Francesca Caferri
Nuove critiche al governo Olmert in un´intervista a un
giornale egiziano. D´Alema al telefono con il ministro degli Esteri siriano
Il centrodestra attacca il premier: dimentica le minacce
a Israele
Mentre D’ALEMA contatta il ministro degli Esteri sirano,
PRODI propone un colloquio diretto con l’IRAN per risolvere la crisi fra
ISRAELE e LIBANO.
ROMA – Passa per Damasco e per Teheran la via
italiana alla pace in Medio Oriente e, con il consenso dell´opposizione o meno,
il governo è deciso a mantenere aperti i canali di comunicazione con i due
governi se questo può servire per arrivare a una soluzione della crisi
mediorientale. Con una doppia mossa Romano Prodi e Massimo D´Alema
rilanciano la ricetta italiana per una soluzione alla vicenda libanese: il
primo in un´intervista al quotidiano egiziano Akhbar Elyom in edicola oggi,
apre al regime di Ahmadinejad, incurante delle parole di sfida che anche due
giorni fa il presidente iraniano ha rivolto a Israele. Il secondo, chiama il
suo omologo siriano Wadi Moallem per sollecitare un intervento di Damasco nella
ricerca di una soluzione condivisa.
A dar fuoco alle polveri è Prodi: «Senza un colloquio diretto con l´Iran – dice
al cronista egiziano – diventa molto difficile risolvere questi problemi
proprio perchè l´Iran ha un´importanza indiscutibile» ed è «un Paese chiave
nella politica del Medio Oriente». Questo colloquio, spiega, l´Italia può
portarlo avanti perché «il nostro rapporto con l´Iran è buono non solo dal
punto di vista commerciale, è un rapporto di grande attenzione politica». «Devo
dire però – conclude – che ci aspettiamo dall´Iran gesti concreti, gesti forti
di disponibilità all´aiuto alla soluzione del conflitto». Gesti che il
regime iraniano non pare disposto a fare, a dar credito alle parole pronunciate
due giorni fa dal suo numero uno, che aveva dichiarato che «la vera cura per il
conflitto in Libano è l´eliminazione del regime sionista».
Se da Parigi ieri è arrivata una dura critica a questa posizione – «condanno
questi commenti inaccettabili», ha detto il ministro degli Esteri Philippe
Douste-Blazy – Prodi ha preferito imboccare la strada del silenzio, ribadendo
anzi che la reazione israeliana in queste ore è «eccessiva». Parole che
hanno scatenato le ire dell´opposizione: «Prodi in politica estera usa due pesi
e due misure. È assai sfumato e diplomatico nei confronti dell´Iran ed è molto
polemico nei confronti degli Usa e, specialmente, degli israeliani», ha
commentato il vice-coordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto. Ma anche
sui banchi della maggioranza la strategia di Prodi deve aver provocato più di
un mal di pancia, se è vero che proprio ieri il diessino Umberto Ranieri,
presidente della Commissione esteri della Camera, aveva definito impossibile
il dialogo con «un paese che continua a chiedere la distruzione dello Stato di
Israele».
Prodi tuttavia non sembra intenzionato a fare passi indietro: per promuovere la
sua strategia e discutere di come sbloccare l´impasse alle Nazioni Unite sulla
risoluzione ieri ha chiamato il suo omologo britannico Tony Blair, come aveva
fatto due giorni fa con il presidente francese Jacques Chirac e il primo
ministro spagnolo Josè Louìs Zapatero. D´Alema, da parte sua, si è messo in
contatto con il ministro degli Esteri siriano, Walid Moallem, per chiedergli
che Damasco «svolga un ruolo attivo e eserciti una positiva influenza sui
gruppi e sui movimenti coinvolti nel conflitto».