Prodi alle imprese: concertazione e meno Irap

ITALIA, CONFINDUSTRIA, SINISTRA

CORRIERE Sab. 18/3/2006  
Francesco Alberti


Il leader dell’Unione: non
posso abolirla ma tagliarla. Sul cambio della Biagi gelo della platea

VICENZA – Non se la sente di promettere la
cancellazione dell’Irap, mica si può rinunciare a cuor leggero a un gettito di
35 miliardi di euro l’anno, al massimo «si potrà correggerla»
. E’ sicuro,
«perché i conti li so fare», di riuscire a ridurre in un anno il cuneo fiscale
di cinque punti («E in futuro forse anche di qualcosa di più»), anche se resta
in molti la curiosità di sapere dov’è il trucco, in quale angolo, cioè, saranno
reperiti i dieci miliardi necessari. Evita i fischi, ma non alcuni
interminabili secondi di gelido silenzio, quando rilancia l’intenzione di
riformare quella parte della legge Biagi che «sta precarizzando un’intera
generazione»
.

LE PICCOLE E MEDIE IMPRESEE incassa una tacita disapprovazione
anche quando esclu-de la ripresa del nucleare, ma «non la ricerca in quel
campo»
. Si rifà con gli interessi annun-ciando di voler tassare di più
le rendite finanziarie solo sopra una certa soglia, promettendo poi aiuti alle
piccole e medie imprese, sostegno alla ricerca e «una lotta feroce» alla
crimina-lità nel Meridione
. Si dice certo di poter ridurre del 20% i
costi dell’energia per il Paese
. E altrettanta fiducia, sul fronte delle
relazioni industriali, ripone nello strumento della concerta-zione: «Un’imprenditoria
forte e un sindacato forte: la frammentazione porta solo casino»
.
Romano Prodi all’esame di Confindustria. Un’ora e mezzo di domande da parte di
undici imprenditori nel capannone «G» della fiera di Vicenza. Tre minuti e
mezzo per ogni risposta. Passaggio delicato: cinque anni fa, a Parma, l’allora
candidato Francesco Rutelli uscì malconcio da un analogo esame e alle urne,
poi, furono dolori. Seimila gli imprenditori in platea. Blu e rosso i colori
dominanti.
VENTICINQUE APPLAUSIVenticinque gli applausi, brevi ma convinti. E
un momento di gelido silenzio (sulla Biagi). Atmosfera cordiale, attenta. Ma
nessun fremito di entusiasmo
. Ferruccio de Bortoli, direttore de «Il Sole
24 Ore», nel ruolo di arbitro. Il Professore ha studiato, maschera bene la
tensione e, tra una risposta e l’altra, trova anche il modo di lanciare tre
appelli agli imprenditori: in tema di liberalizzazioni («Siate più attivi»), di
infrastrutture («Investite») e di turismo
(«Possibile che in Italia non ci
sia neanche una grande catena alberghiera?»). Finisce con un Romano Prodi
sollevato
: «Sono molto soddisfatto, vi sono tanti punti in comune tra il
programma dell’Unione e quello di Confindustria. Non ho fatto un comizio, ho
parlato di cose concrete e ho invitato gli imprenditori a compiere delle
scelte».
LA CRESCITA – Le domande vanno sempre al sodo, come la gente di questo
Nord-Est. Quale fisco, Professore? E lui: «Neutrale rispetto al lavoro, alle
famiglie e alle rendite finanziarie»
. L’obiettivo è «aiutare la crescita
delle imprese e poi tanta, tanta innovazione»
. La «mossa», come la chiama
il capo dell’Unione, dovrà arrivare «nei primi cento giorni di governo» e avrà
la forma della riduzione del cuneo fiscale. Le risorse? «Due miliardi e
mezzo di euro li otterremo dalla tassazione delle rendite finanziarie…»
.
Pausa. Sospiro: «Con i furbetti del quartierino una buona tassazione sarebbe
stata opportuna…». Peccato, è andata. E’ un Prodi in versione liberal: rivendica
al suo precedente governo «le uniche liberalizzazioni che siano state fatte»
,
accusa quello attuale di «immobilismo» e, di fronte «all’umiliazione delle
authority di controllo», è convinto che «ne serva una sola, ma forte, in grado
di controllare tutte le reti». Nel suo eventuale governo, afferma, potrebbero
esserci tre nuove figure di viceministro: uno alle politiche giovanili, uno
al turismo e uno alle piccole e medie imprese
(«In Francia per esempio ha
già dato buona prova»). Rilancia l’idea di un Meridione «porta dell’Europa»,
canale di passaggio degli investimenti e dei flussi commerciali dall’Asia
.
L’EXPORTPromette aiuti agli imprenditori sui mercati esteri. E fa
il pieno di applausi quando riconosce che «le coop non hanno diritto ad alcuna
facilitazione se operano sul mercato, mentre è diverso quando si muovono in una
logica cooperativa»
. Rassicurante, esclude rivoluzioni in caso di
vittoria, criticando anzi l’eccesso di spoil system
: «Spesso si
massacra la Pubblica amministrazione solo per assumere gli amici degli amici».
Per chiudere con la riforma elettorale: «Farò di tutto perché si torni a un
sistema che assicuri stabilità al sistema». Al maggioritario, cioè: alleati
permettendo
.

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