Il 1° Maggio di quest’anno arriva in una situazione politica molto significativa per chi vuole lottare per la ripresa del movimento e dell’organizzazione di classe.
Nonostante borghesi e riformisti di ogni risma abbiano fatto di tutto per svilire e depotenziare questa fondamentale giornata di lotta operaia internazionale, riducendola a “kermesse” o ad innocua “processione”, c’è ancora chi ritiene (e noi siamo tra questi) che essa costituisca pur sempre un momento di mobilitazione proletaria, in cui deve essere evidente a tutti chi veramente lotta per l’abbattimento del capitalismo e per una società senza classi.
Da questo punto di vista riteniamo che le cosiddette “avanguardie politiche” debbano ragionare e sviluppare la loro azione su alcuni punti ineludibili.
La crisi capitalistica non accenna a diminuire, anzi si incrudisce: gettando sul lastrico milioni di lavoratori, precarizzando ancor di più chi è già precario, schiavizzando oltre ogni limite chi ancora lavora (vedi il “Jobs Act” del governo Renzi).
Nessuna “ripresa” potrà rimuovere questo fatto, che investe ed ancora investirà pesantemente il movimento operaio nella sua interezza.
La necessaria risposta di classe a tutto ciò – allora – non potrà che tendere a GENERALIZZARE ed UNIFICARE le lotte, dentro un programma comune (garanzia di salario, riduzione d’ orario a parità di salario, difesa delle condizioni minime d’esistenza delle larghe masse proletarie).
La “resistenza operaia” in Italia – come in gran parte dei paesi dell’U.E. – è ancora sotto un livello “minimo” per poter essere considerata tale. Fatta eccezione per le lotte nelle Logistiche, per qualche caso significativo ma ancora isolato (Fiat di Pomigliano, Fincantieri di Mestre), oppure per qualche esperienza di mobilitazione dei disoccupati e dei “senza casa” (Torino, Milano, Roma, Napoli e Palermo), il livello di risposta della classe nel suo complesso è (ahimè!) ben condensata nella lettera che i lavoratori della Lucchini di Piombino si sono sentiti di inviare a papa Francesco affinché… interceda per loro e scongiuri la chiusura dello stabilimento!
Tutto ciò però non deve farci deflettere, anzi deve spronarci a far sì che una piattaforma di classe s’incardini in lotte reali, e queste ultime si congiungano con il necessario lavoro di ricomposizione politica.
La crisi è profonda, e le occasioni non mancheranno ai proletari che non vorranno farsi definitivamente schiacciare da essa.
La situazione internazionale del resto continua a fornirci occasioni dove, se da un lato prevalgono ancora tra i proletari le divisioni nazionaliste e xenofobe alimentate ad arte dalle classi dominanti (vedi Ucraina, ma anche l’ affermazione di liste “antieuropee” o “euroscettiche” nell’U.E.), dall’altro si registrano recenti e significativi segnali di risveglio di classe (Bosnia, ma anche Spagna e Grecia).
Le imminenti elezioni europee segnano, nel campo degli imperialismi continentali, una tappa dove si vuole “legittimare” col voto i nuovi “giri di vite” sui proletari, condotti per conto dei centri di potere del capitale. “Destra” e “Sinistra” si disputano solo la conduzione politica di un’U.E. che non potrà mai essere “dei popoli” senza prima aver ribaltato gli attuali rapporti di produzione, e gli Stati borghesi che li difendono.
Dunque la campagna politica di “astensione dal voto” diventa oggi una battaglia a cui i comunisti rivoluzionari sono chiamati, per riaffermare tra i proletari che nessuna illusione elettorale deve essere alimentata, e che in fondo contano solo la lotta, l’unione e l’organizzazione indipendente degli sfruttati.
Nella giornata del 1° Maggio, nata dal sangue e dal sacrificio di chi non si è mai piegato al giogo del capitale e lo vuole abbattere, riaffermiamo che solo un AMPIO FRONTE DI LOTTA DAL BASSO DEI PROLETARI PUO’ INVERTIRE LA MARCIA, E FAR EMERGERE IL LORO PROTAGONISMO!
W IL 1° MAGGIO!