Jenner Meletti
La terra delle cooperative comuniste è stata fatta a
pezzetti di un ettaro o mezzo ettaro e i mediatori hanno fatto affari d´oro
ricucendo i pezzi fra loro per rivenderli in blocco ad agricoltori soprattutto
italiani.
Romania, ventisettesima stella "Da oggi noi valiamo
il doppio"
Gli imprenditori italiani:
giusto, li dovremo pagare di più
Festa hi-tech a Bucarest per l´ingresso nell´Unione, diciassette anni dopo la
fine del dittatore Ceausescu
Migliaia le nostre aziende che investono qui: ma la manodopera sceglierà sempre
più l´Italia
In ROMANIA si sogna la fortuna in
EUROPA, ma gli imprenditori italiani che vi hanno impiantato fabbriche temono
la fuga ad ovest della manodopera.
Molti imprenditori italiani pensano ad alzare i salari per
trattenere la manodopera locale, altri si sono spostati in ASIA, altri hanno
“importato” manodopera cinese.
I romeni che pensano ad emigrare
in ITALIA (dove sono già la comunità straniera più numerosa) chiedono severità
verso la criminalità dei loro connazionali.
Bucarest – Le bandiere blu con le stelle sono anche
sulle auto della polizia e sui taxi. È tutta nelle piazze, nella notte di
Capodanno, questa Romania che entra in Europa. Ricorda le radici della
"Dacia felix" dell´imperatore Traiano e almeno per una notte
impazzisce di gioia. Fuochi artificiali, balli e raggi laser con i colori della
bandiera nazionale. Ma l´Europa è arrivata qui prima delle bandiere blu, e la
parte più ricca (in testa Germania, Francia e Italia) ha comprato la fetta più
grande e redditizia del Paese ex comunista. Fra le grandi industrie, solo due o
tre sono romene.
C´è una sola banca nazionale, la "Cassa di Risparmi", tutte le
altre sono arrivate da oltre confine. I distributori di benzina (i Petrom
dell´Austria e i Lukoil della Russia) riempiono i serbatoi dell´auto più
diffusa, la Dacia della francese Renault.
Gli imprenditori arrivati dall´Ovest organizzano veglioni ma sono
preoccupati. «Penso che dovrò raddoppiare gli stipendi ai miei operai, e non
credo che basti». Mauro Tonolo, bolognese, è titolare della Indagricola
Jessica, che con centinaia di ettari produce grano, granoturco e orzo. «Pago
i miei dipendenti più di altri imprenditori, 150-160 euro al mese, anche nei
due o tre mesi d´inverno quando non lavorano. C´è anche chi li paga 100-110
euro. Anche raddoppiando la paga, non credo che basteranno 300 euro al mese,
se in Italia un operaio in fabbrica o in campagna potrà incassare 1.000 euro.
Dovremo arrivare al più presto sui 500-600 euro, se vogliamo trattenere la
nostra manodopera. I romeni sanno fare bene i conti. Mille euro in Italia,
tolte le spese per un letto, il vitto e i viaggi, valgono i 600 a casa loro».
Nei primi anni dopo il crollo del comunismo la terra fu quasi regalata.
«Prima del 2000, quando non c´erano ancora gli atti di proprietà, c´è chi ha
rischiato e ha comprato a 20 o 30 euro all´ettaro. Nel 2000 si comprava ancora
a 50-100 euro. Ora la terra vale dai 500 ai 1.200 euro all´ettaro attorno a
Craiova e sale fino a 3.500 in Transilvania». Nemmeno un decimo, comunque,
rispetto alla pianura Padana. «Noi sapevamo – dice Mauro Tonolo – che piano
piano i prezzi del terreno e della manodopera sarebbero saliti. Ma con
l´ingresso in Europa il salto è davvero forte e colpisce gli imprenditori come
me che producono beni. Favorisce invece i colleghi del commercio, che non
pagheranno più le tasse doganali».
Anche l´industria tessile e manifatturiera è sulle spine. «Secondo i nostri
studi – dice Tiziano Giulio Minghelli, presidente di Uninpresa, la
Confindustria che riunisce 600 imprese italiane nella regione dell´Oltenia –
avremmo dovuto aumentare i salari a 500-600 euro entro il 2012 e per arrivare a
1.000-1.100 nel 2017. Adesso vedremo che succede. Vanno bene gli studi, ma
quello che conta è il mercato reale. Nell´azienda tessile che dirigo – 1.000
dipendenti più l´indotto – gli operai guadagnano più della media, 300-350 euro
al mese. Io confido sulla generazione che ormai ha 40-50 anni e che lavora con
noi da quasi 16 anni. I loro figli partiranno per l´Italia, padri e madri
no, perché per certe avventure ci vuole l´età giusta. Certo, quando parlo
con gli altri imprenditori, dico chiaramente che con stipendi fra i 100 ed i
200 euro non si vive più nemmeno in Romania. Avrebbero dovuto prenderne
atto da tempo. Noi già adesso non riusciamo a trovare gli operai che ci
servono. Qualche imprenditore è partito per l´Estremo Oriente, dove i costi
sono appena più bassi ma la produttività è molto più alta. C´è anche chi ha
rovesciato il problema: ha "importato" 200 operai cinesi in Romania,
fornendo loro vitto e alloggio».
Anche le luminarie di Budapest rappresentano la bandiera europea. Il giornale
Libertatea annuncia che il calciatore Adrian Mutu è a Miami e che per la
vacanza "in hotel de cinci stele" spenderà 4.000 euro. La modella
Nicoleta Luciu è invece ai Caraibi, con una spesa di 2.300 euro. Con l´ingresso
in Europa, tanti sperano di poterli imitare presto. Poco lontano dalla piazza
dell´Università e da quella della Rivoluzione (dove ci sono due veglioni con
musica e i discorsi dei presidenti della Repubblica e del Consiglio) c´è un
indirizzo conosciuto da quasi tutti i romeni: via Henri Coanda 9, sede dell´ambasciata
d´Italia. «Quest´anno abbiamo distribuito 34.000 permessi di lavoro, più 8.000
per la Moldavia. Gli ultimi sono stati consegnati il 30 dicembre».
L´ambasciatore Daniele Mancini è arrivato un anno e mezzo fa ed è
innamorato della Romania. «Mi ricorda il nostro Sud. I romeni sono ostinati e
lavoratori. Per dare un futuro ai figli, partono come hanno fatto i nostri
nonni. "Tanto tornerò – pensano – e forse sarò ricco. Almeno ci avrò
provato". Li vedo nei supermercati che magari non comprano perché non
hanno soldi ma guardano le scansie finalmente piene, dopo gli anni in cui erano
sempre vuote e si mangiavano verze bollite tutto l´inverno e carne di maiale
una volta all´anno. Molti operai guadagnano 150 euro al mese. Gli insegnanti
arrivano a 200. Allora tutti fanno due o tre lavori, in nero, e solo così si
spiegano le strade intasate di auto, con la benzina che anche qui costa più di
un euro al litro».
Ora le frontiere sono aperte e, secondo quando stabilito nell´ultimo
Consiglio dei ministri, «assistenti domiciliari, edili, lavoratori stagionali
in genere, lavoratori nel settore agricolo e turismo, metalmeccanici», assieme
a «intellettuali» saranno «equiparati ai lavoratori italiani». Bloccate per
un anno alcune altre professioni. «In realtà non sappiamo nemmeno noi quali
siano. Certamente arriveranno le circolari. Un fatto è certo: si è tenuto conto
della realtà. Cosa sarebbe successo in Italia se si fossero escluse le
badanti o gli operai che lavorano in edilizia o nelle altre aziende? Del resto,
i romeni sono la minoranza più numerosa nel nostro Paese – hanno superato i
marocchini – e in Romania quella italiana è la più grande comunità
straniera. Italia qui significa anche 600.000 posti di lavoro portati dai
nostri imprenditori».
Ma l´Italia non si aspetta solo badanti e muratori. «I primi a essere
preoccupati sono i romeni stessi. Sanno bene che le rapine in villa, la
prostituzione e altri reati rischiano di rovinare l´immagine di chi emigra per
cercare un futuro. Del resto, gli italiani mafiosi in America erano un piccola
minoranza ma per decenni Italia è stato sinonimo di mafia. Sono d´accordo con
il nostro ministro Amato: per ogni persona illegittima che viene mandata via
dall´Italia si libera un posto a una persona legittima. È così che dobbiamo
lavorare. E ai romeni che arrivano, non basta offrire un anziano da
assistere giorno e notte o la cazzuola da muratore. Bisogna accogliere davvero,
interessarsi alla loro scuola, alla loro chiesa, alla loro vita dopo il lavoro.
Solo così si costruisce l´integrazione. La Romania ha vissuto decenni
terribili. In Italia, 17 anni dopo piazzale Loreto, è arrivata la Dolce Vita.
Qui, diciassette anni e una settimana dopo la fucilazione di Ceausescu, arriva
l´ingresso in Europa. Ci si può meravigliare di questa immensa festa nelle
piazze?».
(2-fine. La precedente puntata è stata pubblicata il 31 dicembre 2006)