Oltre l´Iraq una nuova battaglia Bush

Il discorso di BUSH sullo Stato dell’Unione: politica internazione e riforme economiche e pensionistiche

Politica internazionale: impegno per la pace in Medio Oriente, non nominato l’”Asse del Male ma confermate pressioni verso COREA DEL NORD e IRAN (collaborando con gli alleati europei), nessun annuncio di “exit strategy” dall’IRAQ
Politica interna: riforma pensionistica per la creazione di conti d’investimento volontari per i più giovani; congelamento delle spese federali (salvo difesa e sicurezza)

NEW YORK – Un discorso di quaranta minuti, diviso in due grandi blocchi (politica interna e situazione internazionale) parlando al cuore del popolo americano con la convinzione di essere dalla parte della ragione. Questo il discorso sullo Stato dell´Unione 2005 – il suo quinto in assoluto, il primo del secondo mandato – che George W. Bush ha fatto ieri sera davanti al Congresso degli Stati Uniti riunito in sessione plenaria e di cui la Casa Bianca ha fornito alcune anticipazioni (Bush ha parlato alle 9 di sera di Washington, quando in Italia erano le tre di notte).
Un discorso limato e ridiscusso con il suo `team´ fino all´ultimo, un´occasione per rivolgersi senza mediazioni ai suoi concittadini, per spiegargli come intende guidare l´America nei prossimi quattro anni; con una particolare focus – e diversi dettagli – su un´impresa che nell´agenda della Casa Bianca è seconda solo alla `democratizzazione del mondo´: la riforma della `social security´, delle pensioni.
In quella Capitol Hill che sui temi sociali è già da tempo sede di un acceso dibattito e di scontri `partisan´ (tra i repubblicani e l´opposizione democratica) Bush chiede a deputati e senatori un appoggio `bipartisan´ per cambiare una legge vecchia di settanta anni (pensata e voluta da un `mostro sacro´ come Roosevelt) trovare una «soluzione fissa e permanente»; e la strada che indica è quella di «permettere ai lavoratori più giovani» – e a quelli che entreranno in futuro nel mercato dell´occupazione – di stornare una parte dei soldi della `social security´ per investirli in conti personali.
In sostanza chi ha 55 anni o di più è fuori dalla riforma e per loro il sistema resterà quello in vigore fino adesso. Per gli altri, i più giovani, Bush punta alla creazione di conti d´investimento privati volontari, alimentati da una riduzione dei contributi che dovrebbe essere di circa mille-milletrecento dollari annui.
Il presidente ha voluto affrontare anche il delicato problema della spesa pubblica e del suo contenimento, preannunciando la proposta di bilancio 2006 in cui si prevede il congelamento di tutte le spese non essenziali, con la ovvia eccezione di quelle del Pentagono e della Homeland Security.
Essendo in calendario tre giorni dopo le elezioni in Iraq, alla vigilia del viaggio di Condoleezza Rice in Europa e a pochi giorni dall´incontro tra Sharon e Abu Mazen in Egitto, lo Stato dell´Unione non poteva lasciare in secondo piano la politica estera, con cui Bush ha già costruito la sua leadership interna e internazionale
. «Voglio ringraziare il Congresso per avere dato il necessario appoggio alle nostre truppe e voglio dire ancora una volta che credo fermamente che la strada per battere il terrorismo è quella di diffondere la libertà. E credo che tutti nel mondo meritino di essere liberi».
Sull´Iraq il presidente americano rilancia la sua certezza che la «vittoria della democrazia sarà di esempio per le altre nazioni della regione» ma non ha fornito – come era ovvio – alcun dettaglio sulla cosiddetta exit strategy; troppo presto (lo ha confermato anche Condi Rice) per prevedere anche un parziale ritiro delle truppe americane, anche se al Pentagono è già pronto un piano che prevede per il prossimo marzo il rientro di alcune unità, che se la situazione lo permettesse non sarebbero sostituite.
Bush promette anche un forte impegno per la pace in Medio Oriente: il presidente è pronto «a ribadire il suo impegno per fare andare avanti il processo di pace», e come ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca, McClellan, «sarà chiaro non solo agli americani, ma a tutto il mondo che il presidente considera la pace in Medio Oriente una massima priorità».
Bush ha parlato anche della Corea del Nord. Senza evocare l´»asse del male» ha invitato il governo di Pyongyang a «privilegiare la diplomazia» e a tornare il prima possinile al tavolo del negoziato. Una parte del discorso questa, che ha avuto limature dell´ultima ora dovute alla notizia – ormai accertata dall´intelligence di Washington – che la Corea del Nord aveva venduto alla Libia uranio arricchito per costruire l´atomica. Il timore alla Casa Bianca è che sia stato venduto anche ad altri paesi (tipo la Siria) ma che sia impossibile provarlo.
Diplomatica deve anche essere la strada per affrontare la questione nucleare dell´Iran. Su questo Bush e la Rice sono d´accordo: la collaborazione con gli alleati europei «è la via più efficace per affrontare la minaccia nucleare di Teheran». Da oggi Bush parte per un viaggio di 48 ore in cinque Stati. Gli servirà per illustrare ai cittadini americani le proprie idee e il modo in cui intende affrontare il prossimo quadriennio.

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