Quel che rimane sono i caduti

Germania, pol. estera, Irak,  guerrra               German Foreign Policy            06-01-15

Come nel caso del bombardamento della Jugoslavia anche in Irak sono stati violati, sotto il governo rosso-verde Schröder-Fischer, i trattati internazionali e la Costituzione tedesca.

Nei paesi arabi la falsa immagine della politica estera tedesca, che si vuole paficista e altruista è ancora presente, e di ciò i servizi tedeschi hanno approfittato anche per il caso Osthoff.

Nonostante la situazione in continuo mutamento, la Germania ha sempre potuto valersi per i suoi servizi in Centro Asia e MO di capacità logistiche che ne ha fatto un ambito fornitore di servizi sia nella progettazione che nella realizzazione dell’attacco all’Irak.

La cooperazione dei servizi segreti tedeschi all’attacco americano contro l’Irak (ora sostanzialmente riconosciuta dalla loro centrale tedesca), è stata resa possibile da decenni di cooperazione tra i servizi segreti e di collegamenti esclusivi.

Gli agenti dei servizi tedeschi (BND) avrebbero partecipato alla preparazione dell’attacco, poi fallito, contro l’ex presidente iracheno Saddam Hussein; avrebbero procurato alla coalizione la legittimazione della guerra, con false informazioni su presunte armi di distruzione di massa, per manipolare l’ONU. [vedi precedenti rassegne per altri particolari].

I responsabili politici tedeschi di questi fatti continuano a occupare alte cariche, nel ministero degli Interni (August Hanning), nella direzione dell’apparato di spionaggio (Ernst Uhrlau, allora coordinatore dei servizi della Cancelleria federale), agli Esteri (Frank-Walter Steinmeier, allora incaricato del governo per i servizi di intelligence).

Grazie alle conoscenze accumulate durante la Prima Guerra Mondiale, dopo il 1945 la Germania ha potuto riattivare vecchi collegamenti, sia in Irak che in Siria.

Nell’estate 1979, l’allora presidente BND e in seguito ministro degli Esteri, Klaus Kinkel, diede avvio alla formazione di agenti iracheni in Germania, e passò al governo di Baghdad dati personali sull’opposizione irachena.

Sulla fornitura di armi teesche, ad es.; la società introdotta dal BND, Telemit, esportò prodotti bellici in Irak per circa 100mn. di DM; oltre la metà delle società estere che contribuirono all’armamento dell’Irak provenivano dalla Germania federale. Nel 1982 in Germania furono addestrati poliziotti iracheni, anche all’utilizzo di vari tipi di gas bellici.
Secondo un esperto tedesco del settore, i servizi tedeschi all’estero «sono sempre stati in posizione migliore di quelli americani o dei concorrenti europei per quanto concerne i contatti di intelligence con il mondo arabo», compresa la Siria, dove il BND aveva stabilito una sua sede legale.
La cooperazione dei servizi tedeschi con Damasco risale agli anni 1950, quando l’ex comandante SS Alois Brunner, direttamente responsabile di massacri di ebrei europei, grazie all’aiuto del capo dei servizi tedeschi Reinhard Geheln evitò la condanna rifugiandosi in Siria, dove operò come esperto dei servizi per il MO, e dove fece da “consulente sulla questione ebraica”.
Brunner arrivò in MO in seguito all’ingresso degli agenti tedeschi in quasi tutti i paesi arabi.
Nell’organizzazione precorritrice del BND “Organisation Gehlen” Brunner prese parte alla creazione dei servizi segreti egiziani.
A volte i servizi delle due Germanie si trovavano ad operare parallelamente a Baghdad, tenendosi in scacco a vicenda.
Quando il BND era costretto a ridurre la propria attività o addirittura ritirare i propri agenti da Baghdad, questi venivano trasferiti anche in Afghanistan; è quanto è successo anche con la guerra in corso.
Il pendolarismo tra Baghdad e Kabul è diventato leggendario ed, in seguito alle recenti rivelazioni, aumenterà.
Anche nel 1917 gli agenti tedeschi lasciarono l’insicura Baghdad per Kabul, dove, come ora, parteciparono agli affari bellici. Il compito assegnato a Oskar von Niedermayer[1] fu quello di spingere la leadership afgana ad una guerra santa contro Russia e GB.
L’atteggiamento anti-coloniale dei tedeschi, che si presentavano come amici della libertà e oppositori della guerra di rapina occidentale, conquistò loro forti simpatie, che sfruttarono dopo la guerra.
Dal 1920 l’attività dei servizi segreti berlinesi venne ampliata all’ombra di progetti civili e coinvolse diplomati della Scuola superiore reale di lingua tedesca “Maktab al Nedscha” di Kabul, fondata nel 1924. Da essa nel 1938 uscirono 900 diplomati afgani da cui vennero reclutati informatori e futuri agenti; altri agenti vennero tratti dalla scuola ufficiali di Kabul diretta dai tedeschi.
Parte della rete di agenti afgani rimase intatta dopo il 1945, e formò la base della tenaglia spionistica che operava in Occidente da Damasco e in Oriente da Kabul, comprendendo Baghdad.
Grazie alla Teheran connection, fiorente con Reza Pahlavi, La rete BND poté allargarsi a comprendere Damasco-Teheran-Kabul. I famigerati servizi iraniani SAVAK operarono assieme a quelli tedeschi.


[1] Oskar von Niedermayer (1885, Freising – 1948, Vladimir (Russia) (200 km a est di Mosca), ufficiale, professore ed avventuriero tedesco. Il Lawrence d’Arabia tedesco cercò di spingere i persiani, afgani e indiani contro la potenza coloniale britannica. Giunto a Kabul il 1° ott. 1915, non riuscì a istigare gli afgani contro la GB e dovette ritirarsi nel maggio 1916. Tra le due guerre mondiali, von Niedermayer si unì al circolo di geopolitica attorno al prof. Karl Haushofer, pubblicò scritti su etnie e culture tra Baghdad e Kabul; divenne professore di geografia militare e politica militare a Berlino. Durante la Seconda Guerra mondiale comandò una divisione di volontari nordcauscasici di origini turche; condannato a 25 anni di carcere dopo la liberazione dell’Armata rossa. [N.d.T.]

German Foreign Policy  06-01-15

Zurück blieben Tote
BERLIN/BAGDAD
(Eigener Bericht) – Die Bundesrepublik Deutschland hat am Angriffskrieg gegen den Irak teilgenommen und damit zum zweiten Mal binnen weniger Jahre Verbrechen gegen die UN-Charta begangen. Wie im Fall der völkerrechtswidrigen Bombardierung Jugoslawiens wurde der Bruch internationaler Verträge und der deutschen Verfassung auch im Irak unter der Regierung Schröder-Fischer vollzogen. Die unmittelbare Beteiligung an den Gewaltoperationen ergibt sich aus Einlassungen des Staatssekretärs im Innenministerium und früheren Chefs der deutschen Auslandsspionage (BND), Dr. August Hanning. Hanning hat die kriegswirksame Tätigkeit mehrerer deutscher Agenten eingeräumt. Die Zuarbeit des Bundesnachrichtendienstes für den US-Überfall war wegen jahrzehntelanger Geheimdienstkooperationen möglich und bediente sich exklusiver Verbindungen. Die deutsche Auslandsspio
nage sei in der Ausforschung der arabischsprachigen Staaten ihren westlichen Partnerdiensten nach wie vor weit überlegen, heißt es unter Geheimdienstexperten. Das herausragende Wissen des BND beruht auf Traditionslinien, die bis in den Ersten Weltkrieg zurückreichen und nach 1945 zur Revitalisierung alter NS-Verbindungen führte. Betroffen ist neben dem Irak auch Syrien, ein weiteres Objekt westlicher Umsturzdrohungen.
Die Zuliefer-Tätigkeit des BND für die Invasionstruppen der USA und ihrer Verbündeten ist von der deutschen Geheimdienstzentrale inzwischen grundsätzlich zugegeben worden. Bei den eingestandenen BND-Aktivitäten handelt es sich um die Eingrenzung lohnender Bombenziele durch Ausgrenzung anderer Objekte. Die Verantwortlichen möchten glauben machen, bei ihrer Fokussierung des Bombengeschehens habe es sich um eine Art humanitärer Zielsteuerung gehandelt. Presseberichten zufolge wirkten deutsche Spione in Bagdad nicht nur indirekt, sondern auch direkt an der Bestimmung von Angriffszielen mit. Besonders schwerwiegend ist der Vorwurf, BND-Mitarbeiter wären an der Vorbereitung eines fehlgeschlagenen Angriffs auf den damaligen Staatspräsidenten des Irak beteiligt gewesen. Auch Truppenbewegungen und Verteidigungsstellungen der irakischen Streitkräfte sollen von den deutschen Agenten über die BND-Zentrale und Dritte an das US-Militär weitergeleitet worden sein.[1] Wie US-Quellen bereits vor mehreren Monaten berichteten, haben deutschen Spionage-Stellen schon in der Eröffnungsphase des Krieges zur Legitimation des Überfalls beigetragen. Maßgeblich dadurch konnte es zur Täuschung der UNO-Vollversammlung kommen [2]; die politisch Verantwortlichen sind weiterhin in Spitzenpositionen tätig und arbeiten heute im Innenministerium (August Hanning), in der Führung des Spionageapparats (Ernst Uhrlau, damals Geheimdienstkoordinator im Bundeskanzleramt) sowie im Auswärtigen Amt (Frank-Walter Steinmeier, damals Beauftragter der Bundesregierung für die Nachrichtendienste).[3]
Kampfgase
Die exklusiven Erkenntnisse des BND, die die deutsche Geheimdienstzentrale den US-Invasionstruppen direkt oder über Dritte zur Verfügung stellte, beruhen auf einer jahrzehntelangen und engen Zusammenarbeit des deutschen Dienstes mit der Regierung des Irak. Nach undementierten Berichten hat der damalige BND-Präsident und spätere Außenminister Klaus Kinkel bereits im Sommer 1979 die Ausbildung irakischer Agenten in der Bundesrepublik in die Wege geleitet sowie der Regierung in Bagdad persönliche Daten irakischer Oppositioneller übergeben.[4] Kinkel bot später außerdem Rüstungslieferungen sowie die Ausbildung irakischer Polizisten an.[5] Allein die vom BND angeleitete Firma Telemit exportierte Militärgüter im Wert von rund 100 Millionen DM in den Irak; mehr als die Hälfte aller ausländischen Unternehmen, die während der 1980er Jahre zur Aufrüstung des Irak beigetragen hatten, stammten aus der Bundesrepublik.[6] Irakische Polizisten wurden im Jahr 1982 in Deutschland instruiert; die Maßnahmen umfassten auch Anweisungen zur "Anwendung verschiedener Arten von Kampfgasen".[7]
Vorsichtiger
Nach Auskunft des Geheimdienst-Experten Erich Schmidt-Eenboom gegenüber german-foreign-policy.com war der deutsche Auslandsgeheimdienst "bei den nachrichtendienstlichen Kontakten zur arabischen Welt (…) immer weit besser als die Amerikaner oder auch als europäische Konkurrenten".[8] Die Kontakte betreffen unter anderem Syrien, in dessen Hauptstadt der BND im Jahr 1989 eine Legalresidentur etablierte. Wie Schmidt-Eenboom berichtet, ist man in Syrien nach dem jüngsten US-Überfall auf den Irak bei der Geheimdienstkooperation mit den Deutschen "vorsichtiger" geworden – das hinderte freilich nicht die vertrauensvolle Zusammenarbeit im Zuge der Folterhaft des Deutschen Haydar Zammar. Zammar, der in einem syrischen Gefängnis sitzt, ist dort im Jahr 2002 von deutschen Geheimdiensten vernommen worden.
"Berater für Judenfragen"
Die bundesrepublikanische Geheimdienstkooperation mit Damaskus reicht bis in die 1950er Jahre zurück. Zu diesem Zeitpunkt entzog sich der ehemalige SS-Obersturmbannführer Alois Brunner, der für den Massenmord an europäischen Juden unmittelbar verantwortlich ist, mit Unterstützung des deutschen Spionagechefs Reinhard Gehlen der Strafverfolgung durch Flucht nach Syrien. Dort wurde Brunner als Geheimdienstexperte für den Nahen Osten tätig. Brunner beteiligte sich innerhalb des BND-Vorläufers "Organisation Gehlen" auch am Aufbau des ägyptischen Geheimdienstes.[9] In Syrien galt er zeitweise als "Berater für Judenfragen".[10]
Pendelverkehr
Brunners Entrée in die nahöstliche Agentenszene folgte der Einzug deutscher Geheimdienstmitarbeiter in praktisch sämtliche arabischen Staaten. Die Arbeit in Bagdad galt lange Zeit als schwierig, da das irakische Baath-Regime selbstbewusster auftrat als seine syrische Variante und den Systemkampf besser zu nutzen wusste: Zeitweise operierten in Bagdad die Geheimdienste beider deutscher Staaten parallel und hielten sich gegenseitig in Schach. Sofern die BND-Tätigkeit in der irakischen Hauptstadt reduziert werden musste oder zu einem vollständigen Rückzug der Agenten führte, wichen die deutschen Spionagebehörden unter anderem nach Afghanistan aus – so auch während der heutigen Besatzung. Der Pendelverkehr zwischen Bagdad und Kabul ist legendär und dürfte angesichts der jetzt bekannt gewordenen Tatsachen zunehmen.
Stützpunkt Kabul
Alternierende Stützpunkte in Bagdad und Kabul gehören zum üblichen Operationstableau der deutschen Auslandsspionage. Bereits 1917 flohen deutsche Agenten aus der unsicher gewordenen irakischen Hauptstadt nach Afghanistan, wo sie – wie heute – dem Kriegsgeschäft nachgingen. Aufgabe der Gruppe um Ritter Oskar von Niedermayer war die Aufstachelung der afghanischen Führung, die zum heiligen Krieg gegen Russland und Großbritannien bewegt werden sollte. Die anti-koloniale Attitüde der Deutschen, die sich als Freiheitsfreunde und Gegner des westlichen Eroberungskampfes ausgaben, trug ihnen erhebliche Sympathien ein; sie nutzten sie nach Ende der Kriegsereignisse. Ab 1920 wurde die Berliner Agententätigkeit im Schatten ziviler Projekte ausgeweitet und zog Abgänger der deutschsprachigen Oberrealschule "Maktab al Nedschat" in Kabul heran. Das 1924 gegründete Institut brachte es 1938 auf über 900 afghanische Schüler, aus denen V-Leute und Perspektivagenten rekrutiert wurden. Über ihre abschließende Eignung entschieden Studienaufenthalte in Berlin. Weiteres heimisches Agentenpersonal bezog das NS-Regime von der deutsch geführten Generalstabsschule in Kabul, die eine afghanische Polizeischule ergänzte – unter Leitung eines deutschen Polizeimajors.
Begehrt
Teile des afghanischen Agentennetzes blieben auch nach 1945 intakt und bildeten den Grundstock der Spionagezange, die im Westen von Damaskus, im Osten von Kabul aus operierte und Bagdad umfasste. Mit der Teheran-Connection, die unter Schah Reza Pahlevi blühte und den berüchtigten Geheimdienst SAVAK zum Partnerdienst des BND machte, konnte das BND-Tableau zu einem Dreieck erweitert werden: Damaskus-Teheran-Kabul. Trotz wechselnder Herrschaftskonjunkturen in Zentralasien und im Mittleren Osten verfügte die deutsche Auslandsspionage damit über logistische Fähigkeit
en, die sie bei Planung und Durchführung des Überfalls auf den Irak zu einem begehrten Dienstleister machte.
Keiner der Angreifer hatte historische Beziehungen wie Berlin vorzuweisen; keiner konnte die Angriffsopfer derart täuschen, da man in Bagdad weiterhin an den anti-kolonialen und anti-westlichen Grundzug der deutschen Politik glaubte.
Täuschung
Wie der durch Geiselnahme gescheiterte Einsatz der angeblichen Archäologin Susanne Osthoff zeigte, ist das Trugbild einer deutschen Außenpolitik, die sich der altruistischen Friedensliebe verpflichtet, in den arabischen Staaten noch immer lebendig.[11] Von diesem Mythos hat die deutsche Spionage bereits im Fall Osthoff profitiert; schwerwiegender und für die Betroffenen fürchterlich war die Täuschung, die der irakischen Bevölkerung am Vorabend des Überfalls angetan wurde, als man in Bagdad den Verbleib deutscher Geheimdienstagenten hinnahm. Zurück blieben Tote.
[1] Kampfhilfen aus Pullach; Süddeutsche Zeitung 13.01.2006. BND meldete den Amerikanern auch Truppenbewegungen; Spiegel Online 14.01.2006
[2] s. dazu Bloßgestellt
[3] s. dazu Straflosigkeit und Eskalation
[4] Bundestags-Drucksache 13/4374 vom 17.04.1996
[5] Erich Schmidt-Eenboom: Schnüffler ohne Nase. Der BND – die unheimliche Macht im Staate, Düsseldorf 1993
[6] s. dazu Deutschland: Bedeutendster Waffenlieferant des Irak und "Gängige Kaliber
[7] Der Exportweltmeister als Todeshändler. Die Beteiligung der Bundesrepublik an der Aufrüstung des Irak; epd-Entwicklungspolitik 15/2002
[8] s. dazu Interview mit Erich Schmidt-Eenboom
[9] s. dazu Ankerland
[10] Georg Hafner, Esther Schapira: Die Akte Alois Brunner, Frankfurt am Main 2000
[11] s. dazu Rückzugsgebiet und Lügen

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