Nucleare, l’Iran vuole un ruolo attivo per l’Italia

Maurizio Caprara

L’INTERVISTA/ Il negoziatore inviato da Ahmadinejad per
trattare sull’arricchimento dell’uranio ha incontrato Prodi e D’Alema

Larijani: «La decisione di
lasciare l’Iraq è lungimirante. Ci fidiamo di voi»

ROMA – Che il primo governo
Prodi fosse apprezzato dai riformisti iraniani di Mohammad Khatami, negli anni
Novanta, era risaputo. Che il secondo governo Prodi sia benvisto dai
conservatori, i quali nel frattempo hanno preso il potere a Teheran, è una
novità e prende corpo ogni giorno di più
. «La decisione dell’Italia di
voler far uscire le proprie forze dall’Iraq è sicuramente lungimirante», diceva
ieri Ali Larijani
, l’uomo incaricato dal presidente Mahmoud Ahmadinejad di
negoziare con il resto del mondo sui piani nucleari dell’Iran. Il segretario
del Consiglio supremo della sicurezza nazionale lo sosteneva in un’intervista
al Corriere rilasciata durante la sua visita a Roma. Non sono parole
di pura cortesia diplomatica se si considera che Teheran è influente tra gli
sciiti di Nassiriya, la città irachena che i nostri militari lasceranno entro
il 2006
.

E accompagnavano un invito a far contare di più l’Italia nei
negoziati sui progetti atomici iraniani che tengono in ansia la diplomazia di
mezzo mondo, preoccupata di vedere in futuro, nonostante le smentite, armi
nucleari nelle mani della Repubblica islamica fondata dall’ayatollah Ruollah
Khomeini. Un dossier per il quale oggi, a Bruxelles, Larijani sarà
ricevuto da Javier Solana, alto rappresentante europeo per la politica estera.
Lei è venuto a Roma per parlare con Romano Prodi e Massimo D’Alema. Ma che
cosa può fare il nostro Paese sulla partita del nucleare iracheno alla quale è
formalmente estraneo? A trattare con voi prima era la troika di Regno Unito,
Germania e Francia, poi si è passati ai cinque Paesi del Consiglio di sicurezza
dell’Onu più i tedeschi…

«Come siete bravi nel gioco del calcio, e colgo l’occasione per congratularmi
della vittoria ai Mondiali, l’Italia è un potente Paese europeo. Conosce
bene le vicende mediorientali. Perciò potrebbe svolgere un ruolo importante non
soltanto per la soluzione di questioni regionali, ma internazionali».
Sul nucleare?
«Non so perché in passato non abbiate avuto un ruolo nelle trattative. Però
accogliamo con favore la presenza attiva dell’Italia sia su questo che su altri
temi internazionali. In alcuni Paesi europei che sono stati protagonisti non
abbiamo fiducia».
A quali Stati si riferisce?
«Mentre proseguiamo le trattative con l’Europa, il premier britannico
Tony Blair ha detto sull’Iran parole del tutto deprecabili, fuori luogo. È
riuscito soltanto ad aumentare la nostra sfiducia. Non è così per l’Italia. Il
vostro Paese è il nostro primo partner commerciale nell’Unione europea
.
La sua attivazione su queste questioni ne aumenterà ancora di più il
prestigio».
Quando parla di altre questioni internazionali pensa ai futuri assetti
dell’Iraq?

«Sì, ma anche all’Afghanistan, alla questione palestinese. La decisione
dell’Italia di voler far uscire le forze dall’Iraq è lungimirante
. Perché
gli Usa hanno commesso un grave errore: si sono buttati in un pozzo senza fondo
e, nel cadere, hanno cercato di tirar giù altri. Pare l’Italia, a metà strada,
si sia ripresa e voglia venirne fuori».
Sembra che il governo attuale vi vada meglio di quello di Berlusconi. È
così?

«Ci pare che il governo attuale stia seguendo una strategia positiva sulle
vicende internazionali e accogliamo ciò con favore. Dato il grande prestigio di
Prodi, crediamo ci siano tutti i presupposti per farlo»
.

 

INCENTIVI Il Consiglio di Sicurezza Onu
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negoziatore Larijani (foto )

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