raq, Wikileaks smentisce l’Italia sulla strage dell’ambulanza/Wikileaks e le bugie dell’Italia

Irak, guerra, Italia
CdS    101026

I Nuovi documenti smentiscono la versione ufficiale della battaglia

 
Wikileaks: a Nassiriya nessuno sparo dall’ambulanza colpita dagli italiani
Un altro file smonta l’ipotesi del suicidio del militare Salvatore Marracino: «E’ stato colpito accidentalmente»

– ROMA – Tra i documenti riservati resi noti da Wikileaks ce ne sono due che ribaltano la ricostruzione di fatti drammatici che hanno avuto gli italiani per protagonisti in Iraq. Non sparavano gli occupanti del mezzo di soccorso iracheno colpito durante la «battaglia dei Lagunari», nell’agosto 2004 sui ponti di Nassiriya, in Iraq, e poi esploso perché raggiunto dai colpi dei soldati italiani: è quanto si legge nella documentazione messa online da Wikileaks. I militari italiani dissero di aver risposto al fuoco proveniente dal veicolo iracheno.

– I FATTI – «Alle ore 03.25 un automezzo che transitava sul ponte orientale di Nassiriya non si è fermato al checkpoint italiano e veniva conseguentemente ingaggiato con armi leggere. Quindi si è prodotta una grande esplosione, seguita da una seconda da cui si è valutato che il veicolo avesse dell’esplosivo», si legge in due resoconti americani del 5 agosto 2004 pubblicati da Wikileaks.

– I fatti risalgono alla notte tra il 5 e il 6 agosto 2004 quando a Nassiriya si verificarono scontri tra i miliziani dell’Esercito del Mahdi e i soldati italiani, posti a difesa dei tre ponti sull’Eufrate. L’episodio è stato al centro di una vicenda giudiziaria complessa. A bordo del veicolo, secondo i testimoni, si trovavano una donna incinta, la madre, la sorella e il marito. La ricostruzione raccontata dai file di Wikileaks coincide sostanzialmente con quanto appurato nel corso dell’inchiesta giudiziaria. I militari hanno sempre raccontato una storia diversa: nessuna ambulanza, hanno sostenuto, ma solo un furgone, privo di insegne o di dispositivi luminosi, con a bordo uomini armati che, a un tratto, sono scesi sparando contro i soldati italiani che, dopo aver seguito le procedure, si sono limitati a rispondere al fuoco.

– Dai file Wikileaks, incrociati con il rapporto riservato, scritto tre giorni dopo i fatti dal colonnello dei lagunari Emilio Motolese e reso noto nel 2006, emerge che la versione dei soldati italiani si potrebbe riferire a un episodio distinto, verificatosi un’ora dopo, alle 04.25. I soldati «spararono contro un mezzo che non si era fermato al checkpoint». Quindi iniziò – si legge nei file – una battaglia nella quale diversi insorti rimasero uccisi e altri feriti».

– MORTE DI MARRACINO: «COLPO ACCIDENTALE, NON SUICIDIO» – Nella documentazione pubblicata da Wikileaks si legge anche di Salvatore Marracino, il militare italiano morto nel marzo 2005 in Iraq. Contrariamente a quanto si sostenne allora, il sergente Salvatore Marracino non si sparò con la sua arma. «Fu colpito accidentalmente» da fuoco amico durante un’esercitazione, si legge in uno dei file segreti di Wikileak.

– Secondo l’ipotesi più accreditata all’epoca, invece, il 28enne di San Severo (Foggia) si sparò alla fronte con la sua stessa arma, che si era inceppata poco prima.

– «A noi hanno sempre detto che Salvatore è morto per un incidente causato dalla sua arma», ha detto la madre del sergente della Folgore, Maria Luigia Grosso. «Non so bene come – ha aggiunto – ma pare che sia partito un colpo da un’arma che si era inceppata più volte». «Noi non abbiamo nessuna comunicazione e quindi non sappiamo nulla di nuovo su questa vicenda» ha aggiunto la signora Maria Luigia. «Quello che posso dire – racconta – è che noi abbiamo rinunciato già da tempo a qualsiasi azione legale. Devo dire, con estrema sincerità, che l’Esercito ci è stato e ci è sempre vicino. Hanno ricordato mio figlio con una targa nella caserma Pisacane di Livorno, gli hanno dedicato un torneo e anche intitolato una palestra».

– Conferma la tesi dell’incidente durante l’addestramento il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis. «Su questo incidente – spiega – è stata svolta una approfondita attività di indagine: sono stati sentiti testimoni, fatte simulazioni, compiuti rilievi fotografici ed altro. Al termine è emerso, anche sulla base dei risultati dell’esame autoptico, che, mentre il sergente stava cercando di sbloccare l’arma che si era inceppata, è partito accidentalmente un colpo che l’ha raggiunto al capo, provocandone purtroppo la morte. Non sono emerse responsabilità di altri militari».

IN IRAQ COMMISSIONE D’INCHIESTA – Il premier iracheno, Nuri al-Maliki, ha dato il via libera alla nascita di una commissione d’inchiesta interministeriale che indaghi sulla veridicità e sui fatti riportati dai documenti pubblicati dal sito "WikiLeaks". Secondo quanto riferisce la tv satellitare Al-Arabiya, a capo della commissione è stato posto il ministro della Giustizia Dar Noureddine, il quale dovrà indagare sui casi di violazione dei diritti umani commessi dalle forze irachene. «Nonostante non crediamo alla veridicità delle informazioni contenute nei documenti di questo sito internet – si legge in una nota del Consiglio per la Sicurezza iracheno – opereremo senza esitazione per scoprire se ci sono stati episodi nei quali sono stati violati i principi costituzionali sia da iracheni che da stranieri».

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Libero                        101026
Iraq, Wikileaks smentisce l’Italia sulla strage dell’ambulanza

●    Dai documenti risulta che non partì nessun colpo dal mezzo colpito (e fatto esplodere) dagli italiani.

– l sito web Wikileaks smentisce la versione dei militari italiani sulla nota vicenda dell’ambulanza fatta saltare a colpi di fucile (nell’agosto 2004 sui ponti di Nassiriya), dove

o   all’interno, secondo testimoni, ci sarebbero stati una donna incinta, la madre, la sorella e il marito.

– I militari italiani avevano infatti dichiarato che prima, partirono verso loro stessi dei colpi dal mezzo, e che tra l’altro, quest’ultimo, non aveva le "sembianze" di un’ambulanza, ovvero non aveva il lampeggiante e nessun segno attraverso il quale, lo si poteva contraddistinguere. Così i nostri soldati hanno ingaggiato uno scontro a fuoco, che ha portato alla morte di alcuni miliziani e all’esplosione del mezzo.

– Il sito Wikileaks ha pubblicato i verbali secretati del Pentagono sull’accaduto: "Alle ore 03.25 un automezzo che transitava sul ponte orientale di Nassiriya non si è fermato al checkpoint italiano e veniva conseguentemente ingaggiato con armi leggere. Quindi si è prodotta una grande esplosione, seguita da una seconda da cui si è valutato che il veicolo avesse dell’esplosivo".

– Wikileaks però spiega come la versione italiana sui fatti, possa fare riferimento ad un altro episodio analogo, accaduto un’ora più tardi cioè alle 04.25, dove i soldati italiani spararono contro un mezzo che non si era fermato al checkpoint. Quindi iniziò una battaglia nella quale diversi insorti rimasero uccisi e altri feriti.

– La morte di Marracino – Novità anche sulla morte del soldato Marracino. I documenti online indicano che il militare è stato accidentalmente colpito durante un’esercitazione. E non che sia morto per un colpo accidentalmente partito dalla sua arma.

– In un rapporto americano datato il 15 marzo 2005, classificato segreto e ora pubblicato da Wikileaks con diversi tagli, si legge che "alle ore 13, un (militare italiano) stava prendendo parte a un’esercitazione di tiro a Nassiriya. E’ stato accidentalmente colpito alla testa. E’ stato trasferito all’ospedale in Camp (Mittica) e classificato come incidente. E’ stato trasferito all’Ospedale navale di (Kuwait City). E’ morto alle 16.45 circa".

– La madre dichiara "a noi hanno sempre detto che Salvatore è morto per un incidente causato dalla sua arma. Non so bene come – ha aggiunto – ma pare che sia partito un colpo da un’arma che si era inceppata più volte". Del resto, anche quando fu data notizia della morte del sergente il 15 marzo 2005, furono sollevati da più parti interrogativi e dubbi sulla ricostruzione ufficiale che era stata fornita dall’Esercito. A quanto venne reso noto all’epoca, il militare si era sparato sul volto tentando di disinceppare l’arma mentre era impegnato in una esercitazione di tiro programmata. Ma trattandosi di un soldato esperto, sembrava difficile credere che, per tentare di risolvere l’inceppamento, egli rivolgesse l’arma contro il proprio volto. Inoltre, si rilevava che la canna del Minimi, il modello di arma impugnato da Marracino, è lunga circa un metro, e ci vogliono lunghe braccia per arrivare al calcio e sparare impugnando l’arma a rovescio.

Anche l’autopsia aumentò dubbi: l’esame evidenziò infatti, un foro d’ingresso sulla fronte, non sotto lo zigomo come era stato detto inizialmente dalle fonti ufficiali. Il proiettile era penetrato nella scatola cranica spappolando la parte superiore del cervello e causando la morte del parà.

– La reazione di La Russa – "Esaminerò le informazioni del sito ma si tratta di episodi molto precedenti al mio incarico. Non mi sembrano emergere novità sostanziali che facciano cambiare il giudizio lusinghiero sui nostri militari – è il commento del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, intervenuto su SkyTg24 – La trasparenza è il punto principale del cambiamento che potevo attuare. Non perchè i ministri che mi hanno preceduto, in particolare il ministro Parisi, non volessero trasparenza, ma sono modificate le condizioni. Il governo Berlusconi al proprio interno non ha forze che contrastano la presenza militare nelle missioni. Il governo Prodi invece aveva nella sua maggioranza un numero decisivo per il mantenimento del governo, che voleva il ritiro dalle missioni. Era inevitabile – conclude il Ministro – che quel governo non dico non usasse trasparenza, ma tenesse sotto traccia alcuni elementi della reale situazione in Afghanistan".

25/10/2010
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Bologna notizie        101026
Wikileaks e le bugie dell’Italia

BOLOGNA, 26 OTT. – Il sito di informazione libera Wikileaks smentisce la versione ufficiale dell’esercito italiano su due vicende accadute in Iraq tra l’agosto 2004 e marzo 2005.

– La prima riguarda l’esplosione, nell’agosto 2004, di un’ambulanza nella quale sarebbero morte tre persone, tra le quali una donna incinta. Le fonti ufficiali italiane dichiararono di essere state vittime di un attacco a colpi di arma da fuoco al quale avevano risposto causando l’esplosione del mezzo sul quale era presente dell’esplosivo. Il mezzo in questione sembrava, inoltre, non avere le sembianze classiche di un’ambulanza.

– Un documento del Pentagono, pubblicato da Wikileaks, sostiene invece che il mezzo sarebbe stato colpito dall’esercito italiano perché non fermatosi ad un check-point.

– La seconda riguarda la morte, durante un’esercitazione, del soldato italiano Marracino. All’epoca la versione ufficiale dell’Esercito italiano parlò di un incidente causato dallo stesso Marracino che nel tentativo di disinceppare un’arma la puntò contro di se andando incontro all’incidente a lui fatale. Questa versione destò da subito perplessità, data l’esperienza maturata sul campo dal nostro soldato risultava difficile credere che avesse rivolto verso di se il suo fucile modello Minimi, la cui canna, per giunta, era lunga circa metro. Inoltre l’autopsia rilevò che il foro d’ingresso del proiettile era sulla fronte e non sotto lo zigomo, come rilasciato inizialmente dalle fonti ufficiali. Ora wikileaks pubblica un rapporto americano, con numerosi tagli, datato 15 marzo 2005 in cui si parla di un soldato caduto, colpito accidentalmente durante un’esercitazione.

Il ministro della difesa La Russa, ai microfoni di SkyTg24, ha rinnovato la fiducia ai nostri militari, ritenendo che le nuove indiscrezioni non siano tali da far mutare il giudizio complessivo sull’operato dell’esercito italiano in Iraq. Ha imputato, inoltre, la mancanza di trasparenza su queste vicende all’instabilità parlamentare del precedente governo, che aveva al suo interno forze marcatamente antimilitari.

Maria Scopece
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Terra 101026
La guerra sanguinaria dei nostri soldati in Iraq
Inviato da redazione il Mar, 26/10/2010 – 14:30
Annalena Di Giovanni da Beirut
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CONFLITTI. Nelle migliaia di files rivelati da Wikileaks il conflitto si rivela in tutta la sua crudezza. Torture, vittime civili, massacri, tutto è sempre stato a conoscenza dei vertici militari e politici degli alleati.

– «Gli italiani a Nassiriya? Me li ricordo ancora», racconta Ali, documentarista iracheno. «Eravamo lì con le telecamere a lavorare quando hanno aperto il fuoco contro di noi. Gli abbiamo urlato in inglese che eravamo una troupe, ma non ci capivano. Abbiamo urlato, “film”, “Fellini”, “Roma città aperta”, tutto quello che ci veniva in mente, e finalmente hanno capito e abbassato le armi». A quanto pare era così, in quei giorni. E per saperlo ormai basta veramente poco. È monumentale l’opera di classificazione e indicizzazione di Wikileaks che stavolta per i files militari iracheni ha persino cancellato nomi e riferimenti diretti per tutelare la privacy dell’esercito USA. 391mila files alla portata di tutti; basta un click, e si scopre che il Re è nudo. E che di quello che stava succedendo in Iraq in questi sette anni di guerra, minuto per minuto, si sapeva tutto.

 

– O almeno lo sapeva chi la guerra ha continuato a gestirla, incidente dopo incidente, un caso di tortura dopo l’altro, incurante delle migliaia di “effetti collaterali” che, quando arrivavano sui nostri schermi, passavano invariabilmente come pattuglie nemiche sgominate dagli alleati.

– Fra i files di wikileaks c’è veramente di tutto, dalla lista dei sospetti attentati fino alla cronaca delle manifestazioni che gli iracheni convocavano pacificamente per chiedere di riscuotere le pensioni e gli stipendi che il governo installato dagli Usa tratteneva, o per chiedere il diritto di tornare al lavoro anche se si era sunniti e quindi sospettati di simpatizzare per Saddam, o chiedere la riapertura delle scuole o protestare contro la privatizzazione delle risorse petrolifere che il Pentagono aveva fretta di gestire.

 

– Dagli acronimi del gergo militare prende forma la Nassiriya in cui i nostri ragazzi, brava gente si sà, erano andati a portare la democrazia. Ed eccoli là, il 5 aprile 2004: sono sulle rive dell’Eufrate che cercano di guadagnare posizione sui tre ponti strategici intorno a Nassiriya. È l’operazione Antica Babilonia, quando gli italiani si ritrovano ad affrontare gli uomini dell’esercito del Mahdi che marciano sui ponti.

– Si tratta di milizie fedeli a un giovane predicatore di nome Moqtada Sadr, bande autocostituitesi fra le banlieues sciite a sud di Baghdad (già a Bassora il controllo dei partiti pro-iraniani non permette ai saadristi di controllare il territorio). (Praticamente un fuoriprogramma, per l’Iraq che gli Usa avevano in mente ma che, ci raccontano sempre le migliaia di files di wikileaks, non è che il prodotto dell’ennesimo passo falso del Pentagono: armare gli sciiti per liberarsi dei sunniti). Gli italiani aprono il fuoco.

 

– Uno scontro ad armi leggere, il nemico non è particolarmente equipaggiato, che lascia sul campo 25 iracheni. Ma non saranno gli ultimi, a morire su quei ponti. A passare per quei check point italiani nei mesi successivi erano decine di mezzi ogni giorno – naturalmente, soltanto per estrema necessità, visto che ne seguivano continuamente scontri e detenzioni. Così fu anche all’alba del 5 agosto quando, alle 3:25, si racconta sbrigativamente di un veicolo che non si ferma, viene crivellato dai colpi italiani ed esplode con i passeggeri a bordo. Non si aggiunge altro, e una mezz’ora dopo segue un nuovo incidente. E poi un altro ancora. Nuovi scontri, nuove minute dell’esercito Usa.

 

– Ma di questa storia ci venne data tutta un’altra versione dai nostri generali; che i passeggeri aprirono il fuoco e che il mezzo era carico di esplosivo. Autodifesa, insomma. Niente di tutto questo per wikileaks. Quella notte la famiglia a bordo del furgone, inclusa una donna incinta e i bambini, pagarono con la vita il semplice gesto di non essersi fermati. Forse fu l’ennesima incomprensione linguistica di cui sopra. Forse fu la paura. Non lo sapremo mai. É soltanto uno dei quasi 400mila punti interrogativi che Wikileaks ci ha consegnato.

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