Porti Usa affidati agli arabi: dal Congresso uno stop per Bush

Usa, Economia, Medio Oriente

CORRIERE Giov. 9/3/2006
Ennio Caretto

Contro la Casa Bianca anche repubblicani, prima
bocciatura in Commissione

Contrari 62 parlamentari su
64 E anche tre quarti degli elettori criticano la cessione degli scali a una
società di Dubai

6 miliardi Il valore dell’ acquisizione da parte del
Dubai Ports della società inglese P & O

Le attività Usa valgono il 10%

WASHINGTON – Per la prima volta, i repubblicani
al Congresso si sono rivoltati contro il presidente Bush. La Commissione agli
approvvigionamenti della Camera ha ieri bocciato con 62 voti contro 2 la
cessione dei servizi portuali di 6 città costiere, da New York a Miami, alla
Dubai Port World, una grande società degli Emirati Arabi Uniti
.
La cessione era stata approvata dal governo, ma denunciata dai parlamentari
di entrambi i partiti come un pericolo per la sicurezza nazionale
. Lo
speaker, il repubblicano Dennis Hastert, ha sottolineato che la sfida a Bush è
dovuta esclusivamente alla convinzione di molti deputati che la gestione dei
porti debba essere in mano Usa. Ma dai sondaggi (tre quarti degli elettori sono
ostili al progetto) il fattore elettorale ha avuto un forte peso sul voto della
Commissione. Il Congresso verrà rinnovato a novembre e i repubblicani temono di
perderne il controllo.La Casa Bianca ha reagito allo schiaffo ribadendo che il presidente non
cambia posizione e che opporrà il veto se la Camera seguirà l’esempio della
Commissione. Ma se la Camera, che voterà forse già la settimana prossima,
boccerà la cessione dei porti con analoga maggioranza, il veto non potrà
passare
. La sconfitta del presidente è grave anche perché il voto era stato
agganciato a un finanziamento di emergenza per la guerra in Iraq e per la
ricostruzione di New Orleans, complessivamente 91 miliardi di dollari (adesso
congelati).
E perché ha rafforzato l’opposizione alla Dubai Port World al Senato, che ha
dibattuto la questione fino a tarda sera: i democratici hanno chiesto di votare
subito, ma il leader repubblicano Bill Frist, bushiano di ferro, ha rifiutato.
Per respingerne la richiesta, in base ai regolamenti Frist ha bisogno dei due
terzi dei voti, 67, e non sembra in grado di ottenerli. Per il presidente, è
indispensabile evitare un altro rovescio: Bush aveva appena fissato un periodo
di 45 giorni per esaminare l’accordo e renderlo più accettabile con garanzie
sulla difesa dei porti.

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