Centoventinove i morti ammazzati a Parigi mentre stiamo scrivendo, colpiti a casaccio mentre passavano una serata di svago. L’obiettivo è seminare terrore in tutti i francesi e far arrivare la minaccia anche in Gran Bretagna, USA e Italia (con l’imminente Giubileo).
Mentre esprimiamo tutto il nostro cordoglio per queste nuove vittime di questa guerra che ha ormai raggiunto le sponde europee, e denunciamo con forza la barbarie reazionaria dell’ISIS, che oltre che di sangue gronda dei petrodollari degli sfruttatori del Golfo, non ci associamo agli Hollande che chiamano all’union sacrée contro il terrorismo, loro che il terrore bellico lo hanno praticato ancora di recente in Africa (Rep. Centrafricana, Mali e Libia), e lo stanno seminando coi bombardieri in Iraq e Siria provocando migliaia di morti e milioni di sfollati e profughi, né ci associamo a chi anche in Italia (i Salvini ma anche ambienti governativi) usa la giusta indignazione suscitata dalle stragi di Parigi per spingere a un nuovo intervento militare in Libia “per bloccare profughi e terroristi”.
Qualunque possa essere l’ideologia politica o religiosa di quei fanatici assassini di civili innocenti, essi sono dei nemici dell’emancipazione della classe lavoratrice e pertanto vanno combattuti in quanto portatori di oppressione e oscurantismo reazionario.
Ma cosa c’era e c’è dietro le “guerre umanitarie” condotte dai governi europei o statunitense? Non siamo solo noi a dire che c’era l’uranio per Areva, il petrolio per l’Eni e Total, ma anche l’interesse strategico a creare “stati falliti” in cui fosse possibile condurre guerre per procura o semplicemente impedire a un altro predone di mettere le mani. Dietro i bombardamenti russi non c’è nessuna sollecitudine per le sofferenze dei siriani, ma solo la difesa del proprio spazio nel Mediterraneo. E chi ha finanziato, addestrato, legittimato i gruppi come l’ISIS, se non quelle petromonarchie cui il governo italiano stende tappeti rossi perché si comprano mezza Alitalia o destinano pingui commesse a Finmeccanica e accoliti?
Nel disegno dei terroristi in Francia c’è anche la volontà di suscitare un’ondata di repulsione verso arabi e islamici in genere, in modo che frange di giovani emarginati, magari cittadini francesi di origine straniera, diventino ulteriore terreno di reclutamento.
Oltre a denunciare tutte le responsabilità, dobbiamo anche combattere la divisione fra lavoratori stranieri e lavoratori europei, che è funzionale agli interessi tanto dei terroristi, quanto a chi impugna a casa nostra la xenofobia per giustificare altri conflitti.
Per combattere la barbarie degli attentati contro persone inermi, in Francia come in Medio Oriente, ci appelliamo non agli Stati imperialisti maestri di terrorismo ma ai proletari che in Iraq protestano contro il governo e le insostenibili condizioni di vita e contro la violenza delle sette sciite e sunnite, e all’unione dei lavoratori europei e immigrati nella lotta contro i propri sfruttatori e i governi che li sostengono.
Comunisti per l’Organizzazione di Classe – COC