VINCENZO NIGRO
Il vice ministro degli esteri Intini: il governo
Berlusconi è stato emarginato in Europa e nel mondo
Con gli Usa avremo un
rapporto equilibrato e paritario: puntiamo ad esaltare la politica estera
dell´Unione
La moneta unica europea deve essere collegata ad una politica estera e di
sicurezza comuni
ROMA – «Il ministro D´Alema ha ristabilito le condizioni
per un rapporto politico con gli Stati Uniti che sarà equilibrato, sereno,
paritario, costruttivo. Questo è nell´interesse dell´Italia: gli Stati Uniti
sono il grande partner della nostra politica estera, una politica che noi
vogliamo rafforzare sempre più all´interno del pilastro europeo dell´alleanza
transatlantica, all´interno dell´Europa». Ugo Intini, socialista, è il
vice-ministro degli Esteri che ha in carico il dossier medio-orientale,
quello che affronta i temi più delicati: Iraq, Iran, questione
israelo-palestinese. Non è chiaro ancora quale ruolo Intini avrà in questa
partita, quanto spazio gli lascerà D´Alema, ma tra i due sembra esserci una
buona sintonia, politica e umana. «Mi pare che le cose che D´Alema riporta
dall´America sono tutte interessanti e incoraggianti per il nostro governo. Innanzitutto
la conferma che il Dipartimento di Stato sta riscoprendo il valore delle scelte
politiche multilaterali, un percorso che la signora Rice ha imboccato con
chiarezza. In questo io credo che consolidare un rapporto franco, maturo con il
nuovo governo italiano sia davvero strategico per gli Stati Uniti».
Non crede di sopravvalutare la forza della politica estera del governo
dell´Unione?
«Non credo, anche perché la politica estera dell´Unione, del governo
italiano, si dovrà inserire nelle scelte di politica estera di un´altra Unione,
quella europea. Per questo governo non sarà solo uno slogan: è l´Europa che
deve sviluppare la sua capacità di politica estera. Nessuna moneta è
rimasta appesa al nulla: una moneta come l´euro deve essere collegata a una
politica estera e di sicurezza comune. Soltanto così la nostra unione economica
sarà davvero solida, con una politica estera comune. E un partner come l´Unione
europea secondo noi è il partner centrale degli Stati Uniti».
Vice-ministro, D´Alema ha invitato a Roma il ministro degli Esteri iraniano
Mottaki: l´Italia è fuori dal negoziato sul nucleare condotto prima da Francia,
Gran Bretagna e Germania e adesso dai Cinque Grandi dell´Onu assieme alla
Germania.
«È paradossale che l´Italia, che ha costruito negli ultimi anni rapporti
politici ed economici decisivi con l´Iran, sia stata emarginata da questa
discussione per le scelte del precedente governo. Noi non vogliamo un ruolo
autonomo del nostro paese in questo negoziato, semmai puntiamo a una gestione
affidata al G8.
Ma la cosa importante è approfittare del nuovo clima creato dalle offerte della
comunità internazionale all´Iran. Il livello del confronto politico sta
migliorando. Le faccio un esempio: noi sappiamo che l´Iran ha tre leve, gli
sciiti nell´Iraq meridionale, Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina.
Vogliamo che queste leve possano esser utilizzate in modo positivo. E
vogliamo affrontare i temi della sicurezza iraniana in termini positivi».
Ma così non incoraggiate il governo di Teheran a usare quelle leve anche
come strumento di ricatto?
«Quelle leve esistono, noi riteniamo che l´Iran sia comunque una potenza
regionale: vorremmo che le sue posizioni evolvessero verso quelle di un
protagonista serio e responsabile. Non è nascondendo o sminuendo le
potenzialità dell´Iran che riusciamo ad intimidire il loro governo. Semmai
l´Iran deve valutare il peso di una comportamento che eluda le richieste della
comunità internazionale».