Energia, Russia, Europa,
Mediterraneo
CORRIERE Sab.
3/2/2006 Stefano Agnoli
I vertici della società russa cercano accordi di cooperazione. L’ipotesi
gasdotto dalla Serbia all’Adriatico
Missione in Algeria e Libia. Voci di
offerta anche sull’inglese Centrica
MILANO – Missioni internazionali a
metà tra la politica e il business in Algeria, Libia e Serbia. E poi interesse
per l’acquisto della britannica Centrica. Passo dopo passo il cerchio della
russa Gazprom si stringe intorno all’Italia, al Mediterraneo e all’Europa.
Forse non è ancora l’«Opec del gas», l’oligopolio dei paesi produttori temuto e
paventato dal numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni. Ma poco ci manca.TRA TRIPOLI E ALGERI – L’emergenza per le forniture di gas dalla Russia
non ha quasi fatto in tempo a rientrare (sono tornate regolari ma le riserve
strategiche nazionali verranno comunque intaccate) che il gruppo moscovita, nei
giorni scorsi, ha dato il via a un «tour» tra i Balcani e l’Africa del Nord dai
risvolti imprevedibili. Un fine settimana intenso per Alexander Medvedev,
il vicepresidente e «uomo del gas» del colosso moscovita (è direttore
generale di Gazexport), che sabato scorso era a Tripoli e domenica ad Algeri,
le capitali dei due paesi maggiormente legati per l’export di gas (e petrolio) non
solo all’Italia, ma anche a Spagna e Francia. Nella Jamahiriya, Medvedev si
è incontrato con Abdullah Salem El-Badri, il presidente della Noc, la National
oil company, società di Stato libica. Tema dei colloqui non solo i
possibili business comuni, ma anche l’avvio di consultazioni reciproche per
la commercializzazione di petrolio e gas. Copione simile, ma più in grande
stile, in Algeria, dove la delegazione russa ha avuto colloqui con il primo
ministro Ahmed Ouyahia, altri esponenti del governo, e con Mohamed Meziane, il
numero uno del gruppo statale Sonatrach. Con gli algerini il fine dei russi
è addirittura quello di stringere un «cooperation agreement», un’intesa a
tutto campo, che vada dalla ricerca fino alla vendita di idrocarburi.
RISCHIO CARTELLO – Normali rapporti di affari tra operatori
dell’energia o cartello in vista? E in generale, nella recente crisi
europea del gas, c’è stato «un comportamento assolutamente corretto da parte di
Gazprom e in particolare del presidente Putin», come ha sostenuto ieri il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? È possibile, anche se, di fatto, Sonatrach,
Gazprom e la libica Noc, «valgono» quasi i due terzi dei consumi annuali di gas
dell’Italia (52 miliardi di metri cubi su 85 totali) e, soprattutto le prime
due, percentuali rilevanti di quelli dell’intero continente europeo.
DUE MILIARDI A BELGRADO – L’attivismo dei russi, per di più, non si
limita alla strategia mediterranea. Sulla rotta verso il Nordafrica il
cinquantenne Medvedev si è fermato venerdì 27 gennaio anche a Belgrado,
snodo strategico dei Balcani. Oggetto degli incontri ad alto livello (con il
presidente Tanic e il primo ministro Kostunica) il rilancio dei progetti
della Yugorosgaz, di cui i russi hanno il 50%. Tra di essi ci sarebbe anche
il possibile prolungamento fino all’Adriatico, via Bosnia e Croazia, del
gasdotto che arriva dal confine bulgaro. La posizione di Gazprom in Serbia
è di tutto rilievo: il gruppo russo vantava anche 235 milioni di dollari di
crediti per forniture di gas all’ex Jugoslavia dal 95 al 2000.
OCCHI SU LONDRA – L’investimento in Serbia potrebbe arrivare fino a
due miliardi di dollari, cifra che tuttavia potrebbe impallidire se fossero
realistiche le voci di ieri secondo le quali il gruppo russo potrebbe
lanciare un’offerta sulla britannica Centrica, l’erede della British Gas
pre-liberalizzazione che vale alla Borsa di Londra (dove è salita dell’11%)
quasi 14 miliardi di euro. In serata da Mosca hanno ridimensionato le
indiscrezioni, limitandosi a riconfermare solo l’interesse per il mercato
britannico del gas, nel quale si vorrebbe arrivare al 20%. Stessa attenzione
che si nutre per altri mercati europei, quello tedesco e francese e quello
italiano. Su questo fronte la trattativa con l’Eni, per il momento, non sembra fare
passi in avanti. Il gruppo italiano vorrebbe la reciprocità: sì
all’ingresso di Gazprom nel nostro paese contro quote di giacimenti russi. Ma
il braccio di ferro è destinato ad arricchirsi di nuove puntate.