Michele Farina
Bagdad gioca la carta della «riconciliazione nazionale»
tra coprifuoco e scontri
Zawahiri in video inneggia al «martire» Zarqawi
Per isolare Al Qaeda il governo iracheno elabora
amnistia per bahaatisti e “resistenti” che non abbiano colpito i civili, ma vi
sono divisioni se riguardi anche chi ha colpito militari iracheni e occupanti
(USA contrari).
Il governo iracheno offre l’amnistia ai guerriglieri
mentre impone il coprifuoco diurno a Bagdad, si appresta a offrire (domani) un
piano di pace in 28 punti ai gruppi armati sunniti e intanto dichiara lo stato
di emergenza. Rilascia altri 400 detenuti da Abu Ghraib nel giorno in cui il
cuore della capitale torna a essere un campo di battaglia. Se c’è qualcuno
che dice di sapere con certezza dove stia andando l’Iraq all’inizio di questa
quarta estate di sanguinolenta libertà forse mente. Come interpretare la
giornata di ieri: un passo avanti o un segno di debolezza da parte del governo?
In mattinata è riesplosa la battaglia fra i casermoni di Haifa Street,
roccaforte degli insorti-terroristi già «pacificata» pochi mesi fa. Mortai,
razzi Rpg. Sciiti dell’Esercito del Mahdi dell’imam radicale Moqtada Sadr
contro miliziani sunniti. Intervengono reparti dell’esercito iracheno e
truppe Usa. I miliziani tentano di allestire posti di blocco e barricate. Il
premier Nouri Al Maliki decreta lo stato di emergenza, licenza di sparare a
vista e coprifuoco dalle 14 alle 18. Mentre giunge notizia di due autobombe:
una al mercato della sciita Bassora (5 morti), l’altra tra i fedeli (10
vittime) di una moschea sunnita di Hibhib, il villaggio dove fu ucciso Zarqawi.
Fuori Bagdad due soldati Usa muoiono per una bomba lungo la strada. Chi ha
piazzato l’esplosivo godrà dell’amnistia che Al Maliki potrebbe annunciare
domani? E’ improbabile.
L’amnistia è il punto più controverso del piano di riconciliazione. Gli
altri riguardano, fra l’altro, l’apertura di un tavolo per la revisione della
Costituzione come chiesto dai sunniti, il monitoraggio delle prigioni da parte
di osservatori indipendenti, la riabilitazione di membri del partito Baath. Al
Maliki doveva presentarlo una settimana fa, ma i contrasti l’hanno fatto
slittare. L’obiettivo è l’accordo con i nazionalisti sunniti, isolando gli «stranieri»
di Al Qaeda. Ieri Al Jazira ha diffuso un video in cui il vice di
Osama, Ayman Al Zawahiri, attacca il premier iracheno e tesse l’elogio del
«martire ed eroe Zarqawi». Lacrime di circostanza per un rivale scomodo? Il
nuovo luogotenente di Al Qaeda in Iraq, al-Masri «l’egiziano», è un fedelissimo
di Zawahiri e incarna il ritorno al solco qaedista, dopo i fuoripista di
Zarqawi la cui ferocia anti-sciita era giudicata controproducente da Zawahiri.
Il governo vuol mettere un cuneo tra Al Qaeda e guerriglia autoctona. Una
versione del piano di pace, ritenuta definitiva dal presidente del Parlamento
Mashaadani intervistato dal Times, prevede l’amnistia «per chi non ha
versato sangue iracheno innocente». Quindi, anche per chi ha ucciso soldati
iracheni o stranieri. Ma su questo punto ci sarebbe il no degli Usa.
«L’amnistia non vale per chi ha commesso crimini contro il popolo iracheno e
gli amici dell’Iraq» ha assicurato ieri al Washington Post il
vicepremier Barham Saleh, un curdo vicino al presidente Jalal Talabani che, con
l’ambasciatore Usa Khalilzad, ha condotto le trattative con 7 gruppi ribelli.
Altri nodi sarebbero stati rivisti. Una prima versione riportava un
calendario per il ritiro della forza multinazionale e la fine dei raid nelle
roccaforti sunnite. La bozza che Al Maliki dovrebbe presentare al Parlamento
non conterrebbe scadenze precise, né uno stop alle «operazioni
anti-terrorismo».