Ikea e San Martino sparano sui lavoratori SI Cobas: 33 sospesi
Riprende la lotta
Nell’ottobre 2012 le cooperative Ikea lasciavano a casa 40 lavoratori iscritti al SI Cobas rei di avere fatto sciopero, per cacciare il SI Cobas dal magazzino. Seguirono 5 mesi di lotta durante i quali alla maggioranza dei lavoratori venne chiesto di lasciare il SI Cobas se volevano lavorare, ma alla fine tutti i lavoratori espulsi (tranne uno) vennero reintegrati. Il SI Cobas si è riconquistato la fiducia dei lavoratori ed è diventato il sindacato maggioritario tra le cooperative Ikea, ed è tornato a chiedere il rispetto del contratto nazionale concluso all’inizio di agosto 2013 (ma non firmato dal Confcooperative), in particolare gli aumenti salariali, il pagamento al 100% degli istituti contrattuali e di malattia e infortunio.
Per questo la cooperativa San Martino ha deciso, presumibilmente insieme a Ikea, di sferrare un nuovo attacco “mortale” contro il SI Cobas.
Lunedì 5 maggio alcuni lavoratori, andati a lavorare per le 6, hanno trovato una lettera di sospensione e non sono stati lasciati entrare in magazzino. Insieme a quelli del pomeriggio i lavoratori sospesi sono 33. Motivo: non hanno presenziato all’assemblea-riunione indetta il 14 aprile dalla cooperativa per spingere sulla produttività e parlare della mutua aziendale (il SI Cobas aveva chiesto, senza essere ascoltato, che fossero modificate le modalità della riunione). In violazione delle norme della procedura disciplinare, ai 33 non è stata data la possibilità di fornire le proprie spiegazioni prima di prendere il provvedimento disciplinare.
Se l’attacco aveva lo scopo di spaventare i restanti lavoratori e indurli ad abbassare la testa, magari anche abbandonando il SI Cobas, l’effetto è stato l’opposto. Tutti i lavoratori, indignati, sono entrati in sciopero, e hanno picchettato gli ingressi, con il sostegno lunedì di numerosi studenti di due scuole di Piacenza. La cooperativa aveva pianificato l’attacco assumendo nuovo personale a termine anche nelle ultime settimane, per farlo lavorare in sostituzione dei 33 e degli scioperanti.
Martedì mattina carabinieri e polizia in tenuta antisommossa hanno aperto a manganellate un varco in uno dei 5 ingressi al magazzino per far entrare questo personale sotto ricatto insieme a personale esterno – nonostante la legge vieti l’impiego di personale esterno in sostituzione di lavoratori in sciopero. Un lavoratore colpito con violenza alle braccia, alla schiena e alla testa è finito al Pronto Soccorso.
Questa aggressione ha solo accresciuto la determinazione dei lavoratori alla lotta, per:
- Il ritiro delle sospensioni e della raffica di provvedimenti disciplinari presi in queste settimane;
- Il riconoscimento del SI Cobas e dei delegati;
- L’applicazione del contratto nazionale del 2013 e il pagamento al 100% di ferie, permessi, 13^ e 14^, malattia e infortunio.
Mercoledì, forti di due blindati e decine di “forze dell’ordine”, San Martino e Ikea pensavano di poter far entrare abbastanza lavoratori a termine ed esterni per effettuare la produzione senza i lavoratori in sciopero, ma non hanno fatto i conti con la solidarietà dei lavoratori di altri magazzini, in particolare TNT e GLS, e dei giovani del NAP Piacenza, del Dordoni di Cremona, e di Crash e altri centri sociali di Bologna. Nonostante le manganellate che hanno mandato al Pronto soccorso altri lavoratori, e l’uso di lacrimogeni, i picchetti hanno ostacolato l’introduzione dei crumiri, e probabilmente dissuaso molti dei lavoratori esterni comandati dall’entrare contro la volontà dei lavoratori del magazzino.
Risultato: Ikea ha chiuso il magazzino, sembra per tutta la settimana.
Si tratta di una vera e propria serrata, anche questa illegale, per cercare di indurre i lavoratori a chiedere di tornare al lavoro con il cappello in mano, a costo di subire pesanti perdite. Ma è anche l’ammissione del fallimento del tentativo di spaccare il fronte dei lavoratori, e il timore delle ripercussioni anche internazionali sull’immagine Ikea delle nuove agitazioni a Piacenza.
Di fronte alla compattezza dei lavoratori l’offensiva anti-cobas e la tracotanza dei padroni della cooperativa si sono tradotte in un boomerang che mette in discussione la presenza non del sindacato espressione dei lavoratori, ma di questi parassiti intermediari di manodopera nel magazzino.
I lettori dicano se ritengono più riprovevoli i poliziotti di Piacenza arrestati per spaccio di droga e prostituzione o i loro dirigenti della Questura che hanno organizzato questa spedizione contro i lavoratori delle cooperative che difendono i loro diritti, e che hanno denunciato un mese fa 16 partecipanti a un picchetto davanti all’Ikea nel dicembre 2012 per “violenza consistita nel posizionarsi davanti ai cancelli del Magazzino Ikea”.
La canea mediatica e politica (gran parte del Consiglio Comunale di Piacenza è supino all’Ikea e legato al sistema di potere delle cooperative, quando non al suo soldo) è già partita, con attacchi dei sindacati confederali (collusi con le cooperative, rappresentano una esigua minoranza dei lavoratori San Martino in Ikea), e del sindaco che cercano di addossare agli scioperanti la colpa di questa serrata, e presumibilmente Ikea tornerà a minacciare di abbandonare Piacenza a favore della Croazia. La realtà è che un’aggressione all’organizzazione dei lavoratori per tenere bassi i salari e alti i profitti di Ikea e cooperativa, si è schiantata contro l’unità dei lavoratori.
La mobilitazione deve continuare, e la solidarietà degli altri lavoratori e della popolazione sarà fondamentale. E’ stata indetta una manifestazione a Piacenza per domenica pomeriggio.
Vanno organizzate campagne di denuncia e boicottaggio dei negozi Ikea in tutta Italia e possibilmente anche all’estero.
Sosteniamo la lotta dei lavoratori Ikea!