Pieno successo del Forum internazionale contro la repressione e la persecuzione politica (Italiano – English – Español)

Il Forum internazionale organizzato sabato scorso, 26 aprile, dal Partito Obrero (Argentina), dalla TIR (Tendenza internazionalista rivoluzionaria – Italia), da Liberazione comunista (Grecia), dal SEP (Partito socialista dei lavoratori – Turchia), dal Partito marxista-leninista di Germania e dal SWP (Socialist Workers Party – Regno Unito), si è svolto con pieno successo.

Vi hanno partecipato – oltre, ovviamente, i promotori – organizzazioni e rappresentanti di 24 paesi da quattro continenti (il loro elenco completo è nell’articolo di Prensa Obrera, di cui diamo sotto il link). Tra gli interventi più intensi nella denuncia della violenta repressione padronale e statale, quelli da un sito minerario della Namibia, del movimento piquetero argentino, i due interventi iraniani (quello del Collettivo Slingers in difesa di Sharifeh Mohammadi e l’altro del Partito comunista operaio d’Iran-hekmatista, che ha denunciato la ferocia repressiva anti-proletaria e anti-comunista del regime degli ayatollah) e diversi interventi che da più paesi hanno testimoniato sulla repressione che sta subendo, dagli Stati Uniti all’Argentina alla Germania, il movimento internazionale di solidarietà con la Palestina. Hanno parlato organizzazioni sindacali, politiche, movimenti sociali, comitati di solidarietà contro la repressione, parenti di scomparsi, avvocati, dal Paraguay al Messico, da Cile a Cuba, dall’Irlanda alla Grecia, dalla Spagna alla Turchia, da Cipro al Pakistan fino alla Corea del Sud… e l’elenco è largamente incompleto.

Dall’Italia sono intervenuti la TIR, il Movimento di lotta per il lavoro 7 novembre e la Rete Libere/i di lottare contro il DDL ex-1660, ora divenuto decreto-legge (rappresentati da Eddy Sorge) e il Si Cobas, con il coordinatore nazionale Aldo Milani – tra i primi, se non primissimi, bersagli della repressione statale in questi ultimi anni.

Un compagno della TIR ha svolto l’intervento introduttivo del Forum, sintetizzandone gli obiettivi in questo modo:

Welcome to all of you.

“Comrades, we have decided to convene this International Forum because we are convinced that we are at a historic turning point. The war between NATO and Russia in Ukraine, then the Zionist-Western genocide in Gaza, then the trade war unleashed by Trump: the race for a new, devastating world clash between the great powers of capital is taking shape before our eyes.

“Once again, the capitalist social system is unable to find any other solution to its contradictions and antagonisms. The multipolar, peaceful, fair capitalist world, of the win-win of all and for all, is just a deceptive fairy tale. All the great capitalist powers, without exception, are preparing for war. The European Union, and in it the Italy from which I am speaking to you, has just launched a gigantic rearmament plan worth EUR 800 billion – it is the same European Union that for decades has been imposing increasing or brutal (think of Greece) sacrifices on its workers.

“Once again, the preparation for the capitalist-imperialist war corresponds to the intensification of the war within the individual countries: the war against the enemy within. For bourgeois governments, the internal enemy is the working class, it is the exploited and oppressed masses, especially their most combative section.

“And so the attack on the right to strike and on all democratic rights – where they exist – has started in the four corners of the world. The attack on the rights, even the most basic, of immigrants has begun, identified as the first internal enemy to be flushed out and hit. The attack on the movement of solidarity with the Palestinian people and resistance has begun, dangerous for the extraordinary proof of dignity and courage they are giving to all the oppressed of the earth. There is no social, environmentalist, minority rights movement that is not under attack.

“At the head of these attacks are the openly reactionary governments, with increasingly fascist characteristics, of Trump, Milei, Meloni. But the Labour and Christian Democrat governments practice the same repressive policies in Europe. And in countries like Russia, China and others that claim to be alternatives to the West, control and repression, even bloody (think of Iran), of workers’ and social struggles are the undisputed norm.

“There are no governments, no states, in the world that are friends of the movement. For this reason, to try to stop the arms race and war; to avoid being crushed by the sacrifices and by the repressive laws and practices that prepare it; We must rely on our own strength. We must enter into the struggle, organize the struggle, generalize the struggle, internationalize the struggle against capitalist governments, their state machines of repression, hunger and death.

“Here is the key point: to internationalize the struggle, to organize it on a global scale. The great international movement of solidarity with Palestine shows us the way forward: to internationalize our struggle against our powerful class enemies. Who are divided when it comes to dividing up natural wealth and arms and minds to exploit, but unite against us when we rise up against their slave and colonialist social and political order.

“Today’s meeting must serve precisely to start the construction of an effective international network of struggle against the persecution of workers’ organizations, in solidarity with Palestine, and with those who struggle against militarism and the militarization of all aspects of social life, environmental catastrophes, in defense of political freedoms, social rights, social rights, of nature’s life.

“There are differences between us, even profound ones, we don’t hide them. But we want to try to give substance to the principle: an injury to one is an injury to all. Good luck with your, our work!”


Benvenuti a tutti voi.

“Compagne/i, ci siamo decisi a convocare questo Forum internazionale perché siamo convinti di essere ad una svolta storica. La guerra tra NATO e Russia in Ucraina, poi il genocidio sionista-occidentale a Gaza, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump: sotto i nostri occhi, un passo dopo l’altro, sta prendendo corpo la corsa ad un nuovo, devastante scontro mondiale tra le grandi potenze del capitale.

“Ancora una volta, il sistema sociale capitalistico non sa trovare altra soluzione alle proprie contraddizioni e antagonismi. Il mondo capitalistico multipolare, pacifico, equo, del win-win di tutti e per tutti, è solo una favola ingannevole. Tutte le grandi potenze capitalistiche, nessuna esclusa, stanno preparandosi alla guerra. L’Unione europea, e in essa l’Italia da cui vi parlo, ha appena varato un gigantesco piano di riarmo da 800 miliardi di euro – è quella stessa Unione europea che da decenni impone crescenti o brutali (pensiamo alla Grecia) sacrifici ai propri lavoratori.

“Ancora una volta alla preparazione della guerra capitalistica-imperialistica verso l’esterno corrisponde l’intensificazione della guerra all’interno dei singoli paesi: la guerra contro il nemico interno. Per i governi borghesi, il nemico interno è la classe lavoratrice, sono le masse sfruttate e oppresse, soprattutto la loro sezione più combattiva.

“Ed ecco che ai quattro angoli del mondo è partito l’attacco al diritto di sciopero e a tutti i diritti democratici – là dove esistono. E’ partito l’attacco ai diritti, anche i più elementari, degli immigrati, identificati come il primo nemico interno da stanare e colpire. E’ partito l’attacco al movimento di solidarietà al popolo e alla resistenza palestinese, pericolosi per la straordinaria prova di dignità e di coraggio che stanno dando a tutti gli oppressi della terra. Non c’è movimento sociale, ambientalista, per i diritti delle minoranze che non sia messo sotto attacco.

“Alla testa di questi attacchi ci sono i governi apertamente reazionari, con caratteristiche sempre più fascisteggianti, di Trump, Milei, Meloni. Ma i governi laburisti e democristiani praticano in Europa le stesse politiche repressive. E in paesi come la Russia, la Cina e altri che si pretendono alternativi all’Occidente, il controllo e la repressione, anche sanguinosa (pensiamo all’Iran), delle lotte operaie e sociali sono la norma indiscussa.

“Nel mondo non ci sono governi, né stati, amici del movimento proletario. Per questo, per provare a fermare la corsa al riarmo e alla guerra; per evitare di essere schiacciati dai sacrifici e dalle leggi e prassi repressive che la preparano; dobbiamo contare sulle nostre forze. Dobbiamo entrare in lotta, organizzare la lotta, generalizzare la lotta, internazionalizzare la lotta ai governi capitalisti, alle loro macchine statali di repressione, di fame e di morte.

“Ecco il punto-chiave: internazionalizzare la lotta, organizzarla su scala mondiale. Il grande movimento internazionale di solidarietà con la Palestina ci indica la via da seguire: internazionalizzare la nostra lotta contro i nostri potenti nemici di classe. Che sono divisi quando si tratta di spartirsi ricchezze naturali e braccia e menti da sfruttare, ma si uniscono contro di noi quando ci solleviamo contro il loro ordine sociale e politico schiavista e colonialista.

“Il meeting di oggi deve servire proprio ad avviare la costruzione di una efficace rete internazionale di lotta contro le persecuzione delle organizzazioni operaie, in solidarietà con la Palestina, e con quanti lottano contro il militarismo e la militarizzazione di tutti gli aspetti della vita sociale, le catastrofi ambientali, in difesa delle libertà politiche, dei diritti sociali, della vita della natura.

“Ci sono differenze tra noi, anche profonde, non ce le nascondiamo. Ma vogliamo provare a dare concretezza al principio classista e internazionalista: chi tocca uno, tocca tutti. Buon lavoro!”.

Dopo diverse ore, i lavori si sono conclusi con l’impegno – formalizzato da Guillermo Kane del Partito Obrero a nome degli organizzatori – di prendere iniziative a sostegno dei lavoratori della Namibia; del movimento piquetero argentino; di Sharifeh Mohammadi e di altri perseguitati politici iraniani; di un compagno greco del Serete (sindacato di ricercatori universitari), della deputata Vanina Biasi e di altri militanti messi sotto processo o denunciati per supposto “anti-semitismo” a causa della loro solidarietà militante con la Palestina; dei palestinesi Anan (ex-detenuto nelle carceri sioniste per aver partecipato alla Seconda Intifadah, e ora detenuto in quelle italiane), Ali e Mansour sotto processo in Italia per il sostegno alla resistenza palestinese; dei militanti dell’opposizione proletaria e popolare che in Turchia sono sotto la sferza della repressione di Erdogan e co.

Impegni senza dubbio rilevanti come lo è, del resto, quello di far vivere realmente – dopo questo buon inizio – una Rete internazionale contro la repressione delle lotte e delle organizzazioni operaie, sociali, ecologiste, di solidarietà con la resistenza palestinese, che sia coerente con il principio “chi tocca uno, tocca tutti”.

https://prensaobrera.com/internacionales/un-extraordinario-foro-antirrepresivo-internacional