ISRALE, MEDIO ORIENTE, CHIESA
REPUBBLICA Ven. 7/4/2006 MARCO
POLITI
Il viaggio del Papa previsto per l´inizio dell´anno
prossimo. Fra temi discussi anche il terrorismo di matrice religiosa
Peres invita il Pontefice.
Disgelo Israele-Vaticano
CITTÀ DEL VATICANO – Quasi quaranta minuti di
colloquio tra papa Ratzinger e il leader israeliano Shimon Peres segnano il
ritorno alla «primavera» nei rapporti tra Israele e il Vaticano. Il premio
Nobel userà proprio questa parola in un´intervista concessa poi all´emittente
cattolica Telepace. L´incontro molto cordiale e amichevole si chiude con
l´assenso di Benedetto XVI ad una visita in Terrasanta nella prima metà del
2007. «Il Papa è una voce morale importante e continueremo a lavorare
insieme», ha commentato Peres, colpito dall´impegno del pontefice teso a
evitare ogni abuso della religione a fini di violenza e terrorismo.
Le due parti, ha dichiarato il portavoce papale Navarro, hanno espresso
«unanimità nel condannare ogni forma di terrorismo sotto qualsiasi pretesto si
tenti di giustificarlo». Naturalmente, ha soggiunto, «c´è stato uno
scambio di opinioni sul problema della pace in Terra Santa, nel rispetto delle
risoluzioni della Nazioni Unite e degli accordi finora conclusi».
Dietro le quinte è successo molto di più. Peres, che ha incontrato anche il
segretario di Stato cardinale Sodano, ha trovato il pontefice informatissimo
sulla situazione mediorientale e ha voluto offrirgli un «quadro dettagliato»
della strategia che il governo Olmert intende seguire. Si tratta di un
processo in tre tappe. Prima fase: negoziati con i palestinesi sulla base della
Road Map per arrivare a due stati con frontiere negoziate e sicure. In caso di
fallimento Israele si rivolgerà alla comunità internazionale (sembra di
capire il Quartetto Usa, Unione europea, Russia, Onu) per «fare insieme una
proposta ai palestinesi». Così lo ha spiegato Peres alla stampa. Se
neanche così si riuscisse a chiudere, scatterà la fase tre: la soluzione
unilaterale.
«Vogliamo ritirarci dai Territori, non lo consideriamo un affare di
Realpolitik, ma un impegno morale», ha sottolineato il premio Nobel. Le sue
parole hanno lasciato balenare un approccio flessibile da parte del futuro
governo Olmert. Hamas, ha detto Peres, è un´entità «anti-pace e
pro-terrorismo», però «continueremo a negoziare con Abu Mazen, perché ne ha la
facoltà costituzionale».
Non si può finanziare Hamas, però (per quanto riguarda la situazione
finanziaria dei Territori) «agiremo affinchè i palestinesi non siano
danneggiati e cercheremo di trovare il modo di distinguere tra i palestinesi e
Hamas».
Evasivo su Gerusalemme, il premio Nobel ha lanciato una proposta interessante
per quanto riguarda il confine nella valle del Giordano: creare un «corridoio» affidato
al business privato (in leasing per quarant´anni) per creare una fascia con
forti investimenti industriali e agricoli. Sul piano bilaterale (il
contenzioso fiscale sugli enti ecclesiastici) il vicepremier ha promesso al
Vaticano un rilancio dei negoziati a livello più alto e con l´intenzione di
chiudere «al più presto possibile». Ha dato anche la garanzia di migliorare la
condizione dei Luoghi Santi, compresa Nazareth, per offrire un ambiente
favorevole ai fedeli.