Più mercato nei servizi: compromesso in Europa

Giuseppe
Sarcina
L’europarlamento vara una Bolkestein
«ridotta» Sulla direttiva a Strasburgo spaccatura nei Poli

STRASBURGO – Consulenti,
elettricisti, agenti immobiliari, contabili, pubblicitari, agenzie di viaggio
«sì»; banche, assicurazioni, distributori di gas, luce, acqua «no». Il «grande
compromesso» tra Popolari e socialisti regge alla prova dell’Europarlamento in
seduta plenaria: l’ex «direttiva Bolkestein» è passata con 394 voti a favore,
215 contro e 33 astensioni
. La liberalizzazione dei servizi in Europa,
cioè la possibilità di trasferire senza problemi l’attività da un Paese
all’altro della Ue, non toccherà l’intero universo del terziario
.


LE NUOVE REGOLE

LE SCADENZE Secondo i calcoli della
relatrice della «direttiva Bolkestein», il testo passato ieri in prima lettura
dovrebbe essere legge negli Stati dell’Ue fra il 2009 e il 2011 . Forse già a
maggio il prossimo voto in consiglio dei ministri (che rappresenta i governi).
I PRINCIPI Cade il principio del «paese
d’origine », in base a cui un’azienda sarebbe stata autorizzata a operare nei
25 Stati Ue purché rispettasse le norme del proprio Paese (ma il diritto del
lavoro dell’ospite). Cadono invece molti ostacoli allo stabilimento delle
imprese
I SETTORI INCLUSI Le facilitazioni a
operare negli altri Stati Ue indicate da Strasburgo riguardano servizi quali i
consulenti, agenti commerciali, agenzie di lavoro a interim, consulenti fiscali
e legali, agenti immobiliari, società edili, agenzie di viaggio, commerci,
turismo, assistenza.

LE ECCEZIONI I settori fuori dalla portata
della direttiva per l’Europarlamento sono banche, assicurazioni, servizi
finanziari, gas, elettricità, smaltimento rifiuti, trasporti (anche i taxi ),
poste, porti, sanità, servizi sociali, casinò, notai, tivù, stampa scritta,
lotterie, cinema

L’OUTSOURCING Una dei quesiti per il legislatore
europeo nei prossimi anni riguarderà l’outsourcing dei servizi per via
elettronica : già oggi è possibile «delocalizzare» le diagnosi con radiografie,
la contabilità, la dichiarazioni fiscali e vari servizi telefonici
Non è, e
non sarà, quella specie di «big bang» economico immaginato nel 2004 da Frits
Bolkestein, commissario nel collegio guidato da Romano Prodi. Ma comunque la si
giudichi (ancora troppo liberista o ormai poco efficace) quella di ieri è una
decisione-svolta. Certo, il provvedimento sarà ora ripreso dalla Commissione
europea e, soprattutto, dovrà passare (forse già a maggio) all’esame del
Consiglio dei ministri, cioè dei governi
. Tuttavia i leader dei principali
partiti sono convinti che l’impianto verrà, più o meno, confermato. Se così
accadrà, la direttiva potrebbe tornare nell’emiciclo nel prossimo autunno
(seconda lettura) ed essere adottata dai singoli Stati tra il 2009 e il 2011
(stima della relatrice Evelyne Gebhardt). Tra qualche anno, dunque, potrebbe
prendere forma un «mercato unico», senza vincoli burocratici o barriere
protezionistiche, anche per commercianti, piccoli imprenditori, artigiani
.
L’obiettivo, si legge nella premessa del testo, è aumentare la concorrenza e
quindi favorire la crescita, a vantaggio dei consumatori e delle imprese.
Dopo due anni di discussioni, aspre polemiche e manifestazioni, la vecchia
Bolkestein esce completamente rivista dall’Europarlamento. Negli ultimi giorni
Ppe e Pse si sono accordati per eliminare la norma più controversa: il
cosiddetto «principio del Paese d’origine»
. La prima versione della
direttiva, in omaggio alla lettera dei Trattati, prevedeva che «il
prestatore di servizi», oltre alla cassetta degli attrezzi, si portasse nella
sua nuova sede di lavoro le regole, standard contrattuali e tariffe del Paese
d’origine
. Ma con l’allargamento ad Est si era aperto il rischio
collaterale del «dumping sociale», tema centrale, per altro, della
campagna per il «no» al Trattato costituzionale in Francia (l’idraulico polacco
che distrugge la concorrenza locale offrendo prezzi stracciati).
L’altro tema cruciale è stato quello del «campo di applicazione» delle
norme. A quali arti e mestieri aprire la prateria del mercato unico?
La
relazione di accompagnamento cita, a titolo di esempio, tre capitoli. I
«servizi alle imprese»
, vale a dire consulenti in management e gestione,
pubblicitari, agenti commerciali e agenzie di lavoro interinale. Seguono «i
servizi per imprese e consumatori»
, quali consulenti fiscali e giuridici,
agenti immobiliari, specialisti nella costruzione (dubbi da sciogliere
sull’ammissibilità degli architetti), agenzie di viaggio, di noleggio e di
sicurezza. Infine il «comparto per i consumatori»: turismo, centri
sportivi e parchi di attrazione, esercizi commerciali, assistenza domiciliare
agli anziani e altro. Troppo? Troppo poco? Uno schieramento trasversale
formato dai parlamentari dell’Est ha votato contro l’indicazione dei partiti
.
In particolare i Popolari dei nuovi Paesi hanno firmato una
dichiarazione in cui esprimono «disappunto» per quella che definiscono una
«finta liberalizzazione»
. Con loro si sono schierati, ma per motivi
opposti («eccesso di liberalizzazione»), i socialisti francesi
.
In ogni caso un fatto appare incontestabile: le lobby hanno lavorato duro
per entrare nella lista delle eccezioni, cioè dei settori che non conosceranno
alcuna liberalizzazione
, rimanendo sotto il pieno controllo dei governi
nazionali. Il risultato è un «annesso» di quattro pagine, dove figura un po’
di tutto. Comparti strategici come banche, assicurazioni, servizi finanziari

(già regolati da una direttiva del 2000). O, ancora, i cosiddetti «servizi
di interesse pubblico»: gas, elettricità, trattamento dei rifiuti, trasporti
(taxi compresi) poste, porti; sanità e servizi sociali, trasmissioni televisive
e radiofoniche, cinema. Seguono in ordine sparso lotterie e giochi d’azzardo,
notai e stampa scritta
. Tra i settori protetti ci dovevano essere anche le
pompe funebri, ma all’ultimo l’emendamento è stato respinto.

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