MARCO PATUCCHI
Il ministro dello Sviluppo Economico chiede all´Authority
un decalogo sulle misure. Possibile un ddl parallelo a Dpef e Finanziaria
Bersani contatta l´Antitrust
e avvia il piano sulle liberalizzazioni
Il governatore di Bankitalia Mario Draghi ha chiesto più concorrenza
Nel mirino gli ordini, le tariffe e gli ostacoli per l´accesso alla professione
ROMA – «Ormai ho imparato che le liberalizzazioni
si fanno e non si dicono perché quando si annunciano non si fanno». Pierluigi
Bersani la mette così ricordando evidentemente quando, da ministro
dell´Industria del primo governo Prodi, sudò le proverbiali sette camicie per
trasformare in legge le riforme dell´energia e del commercio. Ma dietro la
melina del ministro dello Sviluppo Economico, stanno prendendo forma i primi
interventi di liberalizzazione che il premier Prodi ha chiesto di inserire nel
prossimo Dpef per dare un segnale concreto sul tasso di riformismo del nuovo
esecutivo. E che dovrebbero confluire in uno o più disegni di legge ad hoc,
paralleli al Documento di programmazione economica e alla Finanziaria.
In prima battuta si sta lavorando al riassetto delle professioni (avvocati,
notai, architetti) e a quello dei servizi pubblici locali, le cosiddette
municipalizzate. Due obiettivi compresi in un progetto più complessivo per
il quale Bersani ha preso contatto con l´Antitrust (il capo di gabinetto del
ministero ha già incontrato a più riprese gli uomini dell´Autorità garante)
chiedendo una sorta di decalogo delle misure possibili sul fronte della
concorrenza. Il menu va dalla liberalizzazione della vendita dei farmaci da
banco, alla trasformazione degli agenti assicurativi monomandatari in
plurimandatari; dai panificatori al nodo dei costi dei servizi bancari.
I tecnici del ministero, in questa fase, lavorano facendo sponda anche con gli
uffici di Palazzo Chigi (dove, peraltro, il premier può fare affidamento sui
consigli dei sottosegretari Fabio Gobbo, a suo tempo componente dell´Antitrust,
ed Enrico Letta, già ministro dell´Industria autore della liberalizzazione sul
gas), e operano sull´abbrivio del "pacchetto-energia" varato nei
giorni scorsi come primo atto tangibile del governo sul fronte della
concorrenza.
Ma se in questo caso sono bastati pochi giorni per scrivere e approvare il
disegno di legge, non sarà semplice mettere mano agli ordini professionali e
alle municipalizzate: ci hanno provato negli ultimi anni esecutivi di
centrosinistra e di centrodestra, infrangendosi però puntualmente sugli scogli
delle potentissime lobby delle professioni o sulle barricate di quello che in
molti hanno definito "neostatalismo municipale di ritorno". «Un
sistema ramificato simile a tante piccole Iri all´ombra di tutti i colori
politici», ha denunciato di recente il presidente di Confindustria, Luca
Cordero di Montezemolo, a proposito delle aziende pubbliche che gestiscono
energia, acqua e trasporti a livello locale. E sullo stesso tema non ha
lesinato critiche il governatore della Banca d´Italia: «Nei servizi
pubblici locali – ha detto Mario Draghi nelle sue considerazioni finali – la
privatizzazione ha fatto pochi passi in avanti mentre la liberalizzazione manca
quasi del tutto, tanto che la gestione può essere affidata senza gara a società
pubbliche o miste». Per non parlare dell´Antitrust che ha lanciato strali su
entrambi i fronti: «In Italia esiste una regolamentazione in molti casi
sproporzionata – è la tesi del presidente dell´Authority, Antonio Catricalà –
che attribuisce ingiustificati privilegi ai professionisti: si limita così
l´accesso al mercato e se ne riduce l´efficienza complessiva a danno dei
consumatori». E sulle municipalizzate: «Nuovi monopolisti sul territorio, forti
di voti e di posti di lavoro, che chiudono l´accesso al mercato».
La stella polare che sta guidando il progetto di riforma delle professioni è
l´Unione europea. Anche se il compromesso raggiunto sulla direttiva
Bolkestein ha di fatto "risparmiato" queste categorie dalla
liberalizzazione, sulla scrivania di Palazzo Chigi Prodi ha trovato tutte le
lettere di messa in mora e le procedure d´infrazione avviate su vari versanti,
tra i quali le tariffe di avvocati, architetti e ingegneri. Proprio il nodo
tariffario è l´obiettivo principale dei piani di riforma allo studio al
ministero dello Sviluppo Economico: i "prezzi predeterminati
inderogabili" applicati, ad esempio, da servizi legali e notai, vengono
infatti considerati un ostacolo alla concorrenza e una difesa di posizioni di
vantaggio acquisite. Sarà ripensato anche il ruolo svolto dagli ordini,
eccessivamente sbilanciati in una funzione di regolamentazione delle attività
professionali e, spesso, ostacolo insormontabile per l´accesso al settore (un´idea
è quella di assegnare alle Università la possibilità di abilitare i giovani alle
professioni). Tra le misure ipotizzate, inoltre, la libertà di
pubblicità da parte dei professionisti; la correzione delle riserve di attività
(ad esempio, la certificazione degli atti notarili); l´eliminazione dei vincoli
all´esercizio della professione in forma societaria. Scopo della riforma è
invertire una tendenza che colloca l´Italia ai margini delle liberalizzazioni
europee: uno studio della Commissione Ue sui servizi professionali –
rilanciato nella relazione annuale di Bankitalia – ha misurato i vincoli
normativi all´entrata e quelli alla concorrenza; ebbene, il nostro Paese
risulta fra quelli con una regolamentazione più stringente in tutte le
professioni. «Le politiche di liberalizzazione – sottolinea in proposito
Via Nazionale – rimangono affidate principalmente alle scelte discrezionali dei
governi nazionali».
Un input che l´esecutivo di centrosinistra sembra aver recepito anche a
proposito dei servizi pubblici locali. Aziende dei trasporti, dell´energia,
dell´acqua che in molti casi hanno raggiunto – grazie anche ad accorpamenti e
quotazioni in Borsa – dimensioni tali da entrare in competizione con le grandi
utilities pubbliche e private nazionali. Anche in questo caso l´intenzione
del governo è di procedere ad un´apertura di un mercato dove molto spesso gli
enti locali che affidano la gestione dei servizi sono, al contempo, proprietari
delle aziende affidatarie. Quindi, più privatizzazioni e gare pubbliche
accessibili veramente alla concorrenza.