Opel – GM vuole tenersi la filiale/Fallita la politicizzazione/I salariati Opel sollecitano GM a vendere a Magna

Germania, auto, acquisizioni, mercato lavoro

Faz      091104/05

Opel – GM vuole tenersi la filiale/Fallita la politicizzazione/

FAZ:

●    Chi ci perde con la permanenza di Opel in GM sono una parte dei dipendenti negli  stabilimenti tedeschi:

o   nel piano di risanamento iniziale GM voleva ne chiudere tre, oltre Anversa, anche due in Germania, Bochum e Eisenach, che occupano quasi 7000 addetti in due regioni economicamente deboli,

o   da qui le reazioni dei primi ministri di questi Land, che minacciano di non concedere più i crediti miliardari già assicurati.

●    Il C.d.F. ha annunciato scioperi di preavviso per gli stabilimenti di Rüsselsheim, Bochum, Eisenach e Kaiserslautern.

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Faz      091103

Accordo su una proposta di risanamento – I salariati Opel sollecitano GM a vendere a Magna

●    I C.d.F europeo di Opel e i rappresentanti dei lavoratori dei Land tedeschi dove si trovano gli stabilimenti Opel si sarebbero accordati con l’austro-canadese Magna sul contributo da parte delle maestranze per ridurre i costi:

o   nei prossimi anni i dipendenti Opel avrebbero rinunciato a €265mn,

o   in cambio di circa il 10% di azioni Opel, e del diritto di esprimere le proprie posizioni [nel consiglio di sorveglianza n.d.t.]

●    Tra i risparmi previsti:

o   per il 2010 e 2011, l’eliminazione di una parte della tredicesima e dell’indennità per ferie;

o   fino al 2011 rinuncia ad aumenti salariali, dal 2012 si sarebbe ripresa la trattativa per il rinnovo contrattuale

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●    Le motivazioni ufficiali addotte da GM per la decisione di tenersi Opel (miglioramento del mercato in Europa e significato strategico del marchio Opel) non sono quelle decisive:

o   il mercato dell’auto in Europa sostenuto dal boom della rottamazione finanziata dal governo, si deteriorerà presto.

●    GM si preoccupa per il trasferimento di tecnologia in Russia; ha deciso di mantenerne il controllo pur non sapendo ancora come finanziare il risanamento di Opel.

●    La soluzione scelta da GM garantirebbe la sopravvivenza di Opel e Vauxall e ridurrebbe a €3MD il costo del risanamento, compresi licenziamenti e chiusura di stabilimenti, contro i €4,5 MD previsti dagli acquirenti di Opel.

o   GM ha probabilmente temuto che la Commissione UE potesse porre il veto alla vendita a seguito delle proteste dei governi di GB e Spagna, in quanto avrebbe violato le regole della concorrenza:[1] il governo tedesco ha più volte dichiarato che i previsti crediti statali per oltre €4,5MD erano legati al mantenimento degli stabilimenti tedeschi di Opel.

●    Pare che il governo tedesco voglia ora riavere indietro a breve il finanziamento già erogato ad Opel;[2] se così fosse Opel sarebbe presto senza liquidi e in febbraio, con la necessità di investimenti per i nuovi modelli, rischierebbe la bancarotta,

o   sarebbe questa l’occasione per GM di salvare dalla massa fallimentare ed acquisire i reparti più ambiti, come il centro di ricerca e sviluppo di Rüsselsheim, che conta 5000 ingegneri, specialisti per piccole-medie vetture.

●    Il tentativo di vendere Opel a Magna è fallito non ultimo a causa dell’ingerenza della Merkel, che ha continuato a fare pressione in tal senso su GM (perché a suo parere Magna aveva il miglior progetto industriale).

o   In un’economia di mercato è questo un compito che non spetta al capo di governo, neppure in campagna elettorale.

●    FAZ: La Merkel non trae le debite conclusioni dalla vicenda, non desiste dal politicizzare la questione Opel, e ha annunciato un nuovo incontro con il presidente Usa, Obama.

●    Obama non si è intromesso nelle decisioni di GM, benché il ministero delle Finanze americano possieda con il 60% la quota di maggioranza del gruppo, statalizzato a seguito della bancarotta. Il governo USA non intende sborsare altro denaro per GM.

o   Per i contribuenti tedeschi il cambio di rotta su Opel è una buona notizia, dato che anche se GM dovesse dipendere per il nuovo piano da aiuti statali, sarebbero €1,5-2 MD meno di quanto precedentemente previsto.

Anche per Opel nel suo insieme la decisione potrebbe essere una fortuna: invece di 4 diversi proprietari (tra cui anche i dipendenti), i rapporti di proprietà sono più chiari; per il risanamento GM dovrà tener conto degli aspetti politici, ma in misura minore rispetto alla soluzione precedente. Opel può godere dei vantaggi dell’economia di scala per la produzione, possibili solo se inserita in un grande gruppo.

[1] LaCommissine alal Concorrenza della UE ha chiesto a GM di dichiarare per iscritto che la cessione a Magna era dettata da considerazioni di tipo economico (piano di risanamento migliore) e non da pressioni politiche: come in realtà era data la condizione posta dal governo tedesco di erogare aiuti finanziari solo se Opel fosse stata venduta a Magna.

[2] Finora Stato e Land tedeschi hanno messo a disposizione €1,5 MD, di cui Opel ne ha chiesti €1MD, in scadenza a fine novembre.

Faz      091105
Opel – Die Politisierung ist gescheitert

–   05. November 2009 General Motors will Opel nun doch behalten. Sechs Monate intensiver Verhandlungen – so scheint es – waren vergeblich. Spitzenpolitiker, Investmentbanker und Manager verschiedener Konzerne haben ihre Zeit verschwendet und manche Nacht im Kanzleramt vergeblich durchwacht. Besonders peinlich ist das für Angela Merkel, da die Bundeskanzlerin General Motors stets dazu gedrängt hat, Opel an den Autozulieferer Magna zu verkaufen.

–   Immer wieder urteilte die Kanzlerin, Magna habe das beste „industrielle Konzept“, und mischte sich so in die Zukunftsplanung eines einzelnen Unternehmens ein. In einer Marktwirtschaft zählt das eigentlich nicht zu den Aufgaben einer Regierungschefin, auch nicht im Wahlkampf. Nicht zuletzt, weil Merkel sich in die Geschäftswelt begab, ist der Vorstoß wohl gescheitert. Konsequenzen zieht die Kanzlerin nicht daraus. Sie nimmt keinen Abstand von der Politisierung des Unternehmens Opel, sondern kündigt im Gegenteil neue Gespräche mit dem amerikanischen Präsidenten Obama an.

In Rüsselsheim ist GM-Chef Henderson wieder Herr im Haus

–   Dieser jedoch hatte sich anders als Frau Merkel aus den Entscheidungen von General Motors stets herausgehalten, obwohl dem amerikanischen Finanzministerium die Mehrheit der Anteile an dem seit der Insolvenz verstaatlichten Autokonzern gehört.

–   Offiziell begründet das Unternehmen aus Detroit seinen Sinneswandel bei Opel mit der zuletzt verbesserten Marktlage in Europa und der strategischen Bedeutung der Marke Opel.

–   Niemand glaubt jedoch, dass dies wirklich der entscheidende Punkt war. Denn dass der staatlich finanzierte Abwrack-Boom auf dem Automarkt in Europa sich spätestens im kommenden Jahr in einen starken Absatzrückgang verwandeln wird, steht schon jetzt fest. Es war vielmehr eine vielschichtige Gemengelage, die den Verwaltungsrat von General Motors zu der Entscheidung getrieben haben dürfte.

–   GM hatte wohl auch Bedenken gegen Technologietransfer nach Russland.

–   So mussten die Amerikaner unter anderem befürchten, dass nach den heftigen Protesten der Regierungen Englands und Spaniens die EU-Kommission ohnehin ihr Veto gegen den Verkauf einlegen würde, da er das Wettbewerbsrecht verletzt hätte. Schließlich hatte die Bundesregierung mehrfach klargemacht, dass die geplanten Staatskredite über 4,5 Milliarden Euro an die Bedingung geknüpft waren, alle deutschen Opel-Standorte zu erhalten. Erst später wurde dies bestritten.

–   Zur Entscheidung von GM dürften außerdem die anhaltenden Bedenken über einen unkontrollierten Technologietransfer nach Russland beigetragen haben. Auch wenn noch offen ist, wie General Motors die Sanierung von Opel in Eigenregie finanzieren will, wollte der Konzern offenbar schlicht wieder die Zügel in die Hand nehmen. Dies schien umso wichtiger, als sich das Image der Amerikaner in Deutschland von Tag zu Tag verschlechterte, ohne dass sie die Entwicklung bei Opel überhaupt noch wirklich in der Hand gehabt hätten.

–   Für den Steuerzahler in Deutschland ist die Wende bei Opel eine gute Nachricht. Denn selbst wenn General Motors auch für seinen neuen Plan noch auf staatliche Hilfe aus Berlin angewiesen sein sollte, dann wird diese zumindest um eineinhalb oder zwei Milliarden Euro geringer ausfallen als bisher vorgesehen. Angesichts der ohnedies schwierigen Haushaltslage ist dies sehr zu begrüßen, man muss dem General-Motors-Verwaltungsrat beinahe dankbar dafür sein.

Bochum und Eisenach gefährdet

–   Und auch für das Unternehmen Opel als Ganzes könnte sich der Verbleib bei General Motors noch als Glücksfall erweisen. Denn dass das Heil des Unternehmens allein in der Eigenständigkeit läge, wurde nur oft wiederholt, aber niemals gut begründet. Statt einer komplizierten Lösung mit insgesamt vier verschiedenen Eigentümern, darunter auch die Beschäftigten, gibt es nun klare Verhältnisse. GM-Chef Henderson ist in Rüsselsheim wieder der Herr im Haus. Zwar wird er auch bei der Sanierung in Eigenregie politische Rücksichten nehmen müssen. Diese fallen aber geringer aus als bei der bisher erörterten Lösung. Und Opel kann die Größenvorteile der Produktion nutzen, die nur im Verbund mit einem globalen Konzern anfallen.

–   Zu den Verlierern der neuen Lage zählt vor allem ein Teil der Beschäftigten an den deutschen Standorten. Denn GM wollte nach seinem ursprünglichen Sanierungsplan drei Standorte schließen. Dazu gehören neben Antwerpen auch Bochum und Eisenach. In den beiden deutschen Städten geht es um fast 7000 Arbeitsplätze in zwei ohnehin strukturschwachen Regionen. Entsprechend heftig fallen die Reaktionen der betroffenen Ministerpräsidenten aus, die GM mit dem Entzug des schon gewährten Milliardenkredits drohen (siehe Berlin empört über General Motors).

–   Doch für den größeren Teil der deutschen Beschäftigten dürfte ein sicherer Arbeitsplatz in einem zwar schrumpfenden, aber finanziell gesundenden Unternehmen besser sein als eine unsichere Zukunft in einem staatlich subventionierten Gebilde. Zudem wird ein Teil der Arbeitsplätze, die bei Opel verlorengehen, in naher Zukunft bei Wettbewerbern wie Volkswagen oder Ford neu entstehen. Vielleicht können dann einige der Arbeiter aus Bochum oder Eisenach eine Stelle in Wolfsburg oder Köln finden.

Text: F.A.Z.
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Faz      091104
Opel – GM will seine Tochter doch behalten

–   04. November 2009 Im Tauziehen um Opel gibt es abermals eine überraschende Wende. Der amerikanische Mutterkonzern General Motors (GM) will das Rüsselsheimer Unternehmen nun doch behalten. Darauf haben sich die Mitglieder des Verwaltungsrates von GM am späteren Dienstagabend verständigt. Die Verbesserung des Geschäftsumfeldes und die strategische Bedeutung von Opel seien dafür ausschlaggebend gewesen, erklärte GM.

–   Der Konzern rechnet mit Sanierungskosten für Opel von drei Milliarden Euro, womit auch Stellenstreichungen und Werksschließungen abgedeckt sein dürften. Dies sei deutlich weniger als die Pläne der Opel-Bieter vorsahen, erklärte Konzernchef Fritz Henderson.

–   GM wolle seinen Restrukturierungsplan bald der Bundesregierung und anderen Regierungen vorlegen. Zugleich entschuldigte sich Henderson für die monatelange Hängepartie. „Wir verstehen, dass die Komplexität und die Länge der Angelegenheit für alle Beteiligten anstrengend war.“ Aber mit dieser Entscheidung habe GM die beste Lösung für seine Kunden, Mitarbeiter, Zulieferer und Händler erreicht. Dies sei die stabilste und kostengünstigste Lösung, um die Zukunft von Opel und der Schwestermarke Vauxhall langfristig zu sichern.

–   Für die Manager und Arbeitnehmervertreter bei Opel kommt die Nachricht als Überraschung und Enttäuschung, da sie sich zuletzt überzeugt gezeigt hatten, dass GM Opel an den Autozulieferer Magna verkaufen würde. Der Betriebsrat kündigt für Donnerstag Warnstreiks vor den Werkstoren in Rüsselsheim, Bochum, Eisenach und Kaiserslautern an (Opel-Betriebsrat ruft zu Warnstreiks auf). Noch während die GM-Verwaltungsratssitzung in Detroit lief, hatte Opel-Aufsichtsratschef Carl-Peter Forster in Berlin abermals für den Verkauf an Magna geworben. Auch die Betriebsräte und die IG Metall drängten GM zum Verkauf von Opel an Magna (Opel-Arbeiter drängen GM zum Verkauf an Magna).

Kein politischer Druck? GM hätte lügen müssen

–   Schließlich hatte der GM-Verwaltungsrat schon im September die Empfehlung abgegeben, Opel mehrheitlich an den kanadisch-österreichischen Konzern zu verkaufen.

–   Das Gremium hatte sich am Dienstag eigentlich nur deshalb noch einmal mit dem Thema befasst, weil die EU-Kommission Zweifel an der Entscheidung geäußert hatte. Die Brüsseler Wettbewerbsbehörde verlangte eine schriftliche Klarstellung, dass das Votum für Magna wegen des besseren Geschäftsplans erfolgte und nicht auf politischen Druck hin (EU-Kommission hat noch Fragen zu Opel). Um diese Erklärung abzugeben, hätte GM falsche Angaben machen müssen. Denn die Bundesregierung hatte – obwohl offiziell bestritten – staatliche Kredithilfe stets an die Bedingung geknüpft, dass Opel an Magna verkauft würde. Nun könnte der Kampf um Opel neu eröffnet werden.

–   Die Bundesregierung hat mit Enttäuschung auf den überraschend geplatzten Verkauf von Opel reagiert. „Die Bundesregierung bedauert die Entscheidung des Verwaltungsrates von General Motors, Opel nun in eigener Regie zu restrukturieren und im Konzern zu behalten“, erklärte Regierungssprecher Ulrich Wilhelm in der Nacht. Damit sei ein Investorenprozess abgebrochen worden, der über einen Zeitraum von mehr als sechs Monaten von allen Beteiligten intensiv geführt worden sei. Das bis zuletzt auch von GM favorisierte Konzept des kanadischen Zulieferers Magna und dessen russischen Partners Sberbank habe eine überzeugende industrielle Logik gehabt.

Die Pläne liegen schon im Wirtschaftsministerium

Die Bundesregierung forderte GM auf, Opel nun in seiner Leistungsfähigkeit zu stärken. Zudem müssten „die erforderlichen Anpassungen auf ein unverzichtbares Mindestmaß begrenzt“ werden. Bundeskanzlerin Angela Merkel habe Wirtschaftsminister Rainer Brüderle gebeten, am Mittwoch im Kabinett zum Thema Opel zu berichten.

Der nannte vor der Sitzung das Verhalten von GM „völlig inakzeptabel“ – sowohl den Arbeitnehmern als auch Deutschland gegenüber.

–   Das bei Opel federführende Wirtschaftsministerium hat mit dem FDP-Politiker Brüderle erst kürzlich eine neue Führungsspitze erhalten. Brüderle liegen nach Informationen der F.A.Z. schon Pläne für einen Verbleib von Opel bei GM vor. Für diese Lösung würden staatliche Kredite von 2,5 bis 3 Milliarden Euro benötigt. Dagegen wäre der Verkauf an Magna für den Steuerzahler deutlich teurer gewesen. Dies hätte Staatskredite über insgesamt 4,5 Milliarden Euro erfordert.

–   Um den Verbleib von Opel bei GM mit Staatskrediten zu unterstützen, müsste die Bundesregierung allerdings völlig neue Beschlüsse fassen. GM selbst hatte schon mehrfach Pläne geschmiedet, um Opel behalten zu können. Für die Sanierung in Eigenregie fehlte dem Konzern jedoch das Geld. Die amerikanische Regierung, der 60 Prozent von GM gehören, will keine zusätzlichen Steuergelder mehr in das Unternehmen stecken.

Generalstreik gegen Verbleib bei Opel?

–   Unklar ist auch, was nun mit dem Kredit geschieht, den Opel schon im Juni von Bund und Ländern erhalten hat. Bereitgestellt wurde eine Summe von 1,5 Milliarden Euro, von der Opel rund 1 Milliarde in Anspruch genommen hat. Der Kredit wird Ende November fällig (Opel braucht Ende November 1,5 Milliarden Euro). Die Bundesregierung erwartet nach Angaben des Regierungssprechers jetzt, dass GM die Brückenfinanzierung fristgerecht zurückzahle. Fordern Bund und Länder das Geld zurück, wird bei Opel schnell die Kasse knapp. Spätestens im Februar, wenn Investitionen in neue Modelle anstehen, würde dann die Insolvenz drohen. Für GM wäre dies die Chance, die begehrtesten Teile von Opel aus der Konkursmasse heraus zu erwerben: Vor allem das Forschungs- und Entwicklungszentrum in Rüsselsheim mit gut 5000 Ingenieuren, die Spezialisten für kleine und mittelgroße Autos sind.

–   Experten hatten frühzeitig gewarnt, Opel von GM abzuspalten. Der Rüsselsheimer Autohersteller sei allein zu klein, um am Markt zu bestehen. Auch die beiden von Bund und Ländern in den Opel-Treuhandbeirat entsandten Vertreter – der ehemalige Conti-Vorstandschef Manfred Wennemer und FDP-Politiker Dirk Pfeil – hatten den Verkauf an Magna kritisiert. Beide warnten, dass Opel bald wieder die Insolvenz drohen könnte und dass der größte Teil des Risikos beim Steuerzahler liege.

Text: F.A.Z.
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Faz      091103

Einigung auf Sanierungsbeitrag – Opel-Arbeiter drängen GM zum Verkauf an Magna

–   03. November 2009 Im Poker um den Opel-Verkauf haben die Arbeitnehmer den Druck auf GM erhöht, Opel an Magna zu verkaufen: Die Arbeitnehmer und der künftige Käufer Magna einigten sich auf einen Sanierungsbeitrag der Belegschaft – aber nur unter der Bedingung, dass der Käufer auch wirklich Magna heißt.

–   Der europäische Betriebsrat und die Arbeitnehmervertretungen in den Ländern mit Opel-Standorten hätten sich mit dem österreichisch-kanadischen Unternehmen auf Beiträge der Belegschaft zur Kostensenkung verständigt, teilte der Betriebsrat am Dienstag in Rüsselsheim mit. Es sei vorgesehen, dass in den kommenden Jahren bei der Belegschaft jährlich 265 Millionen Euro eingespart würden. Im Gegenzug würden die Mitarbeiter mit rund zehn Prozent an Opel beteiligt und bekämen dadurch ein Mitspracherecht bei dem Autobauer.

–   Ein wichtiger Bestandteil der Vereinbarung zwischen den Arbeitnehmervertretern und Magna sei „das beiderseitige Ziel, alles zu tun, um Werksschließungen und betriebsbedingte Kündigungen zu vermeiden“, erklärte der Betriebsrat. Für 2010 und 2011 sei unter anderem vorgesehen, das Teile des Weihnachts- und Urlaubsgeldes eingebracht würden. Auch werde bis 2011 auf Lohnerhöhungen verzichtet, ab 2012 solle dann zu den Tarifverträgen zurückgekehrt werden.

Verwaltungsrat tagt

–   Die Zugeständnisse der Arbeitnehmer sollen nur für den Fall gelten, dass Magna und General Motors in Sachen Opel-Verkauf übereinkommen. Am Dienstag wird sich abermals der GM-Verwaltungsrat mit dem Thema Opel beschäftigen. Abermals ruhen die Hoffnungen, vor allem der Arbeitnehmerschaft darauf, dass im Verwaltungsrat das entscheidende Wort zur Übernahme des deutschen Autobauers durch Magna fallen könnte.

–   Nach einer abschließenden Bewertung durch General Motors wird gehofft, dass GM einen lange erwarteten Brief an die Bundesregierung schreibt. Auf dessen Basis will die Regierung dann Bedenken der EU-Kommission gegen die Transaktion zerstreuen. Es geht dabei um die Zusicherung, dass bei der Entscheidung für den Investor keine politischen, sondern ökonomische Gründe ausschlaggebend waren. Die Bundesregierung wartet derzeit auf Briefe von GM und der Opel-Treuhand, um auf dieser Basis der Kommission zu antworten. Die Bedenken der Kommission sind derzeit der entscheidende Punkt an dem der Opel-Verkaufsprozess noch hakt.

Personal-Spekulationen über Opel-Chef

Unterdessen gab es Spekulationen darüber, dass Magna bei Opel womöglich eine neue Führung durchsetzen wolle. Die „Hannoversche Allgemeine Zeitung“ berichtete unter Berufung auf Unternehmenskreise, der bisherige Opel-Aufsichtsratsvorsitzende Carl-Peter Forster werde nicht mehr den Chefposten bei „New Opel“ übernehmen. Künftig solle Magna-Manager Herbert Demel an der Spitze des Rüsselsheimer Unternehmens stehen. Nach dem Bericht der Zeitung hat Forster Magna bereits darüber informiert, dass er für Opel nicht zur Verfügung stehe. Opel wollte die Personalie am Dienstag weder bestätigen noch dementieren und sprach von „Spekulationen“.

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