Petrolio iracheno, l’Onu ha violato le regole – A.Farkas

L’inchiesta di PAUL VOLCKER chiama in causa il capo dell’operaione “Oil for food”, BENON SEVAN, ma non ancora il Segretario Generale ONU KOFI ANNAN.
Il ministro dei Diritti Umani dell’IRAQ chiede risarcimento per i danni all’IRAQ.NEW YORK – Con la scusa di alleviare le sofferenze e la fame di milioni d’iracheni vessati dalle sanzioni antiSaddam, il programma umanitario «petrolio in cambio di cibo» dell’Onu si è trasformato in un’enorme macchina per corrotti e corruttori che ha gravemente violato le regole di controllo e l’integrità delle Nazioni Unite.
Sono dure le conclusioni cui giunge il rapporto preliminare di 219 pagine presentato ieri al Palazzo di vetro da Paul Volcker, presidente della commissione indipendente d’inchiesta nominata lo scorso anno dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan per far luce sulla cattiva gestione del programma Oil for food .
Nel mirino dell’ex capo della Federal Reserve è finito soprattutto Benon Sevan. Il funzionario Onu d’origine cipriota incaricato della supervisione del programma da 67 miliardi di dollari
, messo in pratica dall’Onu dal ’96 al 2004, per permettere al regime di Saddam Hussein di vendere petrolio a patto che tutti i proventi fossero impiegati per l’acquisto di cibo e medicinali per la popolazione. «Nella realtà Sevan ha reso il programma cibo-petrolio vulnerabile alla corruzione», ha puntato il dito Volcker, accusando il funzionario di «grave conflitto d’interessi» e di «condotta eticamente impropria» per aver «selezionato le compagnie che avrebbero acquistato il greggio iracheno, in violazione alle norme Onu e mosso da considerazioni politiche». Annan ha disposto immediatamente un’azione disciplinare contro Sevan e contro un altro funzionario, Joseph Stephanides, che avrebbe manipolato i contratti d’appalto. E ha promesso: «Se l’inchiesta dovesse alla fine individuare responsabilità penali, l’Onu collaborerà con le autorità perché questi reati siano perseguiti. Nell’interesse della giustizia, revocherò l’immunità diplomatica del personale coinvolto». Da Bagdad il ministro per i Diritti umani, Bakhtiyar Amin, ha chiesto che i responsabili siano puniti, e che l’Iraq sia ricompensato delle perdite.
Secondo Volcker ci sono «prove convincenti e incontestabili che la scelta di tre appaltatori Onu – la Banque Nationale de Paris , la Saybolt Eastern Hemisphere Bv e i Lloyd’s Register Inspection Limited – non è stata conforme alle pratiche finanziarie consolidate e alle regole competitive degli appalti»
. «Gli iracheni tentavano di acquistare influenza corrompendo il sistema – ha rilevato Volcker -. È stato un episodio doloroso nella vita delle Nazioni Unite».
Benon Sevan, dice la commissione, «nega di aver commesso illeciti», ma che «prove raccolte da funzionari iracheni lo smentiscono»: Sevan, quando era direttore esecutivo del programma, avrebbe chiesto forniture di petrolio dal governo iracheno per conto della African Middle East Petroleum (Amep), impresa petrolifera con sede in Svizzera. Secondo il rapporto, «chiese e ricevette per conto della Amep molti milioni di barili di petrolio dal ’98 al 2001», come risultato «i ricavi netti della Amep totalizzarono 1,5 milioni di dollari».
Esonerato, almeno per ora, è invece Annan. Nel rapporto preliminare non vengono analizzate le accuse di nepotismo e conflitto d’interessi mosse contro di lui in relazione alle attività del figlio Kojo, dipendente della svizzera Cotecna Inspection S a, una delle massime beneficiarie del programma Oil for food . «Anche questa parte dell’indagine è a buon punto» ha precisato Volcker, spiegando che «sarà illustrata nel rapporto finale, pronto a metà estate». «Lo aspetto con la coscienza pulita», è stato il commento di Annan.
L’ex presidente della Fed e i suoi colleghi, il giurista sudafricano Richard Gladstone e il criminologo svizzero Mark Pieth, si sono riservati di indagare, nel rapporto finale, anche il ruolo del Consiglio di Sicurezza e delle varie agenzie che hanno gestito il programma.

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