude a nuove misure ancora più repressive in materia di sciopero, che vadano a integrare in peggio quelle prese nei decenni scorsi dai governi “tecnici”, di centro-sinistra o delle destre a guida Berlusconi: vedremo cosa accadrà sabato nel trasporto aereo.
Sono indicative anche le dichiarazioni di alcune associazioni. Ad esempio Assoutenti, per bocca del suo presidente Furio Truzzi, sostiene che “… lo sciopero [è] uno strumento sempre sbagliato che finisce per danneggiare unicamente i cittadini … privandoli del loro diritto alle vacanze. Proprio per questo invitiamo i sindacati a studiare proteste alternative…”. Tipo? Fare ore di straordinario gratuito per protestare contro gli orari estenuanti?
Di altro tono il presidente Dona dell’Unione Nazionale Consumatori: “L’intervento del vicepremier e ministro Matteo Salvini è stato tardivo. La legge prevede che per precettare sia prima obbligatorio un tentativo di conciliazione, ma ovvio che farlo con quella tempistica, a poche ore dallo sciopero, da un lato rende il tentativo più formale che sostanziale, ma, dal lato dei consumatori, non consente di evitare il pregiudizio degli utenti che oramai avevano rinunciato al viaggio”. L’invocata salvaguardia del “diritto degli utenti” è, perciò, una evidente balla. Ma anche in questa blanda critica all’operato del governo Meloni non c’è parola sull’elemento essenziale: il sostegno degli “utenti”, in larga misura anch’essi lavoratori salariati (parliamo delle ferrovie), alle rivendicazioni perfino minimali dei lavoratori sindacalizzati.
La risposta di Cgil-Cisl-Uil all’azione di Salvini rimane rigidamente nei canali del formalismo (il sotto-minimo sindacale): si limita ad annunciare azioni impugnative dell’ordinanza di precettazione al TAR (sai i brividi per la schiena a Salvini&Meloni?) e rinnova la richiesta (quasi un’implorazione) di convocare i tavoli di trattativa. La prima iniziativa di protesta non avrà ovviamente alcun esito significativo; la seconda lascia aperte tutte le questioni che agitano da anni il settore del trasporto ferroviario che possono essere risolte solo con l’intensificazione della lotta, cosa che non si vede all’orizzonte – e non certo dal “maggiore impegno” di un governo che più esplicitamente anti-proletario di così non potrebbe essere.
Si vede, invece, la maggiore adesione allo sciopero delle zone del Sud dove le condizioni di lavoro sono rese più gravi dallo stato della rete ferroviaria e dell’assistenza al personale viaggiante in termini di alloggi, servizi e sicurezza. Dovrebbe essere proprio questo il terreno di unificazione della lotta tra i lavoratori del settore e i cittadini (lo ripetiamo: per lo più lavoratori salariati o giovani in formazione per diventarlo) che usano stazioni fatiscenti, biglietterie carenti e spesso chiuse perché prive di personale e, in genere, servizi praticamente inesistenti. Anche nelle stazioni delle principali città la soppressione di panchine, la chiusura di sale d’attesa, l’assenza di servizi igienici, carenze nei servizi di informazione rendono il viaggio faticoso ed incerto – e che, al Sud come al Nord, si trovano a fronteggiare continui aumenti del prezzo dei biglietti. Ma le organizzazioni sindacali non si preoccupano minimamente di unire le istanze dei lavoratori del settore con quelle degli utenti-lavoratori, anzi.
Quanti sognano, con la testa costantemente rivolta all’indietro, improvvise rigenerazioni dei sindacati statizzati (in particolare della Cgil) e ritorni ad un “glorioso passato” (frutto peraltro, per lo più, della loro immaginazione), avrebbero da questi avvenimenti altra materia su cui riflettere. Lo faranno?
Da consultare:
http://www.macchinistisicuri.info/ms/inciferr/fotoferrovieri/index.php
Da leggere: