Parisi: "Rimarremo in Afghanistan, la nostra presenza sarà rafforzata"

ITALIA, AFGANISTAN, POLITICA

REPUBBLICA Mer. 21/6/2006   GOFFREDO DE MARCHIS  
ALBERTO MATTONE

Il ministro della Difesa: "Verso una ridefinizione
delle truppe". Ad Herat altri militari e tre elicotteri

Ma la sinistra attacca:
"Subito un vertice di maggioranza"

ROMA – «L´Italia intende restare in Afghanistan e vuole
ridefinire la propria presenza in base agli impegni operativi assunti dal
nostro contingente». Il ministro della Difesa Arturo Parisi scarta ogni
ipotesi di «rientro a metà» da Kabul, dichiara conclusa la missione in Iraq. E
rilancia anche il ruolo internazionale del forze armate nelle aree di crisi, ma
nel contesto di operazioni multinazionali
. Sono concetti già ripetuti più
volte da Parisi. Ma tanto basta a Rifondazione per chiedere un vertice di
maggioranza, e a Verdi e Pdci un chiarimento politico su tutte le missioni
all´estero.

A scatenare la bufera nell´Unione sono le parole di Parisi, pronunciate ieri
alla cerimonia di chiusura dell´anno accademico del Centro Alti Studi per la
Difesa. «Il governo – spiega il ministro, che procede sulla linea indicata nel
programma dell´Unione – intende proporre al parlamento di continuare il nostro
impegno in Afghanistan
, assicurando una presenza di forze analoga per
entità a quella dispiegata in passato e, nella sua qualità e composizione,
ridefinita in modo da corrispondere agli impegni operativi assunti dal nostro
contingente nel quadro dell´Isaf». «Da una permanenza a metà – aggiunge
Parisi – deriverebbe un depotenziamento degli impegni contratti nell´ambito di
uno sforzo della comunità internazionale»
. Il ministro della Difesa
rilancia anche il ruolo della nostra politica militare, «che deve inserirsi nel
contesto di azioni multinazionali per combattere il terrorismo «per sanare le
tensioni etniche e religiose».
Anche se Parisi non si sbilancia sui numeri, sembra certo l´impiego di altri
militari (oggi gli italiani in Afghanistan sono circa 1.300), ma senza mai
superare le 2.200 unità di quando avevamo il comando di Isaf. E appare anche
scontato l´invio di tre elicotteri, come chiesto al ministro della Difesa dal
generale Errico, responsabile del "Prt" di Herat, per facilitare gli
spostamenti delle truppe
.
Il governo, per il momento, respinge l´ipotesi di blindare il decreto unico
di rifinanziamento con la fiducia. Ma per Prc potrebbe essere il male minore
:
«Non è una bella prospettiva – dice Elettra Deiana -. Però meglio la fiducia
che il ricorso ai voti dell´Udc
». Ma dentro Rifondazione si apre il caso
Malabarba. Il senatore della "sinistra critica" si dice pronto a
votare "no" anche alla fiducia, «se la posizione del governo
sull´Afghanistan è quella di Parisi»
. Il Prc chiede comunque un vertice di
maggioranza e un confronto sulle missioni. «La nostra ambizione è di cambiare
la politica estera – incalza il segretario di Rifondazione Franco Giordano –
l´Afghanistan è una materia non scritta nel programma, sulla quale non può
decidere la tolda di comando dell´Ulivo». E Paolo Cento (Verdi): «La posizione
di Parisi non rappresenta tutta l´Unione».

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