Risorse belliche (I)

Germania, Congo, materie prime, missioni militari German Foreign Policy 06-03-15

Risorse belliche (I)

Da diversi anni Berlino finanzia le milizie ribelli che
mirano alla separazione della parte orientale del Congo ricca di giacimenti minerari,
per unirla al Ruanda.

Dal 1994 Berlino ha diritto di co-determinazione sulla società
mineraria Somikivu, creata per l’estrazione di niobio[1]
nella miniera di Lueshe nell’Est Congo, uno dei due maggiori giacimenti mondiali
di questo materiale, oggetto di scontri tra le grandi potenze dall’inizio del dominio
coloniale.

Il governo tedesco ha ottenuto il diritto agli utili della società
e un accordo di amministrazione fiduciaria
grazie all’indennizzo di oltre €8mn. riconosciuto alla società tedesca proprietaria
di maggioranza di Somikivu per aver sospeso la sua attività a seguito dei primi
scontri armati nella regione Est Congo.

Berlino ha accettato la sospensione per diversi anni dell’estrazione
e ha più volte respinto la richiesta di vendita della società per “considerazioni
di politica estera”.

Nel 1999 Laurent Désiré Cabila aveva trasferito il diritto
di estrazione a Lueshe ad una società austriaca per annullare il blocco tedesco
e incassare i proventi fiscali e doganali dalla miniera.

Berlino si è opposta, rivendicando il diritto per la
controllata Somikivu.

L’anno seguente, anziché al governo centrale congolese, il
governo tedesco ha concesso ai ribelli del “Rassemblement Congolais pour la Démocratie”
(RCD) di intascare i proventi fiscali della miniera, ed è ricominciata l’estrazione
del niobio.

I secessionisti dell’RCD stanno combattendo nell’Est Congo
per le sue ricchezze minerarie, e offrono protezione in cambio di denaro.

Berlino si serve della miniera per avere un’influenza sugli scontri interni in Congo, una volta a favore
del governo centrale una volta a favore dell’opposizione.

L’uomo di collegamento con le milizie ribelli di cui si
serve il governo tedesco è Karl-Heinz Albers, uno dei principali finanziatori della
guerra nell’Est Congo.

Albers ha ri-avviato lo sfruttamento della miniera, sottraendo
tasse e diritti doganali al governo centrale; con gli altissimi utili ha creato
una rete di società attive anche in Germania.

Il governo tedesco non ha ritenuto necessario dare spiegazioni
sull’utilizzo di Albers, criticato dal rapporto del C.d.S. ONU del gennaio 2006
sul Congo, che accusa Berlino di favorire la guerra che lacera il paese.

Da quasi 5 anni l’ONU chiede alla Germania di prendere
misure contro le trame in atto a Lueshe. Berlino ha invece continuato ad appoggiare
i ribelli e ora utilizza gli scontri come pretesto per inviare 500 soldati, la conclusione
militare di un’operazione per accaparrarsi le risorse.

[Faz, 14,10, 8, 7.3.06 – In Congo sono presenti 17 000 (o 16 000,
secondo altro articolo) truppe della missione Monuc ONU, provenienti per gran
parta da PVS, che utilizzano le missioni ONU per finanziare i propri eserciti.

L’Onu versa del denaro per ogni bambino-soldato smobilitato,
e così nell’Est e Sud Congo continuano a formarsi milizie di soldati bambini.

Il maggiori rischi della missione UE richiesta dall’ONU, per
garantire lo svolgimento in aprile delle prime elezioni presidenziali da 45
anni, sono appunto nel l’Est e in Katanga, provincia ricca di minerali del Sud.

Spagna, Portogallo, Svezia, Francia, Austria, Polonia e Belgio si sono
detti disponibili a partecipare con contingenti ridotti alla missione UE, che dovrebbe
consistere in 1500 uomini. Francia e Germania dovrebbero mandare ognuna 500 soldati.
La Germania ha chiesto come condizioni per la propria missione la richiesta da
parte del governo congolese, un “robusto mandato ONU, la durata di 4 mesi massimo,
e come localizzazione l’area attorno alla capitale Kinshasa. I Verdi tedeschi sono
favorevoli alla missione.]


[1] Il niobio serve
fondamentalmente a due cose. In lega col titanio è il miglior superconduttore
al mondo. Ad esempio i circuiti elettrici di satelliti, come lo Shuttle o il
Columbia, sono fatti di lega niobio/titanio. È inoltre usato dalla Nasa e dall’Ente
Spaziale Europeo per assemblare i vari componenti dei satelliti, perché il niobio
riesce a resistere a temperature elevatissime. Un chilo di niobio costa tra i
15 000 e i 17 000 dollari, quindi più dell’oro ad esempio. Il maggior
giacimento di niobio si trova appunto in
Congo, nel parco di Virunga, in un piccolo villaggio che si chiama Lueshe
. Con
Mobutu, il monopolio di questo grande
giacimento è stato prima degli americani, poi i francesi e poi, caduto Mobutu,
se lo sono ripreso gli americani.
All’ente congolese che gestisce
questa miniera è pagato 12 dollari al
chilo.

German Foreign Policy 06-03-15

Kriegsressourcen (I)

GOMA/KINSHASA/BERLIN


(Eigener
Bericht) – Die Bundesregierung
kündigt die Entsendung von 500 deutschen Soldaten in die
Demokratische Republik Kongo
an. Dort soll die Bundeswehr für "Stabilisierungsmaßnahmen" bei den
geplanten Parlaments- und Präsidentschaftswahlen bereit gestellt werden. Die Regierung des Kongo hat
ausländische Militärofferten mehrmals zurückgewiesen und wird jetzt von Berlin
erneut unter Druck gesetzt.


Im Hintergrund spielen konkrete
Rohstoffinteressen deutscher Regierungsstellen eine Rolle.
Dies belegen
Dokumente, die german-foreign-policy.com zur Verfügung stehen.


Demnach hat Berlin über mehrere
Jahre die Finanzierung von Rebellenmilizen gedeckt, die einen Teil des
rohstoffreichen Ostkongo abspalten und an das angrenzende Ruanda anschließen
wollten.


Die deutsche
Außenpolitik förderte auf diese Weise den innerkongolesischen Kriegszustand
,
heißt es in UNO-Dokumenten. Dabei leistete auch diplomatisches Personal
des Auswärtigen Amtes Unterstützung, so eine ehemalige deutsche Botschafterin.


Die Bundesregierung wird auch im jüngsten
Kongo-Bericht des UN-Sicherheitsrates scharf kritisiert
. Über die tatsächlichen Hintergründe der
jüngsten Berliner Kongo-Ankündigungen werden die Abgeordneten des deutschen
Parlaments bei den bevorstehenden Beratungen über den neuen militärischen
Afrika-Einsatz im unklaren gelassen.


Berlin verfügt seit 1994 über
Einfluss auf ein Minenunternehmen (Somikivu) im Ostkongo, das
zur Förderung seltener Rohstoffe für die Herstellung von Düsenmotoren und
Raketenteilen gegründet worden war. Die von Somikivu betriebene Mine Lueshe
gilt als eine der zwei wichtigsten Lagerstätten ihrer Art weltweit. Das dort
erschlossene Material gehört zu den bedeutenden Rohstoffvorkommen im Ostkongo,
die seit Beginn der europäischen Kolonialherrschaft immer wieder zu
Streitobjekten ausländischer Mächte wurden.

Erwägungen


Nachdem der private Somikivu-Mehrheitseigentümer,
eine deutsche GmbH [1], den Betrieb in Lueshe wegen
beginnender Unruhen 1994 eingestellt hatte, zahlte ihm die Bundesregierung mehr als acht Millionen
Euro Entschädigung – und erhielt im Gegenzug Ansprüche auf zukünftige Gewinne
aus dem Minenbetrieb sowie einen Treuhandvertrag.


Seitdem
können staatliche Stellen der Bundesrepublik über die Geschäfte in Lueshe
mitbestimmen – und damit über Förderung und Nutzung der international begehrten
Minenressourcen. Über mehrere Jahre hin duldete Berlin die Einstellung der
Fördertätigkeit. Mehrfach lehnte die deutsche Regierung auch den Verkauf des
Minenunternehmens ab – wegen "außenpolitische(r) Erwägungen",

heißt es in einem Schreiben des staatlichen Treuhänders, das dieser Redaktion
vorliegt.

Interessen

Die
wirtschaftliche und geostrategische Bedeutung von Lueshe scheint für Berlin
groß genug, dass sich die
Bundesregierung auch Beschlüssen des kongolesischen Staatspräsidenten Kabila
widersetzte
.


Laurent Désiré Kabila hatte die Abbaurechte in
Lueshe bereits 1999 an ein österreichisches Unternehmen übertragen, um die
deutsche Blockade aufzuheben und dem Kongo dringend benötigte Steuer- und
Zolleinnahmen aus dem Minenbetrieb zuzuführen – vergeblich. "Durch dieses Verhalten sind
Interessen der Bundesrepublik Deutschland nachhaltig berührt", erklärte
die deutsche Seite bereits im April 2000 und kündigte an: "Den
solchermaßen verursachten Schaden wird die Bundesrepublik Deutschland (…)
nicht hinnehmen."


Tatsächlich erklären deutsche Politiker bis heute,
die Bergbaurechte an der Mine Lueshe lägen bei der deutsch kontrollierten
Somikivu. Zumindest sei die Eigentumsfrage
"ungeklärt", lässt Berlin verlauten.

Faustpfand


Anstelle der Zentralregierung
erlaubte man ein Jahr später deren Gegenspielern Einfluss auf Lueshe:
Rebellenmilizen des "Rassemblement Congolais pour la Démocratie"
(RCD).


Die Sezessionisten kämpften in der Minengegend und
in weiten Teilen des Ostkongo, um den Rohstoffreichtum für ihre eigenen Pfründe
zu nutzen, und boten Schutz gegen Geldzahlungen an. "In einer Situation des Krieges und
angesichts des Bedarfs an Mitteln, ihn zu finanzieren", heißt es in einem
RCD-Schreiben, gewähre man ausländischen Unternehmen "Sicherheit".


Prompt
begannen in Lueshe jene Fördermaßnahmen
, die sich Berlin gegenüber der Zentralregierung
vorbehalten und auf der Basis ihrer angeblichen Eigentumstitel nicht
aufgenommen hatte. Die
Mine wurde als Faustpfand benutzt, um auf die innerkongolesischen
Auseinandersetzungen materiell Einfluss nehmen zu können – mal bei der
Zentralregierung, mal bei deren Widersachern.

Bundeswirtschaftsministerium

Als Verbindungsmann zu den Rebellenmilizen
trat ein ortskundiger Deutscher
auf, der die Rohstoffausbeute ankurbelte, Steuer- und Zollabgaben an
die Zentralregierung unterließ
und
mit den immensen Gewinnen ein auch in Deutschland tätiges Firmennetz aufbaute

– ohne erkennbaren Widerstand des Berliner Treuhänders.


Selbst
die Proteste internationaler Organisationen ließen die deutsche Außenpolitik
kalt. Obwohl der deutsche V-Mann
Karl-Heinz Albers
als einer der Hauptfinanziers
des ostkongolesischen Krieges angeprangert und in Berichten der Vereinten
Nationen namentlich genannt wurde, schienen deutsche Ermittlungen nicht
opportun zu sein. Noch der
jüngste Bericht der Kongo-Expertengruppe vom Januar 2006 kritisiert die
schützende Hand, die eine deutsche Behörde über den V-Mann hielt – das Bundeswirtschaftsministerium.[2]

Abschluss

Seit nunmehr fast fünf Jahren fordern die
Vereinten Nationen von der Bundesregierung, Maßnahmen gegen die
kriegsfördernden Umtriebe in Lueshe zu ergreifen. Aber statt das geostrategische Kongo-Abenteuer zu beenden, hat Berlin die Zerrüttung des
Landes begünstigt und nimmt die Ergebnisse jetzt zum Anlass, Truppen zu
entsenden – der militärische Abschluss einer Ressourcenoperation.

german-foreign-policy.com
wird Sie über weitere Einzelheiten der deutschen Kongo-Operationen auf dem
laufenden halten.

[1]
Gesellschaft für Elektrometallurgie (GfE)

[2] Bericht
der Expertengruppe für die Demokratische Republik Kongo; Security Council
Document S/2006/53

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