Prodi: “Tragedia per tutta l´Italia”

ITALIA, IRAQ, POLITICA

REPUBBLICA Ven. 28/4/2006 CLAUDIA FUSANI

"Dolore per
vittime e famiglie, ma la posizione sul ritiro non cambia".
Bertinotti: "Non è giornata di polemiche". Alemanno: "Scappare adesso
sarebbe sbagliato"


Dopo l’attentato destra e sinistra fanno blocco (da
BERTINOTTI ad ALEMANNO, salvo minoranze estreme): non affrettare ritiro già
deciso.


ROMA – Qualcuno ci prova, dall´estrema destra e
dall´estrema sinistra, a usare i militari uccisi a Nassiriya per attaccare gli
avversari o accelerare i tempi del ritiro. Ma sono tentativi sparuti, isolati.
La linea generale e condivisa da entrambi i Poli arriva di mattina presto,
pochi minuti dopo la notizia dell´attentato, e la detta il leader dell´Unione
Romano Prodi: «E´ accaduto un fatto gravissimo ma ora è il momento del dolore e
del lutto per le vittime, per le loro famiglie e per le forze armate». Per le
polemiche, le rivendicazioni e le strategie ci sarà tempo, dopo. Intanto basti
sapere, aggiunge il Professore, che «la posizione dell´Unione non cambia», cioè
«rientro dei soldati nei tempi tecnicamente necessari e concordati con il
governo iracheno»
. Usa le stesse parole Massimo D´Alema ed è ancora più
esplicito Francesco Rutelli
, presidente della Margherita: «L´agenda
dell´Italia in Iraq non è mai stata e non sarà mai determinata né modificata
dai gesti criminali dei terroristi»
.

Non litigano i Poli. Il ministro Pisanu parla di «morti per costruire la
pace» e il ministro della Difesa Antonio Martino sottolinea con piacere come le
prime telefonate, dopo quelle delle più alte cariche del paese, siano state
quelle di «Fassino, Prodi e Angius». Nel Polo l´unico cenno al ritiro lo fa
il ministro Gianni Alemanno: «La politica non può farsi condizionare dal
terrorismo, i tempi del ritiro sono già stati decisi»
. «Oggi preghiamo – si
raccomanda Giulio Andreotti candidato alla presidenza del Senato – ma il
problema della missione c´è e va affrontato». E la soluzione, sintetizza il
senatore che di politica estera ne sa qualcosa, «è lasciare l´Iraq agli
iracheni».
In questo clima stona Alessandra Mussolini che si preoccupa di prevedere che
«qualcuno a sinistra starà brindando visto che per il 25 aprile qualcuno
gridava "10-100-1000 Nassiriya", sono stati accontentati». E vanno
fuori tema i neo deputati di Rifondazione Francesco Caruso e Vladimir Luxuria
che invece pretendono «il ritiro immediato delle truppe senza tentennamenti»
.
Caruso precisa anche di essere «pronto a qualunque iniziativa, convenzionale e
non se questo provvedimento non sarà tra i primi adottati dal nuovo governo». Caustico
l´ex presidente Francesco Cossiga: «Da Milano chiamano i nuovi resistenti e
Nassiriya risponde»
. L´ex capo dello Stato detta il da farsi: «Le truppe
italiane devono lasciare subito l´Iraq e nel frattempo i militari si astengono
da ogni tipo di operazione ed escano il meno possibile».
La tragedia di Nassiriya diventa una prova di governo per i leader
dell´Unione. Per tutti è chiaro che i nuovi morti non cambieranno tempi e modi
dell´agenda politica decisa dal programma
. «La nostra posizione – spiega
Prodi – non cambia perché è stata a lungo meditata e definita in questi ultimi
tre anni. Ritenevamo e riteniamo che siano diverse le vie per costruire la
democrazia in Iraq». A chi prova a spingere, in un senso o nell´altro, il
segretario dei Ds Piero Fassino manda a dire che «questo lutto nazionale
deve ispirare in tutti un grande senso di responsabilità»
e guai a chi
«prova ad usare strumentalmente questa vicenda dolorosa per piegarla alla
convenienza di questa o quella parte politica». E subito dopo il segretario di
Rifondazione Fausto Bertinotti taglia corto: «Confermiamo il nostro impegno
contro il terrorismo e l´impegno all´unità per sconfiggerlo»
. Per tutto il
resto anche il segretario "senza se e senza ma" dice: «Oggi non è
tempo di polemiche».

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