Putin zittisce le radio Usa alla vigilia del G8 in Russia

Fabrizio Dragosei

Con un pretesto burocratico il Cremino vuol chiudere le
emittenti figlie della Guerra Fredda

Al summit sarà annunciato un
accordo sul nucleare civile

MOSCA – La guerra fredda è morta e sepolta da un pezzo,
l’Unione Sovietica non esiste più e la settimana prossima George e Vladimir si
ritroveranno per l’ennesima volta assieme ai leader degli altri Paesi più
industrializzati per il summit dei partner del G8. Per di più in terra di
Russia, a San Pietroburgo. Ma gli Stati Uniti continuano a finanziarie
stazioni radio volte a far arrivare in quello che una volta era
l’«oltrecortina» la voce del mondo libero
. E Mosca, sempre più insofferente
verso qualsiasi critica interna ed esterna, ha ripreso a tentare di mettere i
bastoni fra le ruote alle stazioni radio americane.

La denuncia è venuta dal Washington Post e poi è stata ripresa dagli
altri media americani. Con un pretesto burocratico, le autorità russe stanno
facendo in modo che i notiziari di Voice of America e Radio Liberty non
vengano ritrasmessi su tutto il territorio (tranne che a Mosca e San
Pietroburgo) dalle decine di radio locali russe che hanno un accordo con le
emittenti finanziate dagli Stati Uniti. Il tutto dopo che un giornalista di Radio
Liberty
aveva intervistato il capo dei terroristi ceceni di Beslan Shamil
Basayev
. Una volta tra Usa e Urss la situazione era assai più limpida. Gli
americani trasmettevano in onde corte dall’Europa occidentale con potentissime
antenne. I sovietici usavano tutti i mezzi possibili per disturbare i notiziari
e rendere impossibile la ricezione tramite le radioline che di nascosto tutti
possedevano. Poi l’Urss si è sciolta, la democrazia è arrivata ufficialmente
in Russia, ma Voice of America e Radio Liberty hanno continuato
il loro lavoro aprendo sedi a Praga e Mosca
.
Dalla capitale russa Radio Liberty trasmette in onde medie, ma tanti
ascoltatori ricevono i programmi tramite stazioni russe che usano l’FM. Ora il
ministero della Cultura ha «scoperto» che queste stazioni hanno la licenza per
mandare in onda programmi propri e non per ritrasmettere quelli americani
.
Se non si attengono alla loro licenza possono perderla del tutto. Inoltre
nel 2008 (anno delle elezioni presidenziali) scade la licenza di Radio
Liberty
e potrebbe non essere rinnovata
. Un brutto segnale alla vigilia
del vertice di San Pietroburgo, come tanti altri che da tempo i critici di
Mosca denunciano. Soppressione delle tv libere e dei giornali, azioni
giudiziarie contro i nemici del Cremlino, a cominciare dall’ex patron della
Yukos Mikhail Khodorkovskiy, in carcere in Siberia. L’uso politico della
giustizia si sarebbe ripetuto, secondo i media americani, anche nella regione
sub-artica di Nenetskiy, ricca di gas e petrolio
.
Il governatore in carica Aleksey Barinov, eletto con voto popolare (ora i
governatori sono scelti dal Cremlino) è stato arrestato per presunte
appropriazioni indebite risalenti alla fine degli anni ’90. Il governatore era
vicino alla compagnia petrolifera privata Lukoil, in guerra nella regione con la
Rosneft, controllata dagli uomini del Cremlino
. Le critiche per il mancato
rispetto dei diritti umani non impediscono comunque ai partner occidentali, Usa
in testa, di fare affari con Mosca; dopo tutto «business is business». Al G8
Bush annuncerà un accordo sul nucleare civile con Mosca. La Russia potrà
importare e stoccare il combustibile usato dalle centrali che adoperano
tecnologia americana in tutto il mondo. In cambio Washington abbassare i dazi
sull’uranio russo importato
.

 

Antenne finanziate da Washington per
contrastare l’Unione Sovietica

LE RADIO DELLA GUERRA
FREDDA
«The Voice of America» (La
voce dell’America), quartier generale a Washington, è una radio (con servizio
Web) finanziata dal Congresso Usa (budget di oltre 160 milioni di dollari annui).
Trasmette programmi in 50 lingue. Con la consorella Radio Free Europe/Radio
Liberty (Rfe/Rl), che oggi ha sede a Praga, nacque nel clima della Guerra
Fredda per diffondere messaggi nell’Europa dell’Est e nell’Urss
PUTIN E IL CASO CECENIA I problemi per queste radio in Russia sono
cominciati un anno fa, quando un’intervista al capo terrorista ceceno Shamil
Basayev fece infuriare il presidente Putin. Alla programmazione russa di Rfe/Rl
lavorano 250 giornalisti

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