<102836140"> Germania –Togo – Francia – Usa
<102836141"> German Foreign Policy 05-05-01
<102836142"> Non è difficile
I media tedeschi chiamano a una spedizione militare in Africa Occidentale, in seguito alle proteste africane contro l’ingerenza tedesca in Togo.
Il giornale berlinese taz, noto per le sue posizioni belliciste, scrive: «Non sarebbe difficile» un’azione militare contro il Togo. La sua capitale Lomé è ai confini con il Ghana, e dista solo 200 km. da Lagos, in Nigeria.
Il Togo è scosso dalle lotte per l’influenza delle potenze occidentali e deve far fronte alle brame della ex potenza coloniale Germania.
L’incendio è stato appiccato al Goethe Institut come simbolo degli interventi sovversivi della politica Estera tedesca; in seguito a questo attacco Berlino esce per la prima volta sul palcoscenico internazionale dal ruolo da essa stessa costruito di difensore dei diritti umani, e nutre il sospetto che l’attacco sia rivolto ai e giustificato dai suoi progetti neo-coloniali.
In Togo sono attive diverse fondazioni politiche tedesche che intrattengono stretti contatti con l’Opposizione.
Le frazioni politiche concorrenti in Togo lottano su commissione delle strutture economiche tedesche e francesi, sia l’una contro l’altra, che assieme per una terza parte.
Negli ambienti dei Verdi tedeschi si sostiene che «la Germania … deve appoggiare un intervento in Togo; le truppe potrebbero essere costituite sia da africani che da forze internazionali, per difendere un governo di transizione con la partecipazione dell’opposizione; una richiesta avanzata già in marzo dalla Müller, segretaria agli Esteri Bündnis 90/Die Grünen.
Questa presa di posizione ha fornito la giustificazione all’opposizione per spingere a un’insurrezione popolare, mobilitare la piazza e cercare di rovesciare il governo. Oggi viene di nuovo chiesto l’intervento tedesco per porre fine alle violenze a cui ha contribuito.
I massicci tentativi tedeschi di entrare in Togo come forza di controllo, assumono una forma particolarmente aggressiva, ma non sono nuovi; le attività militari fanno parte della quotidiana azione di influenza tedesca in Togo.
Ancora ai primi di aprile ufficiali dello stato maggiore di Lomé si sono riuniti su invito della Fondazione Konrad-Adenauer nel Benin (Tema: “Integrazione del settore della sicurezza nelle strutture democratiche”).
Le attività strettamente coordinate con l’ambasciata tedesca hanno dato modo a Berlino di accedere a strutture militari interessanti e a funzionari governativi.
Il ministero degli Interni del Togo è stato il partner per la cooperazione scelto fino all’inizio dei disordini; il ministro si è ora rifugiato nell’ambasciata tedesca, che rappresenta uno dei gruppi di interessi europei, che concorrono per l’influenza geo-strategica in Togo.
L’altro gruppo di interessi è orientato verso la Francia e contende a Berlino l’aspirazione al controllo; una contesa che continua dalla sottomissione coloniale del paese a Berlino nel 1884.
Nel 1960, anno della dichiarazione di indipendenza del Togo, il primo presidente fu filo-tedesco e volle introdurre il marco tedesco come valuta nazionale; venne ucciso dopo poco.
Si dichiarò colpevole del fatto un ex legionario francese padre dell’attuale capo del governo, Faure Gnassingbé, che si considera il legittimo successore e capo della frazione francofona.
Il conflitto franco-tedesco sul Togo e sull’Africa Occidentale interessa anche una terza parte, gli Usa.
Nella strategia per la politica estera tedesca per il Togo, Berlino vuole «appianare il forte e continuo antagonismo tra francofoni e anglofoni, e svolgere in modo autonomo un ruolo di mediatore tra Francia e Usa ».
[vedi anche: Die Welt, 05-05-01, Fischer chiede venga posto fine alla “persecuzione anti-tedesca”]
Il ministro tedesco degli Esteri Fischer ha aspramente condannato le violenze contro il Goethe Institut in Togo, chiedendo che sia posto fine alla persecuzione contro i tedeschi; 30 dei 300 tedeschi presenti in Togo se ne sono andati.
Il governo del Togo accusa la Germania di aver appoggiato l’Opposizione dopo le elezioni presidenziali di domenica scorsa, mettendo in discussione la vittoria del governo.
Il ministro degli Interni del Togo, Boko, rilasciato da una settimana, si è rifugiato nell’ambasciata tedesca; si era detto favorevole al rinvio delle elezioni.
Vedi anche
[Die Welt, 05-04-30, I militari del Togo assalgono il Goethe-Institut, di Thomas Knemeyer]
Le organizzazioni umanitarie chiedono vengano rifatte le elezioni; la Lega togolese per i diritti umani chiede l’intervento della comunità internazionale.
Ecowas, l’organizzazione economica degli stati dell’Africa Occidentale, definisce invece come “affidabili” le elezioni; invece di rifarle è favorevole a un governo di unità nazionale di Gnassinbé e opposizione.
Il Togo è il quarto paese costiero di questa regione africana, dopo Liberia, Sierra Leone e Costa d‘Avorio, ad essere destabilizzato. German Foreign Policy 05-05-01
Nicht schwer
BERLIN/LOMÉ/PARIS(Eigener Bericht) – Nach den afrikanischen Protesten gegen die deutsche Beteiligung an Umsturzversuchen in Togo rufen Berliner Medien zu einer militärischen Expedition in Westafrika auf. Das Land wird von Einflußkämpfen der westlichen Industriestaaten erschüttert und ist mit Begehrlichkeiten der ehemaligen Kolonialmacht Deutschland konfrontiert. Bei den Protesten kam es zu einem Brandanschlag auf das deutsche Goethe-Institut, das als Markenzeichen subversiver Interventionen der Berliner Außenpolitik gilt. Auch die deutsche Botschaft wird den Umsturzparteien zugerechnet und beherbergt einen geflohenen Oppositionspolitiker. In Togo sind zahlreiche deutsche Polit-Stiftungen tätig, die enge Kontakte zur Opposition des Landes pflegen. Die konkurrierenden Fraktionen der togoischen Innenpolitik kämpfen im Auftrag deutscher und französischer Wirtschaftsstrukturen sowohl gegeneinander wie auch gemeinsam für Dritte.
Wie es im grünen Milieu der Berliner Außenpolitik heißt, müsse ,,Deutschland (…) eine Intervention in Togo unterstützen” 1) . Die dazu vorgesehene ,,Eingreiftruppe” könne sowohl aus Afrikanern bestehen als auch ,,international” besetzt sein, um einer neuen ,,Übergangsregierung” unter Beteiligung der Opposition ,,Schutz” zu gewähren. Die Forderung nach Einführung der Opposition in die Regierungsgeschäfte hatte die Staatsministerin im Auswärtigen Amt, Kerstin Müller (Bündnis 90/Die Grünen), bereits Anfang März erhoben. 2) Erneut mischte sich die deutsche Ministerin unmittelbar vor den togoischen Wahlen in die inneren Angelegenheiten des Landes ein und zeigte sich ,,besorgt” über den Stand der Abstimmungsvorbereitungen. 3) Die Stellungnahmen dienten der Opposition als Rechtfertigung, um zum Volksaufstand aufzurufen, die Straße zu mobilisieren und einen Umsturz zu versuchen. 4) Deutsche Interventionen, die zu den jetzigen Gewalttaten maßgeblich beitrugen, werden nun erneut verlangt, angeblich um die Gewalttaten zu beenden.
Partner
Die massiven deutschen Bemühungen, in Togo als Kontrollmacht aufzutreten, nehmen gegenwärtig besonders aggressive Formen an, aber sind nicht neu und verfolgen das Kontinuum der deutschen Außenpolitik. Inzwischen gehören militärische Aktivitäten zum Alltag der Berliner Einflußarbeit in Togo. N
och Anfang April tagten Stabsoffiziere aus Lomé auf Einladung der Konrad-Adenauer-Stiftung im Nachbarstaat Benin (,,Integration des Sicherheitssektors in demokratisch-rechtsstaatliche Strukturen” ) 5) . Dabei wurde für Weiterbildungsmaßnahmen am Standort Koblenz der Bundeswehr geworben. Auch die sozialdemokratische Friedrich-Ebert-Stiftung ist in Westafrika tätig und betreibt ein ,,regionales sicherheitspolitisches Beratungsprojekt”6) . Die mit den deutschen Botschaften eng koordinierten Aktivitäten verschaffen Berlin Zugang zu interessierenden Militärstrukturen und Regierungsbehörden. Als herausgehobener deutscher Kooperations- ,,Partner”7) galt bis zu Beginn der Unruhen das Innenministerium von Togo. Sein früherer Chef, der Minister, floh jetzt in die deutsche Botschaft und richtete damit das Augenmerk auf eine der europäischen Interessengruppen, die in Togo um geostrategischen Einfluß konkurrieren.
Ermordet
Die andere Interessengruppe ist auf Frankreich orientiert und bestreitet Berlin seine Vormachtansprüche. Seit der kolonialen Unterwerfung Togos unter das Kommando der Berliner Außenpolitik (1884) hält diese Auseinandersetzung an. Der erste togoische Staatspräsident, der in Lomé die Unabhägigkeit erklärte (1960), galt als pro-deutsch und wollte die Deutsche Mark als Inlandswährung einführen. 8) Kurz darauf wurde er ermordet. Zu der Tat bekannte sich ein früherer Legionär der französischen Fremdenlegion – der Vater des jetzigen Regierungschefs Faure Gnassingbé. Er gilt als treuer Nachfolger und Haupt der frankophonen Fraktion. Ihr steht die togoische Opposition samt Auswärtigem Amt gegenüber.
Verdacht
Die deutsch-französische Konfrontation um neokoloniale Einflußgebiete in Togo und Westafrika begegnet einem dritten Interessenten. Seine Herkunft wird in den Verlautbarungen des Auswärtigen Amtes als ,,anglophon” umschrieben 9); gemeint sind die USA. Wie es in der ,,Außenpolitischen Strategie” des Auswärtigen Amtes für Togo heißt, will Berlin den ,,in Westafrika ausgeprägte(n) und anhaltende(n) frankophon-anglophone(n) Antagonismus (…) einebnen” , also in der Mittlerrolle zwischen Frankreich und den USA eigenständig tätig werden. 10) Die überdeutliche Wahrnehmung dieser angestrebten Konkurrenz, die Berlin als Schutzherr der togoischen Opposition wahrnimmt, läßt deutsche Einrichtungen jetzt zu Zielscheiben afrikanischer Empörung werden. Durch den international beachteten Anschlag auf das Goethe-Institut in Lomé tritt Berlin zum ersten Mal aus seiner selbst stilisierten Menschenrechts-Rolle und nährt den Verdacht, daß die Angriffe seinen neokolonialen Absichten gelten und berechtigt sein könnten.
200 Kilometer
Entsprechend unbeherrscht sind die Reaktionen des Auswärtigen Amtes und der deutschen Medienlandschaft. Demnach ist es in Togo zu einer,,(a)ntideutsche(n) Eskalation” gekommen, die auf das ,,anti-deutsche Klima” der togoischen Regierung zurückzuführen sei und in ,,antideutsche Hetze”11) münde. Die Unterstellung, es würde sich bei den afrikanischen Protesten um chauvinistische Exzesse handeln, wird auch auf Paris ausgeweitet, dem nationaler Egoismus und mangelnde Deutschfreundlichkeit vorgeworfen wird. 12) Eine Analyse der offenen und subversiven Einflußmaßnahmen der Berliner Außenpolitik in Togo unterbleibt. Stattdessen werden dem Auswärtigen Amt Empfehlungen für den Einmarsch in Togo unterbreitet. ,,Schwer wäre es nicht”, schreibt die für ihren bellizistischen Kurs bekannte Berliner Tageszeitung taz über eine eventuelle militärische Aktion gegen Togo. ,,Die Hauptstadt Lomé liegt an der Grenze zu Ghana. Von Lagos in Nigeria ist sie nur 200 Kilometer entfernt.”13)
1) Eine Frage der Glaubwürdigkeit, taz 28.04.2005
2) Staatsministerin Kerstin Müller zur Lage in Togo; Pressemitteilung des Auswärtigen Amtes 01.03.2005
3) Staatsministerin Kerstin Müller zu den Präsidentschaftswahlen in Togo, Pressemitteilung des Auswärtigen Amtes 22.04.2005
4) Togos Opposition bläst zum Volksaufstand, Neues Deutschland 28.04.2005
5) s. Berater
6) s. Beratungsprojekt für Westafrika
7) s. Berater
8) s. Hegemonialkämpfe in Afrika
9), 10) s. Berater
11) Pressemitteilung des Auswärtigen Amtes 30.04.2005
12) Anti-deutsch, Frankfurter Rundschau 30.04.2005
13) Eine Frage der Glaubwürdigkeit, taz 28.04.2005
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Die Welt 05-05-01
Fischer fordert Ende “antideutscher Hetze”
Nach den Angriffen auf das Goethe-Institut in Togo
Bundesaussenminister Joschka Fischer hat die gewaltsamen Übergriffe auf das deutsche Goethe-Institut in Togo scharf verurteilt. “Ich appelliere an die Regierung in Lomé, alles zu tun, daß die Urheber dieser unsäglichen Akte von Brandstiftung und Vandalismus umgehend ermittelt und bestraft werden”, sagte Fischer gestern in Berlin. Der Außenminister forderte zugleich ein Ende der “antideutschen Hetze”.
Die Regierung müsse sicherstellen, daß die in Togo lebenden Deutschen geschützt würden. Bereits 50 der 300 Deutschen, die sich nach Informationen des Auswärtigen Amts (AA) dort aufhalten, haben Togo gestern verlassen. In der Nacht zum Freitag waren maskierte und bewaffnete Männer in das Goethe-Institut in Lomé eingedrungen und hatten es in Brand gesteckt. Verletzt wurde dabei niemand. Die Regierung Togos wirft Deutschland vor, sich nach der Präsidentenwahl auf die Seite der Opposition gestellt zu haben. Diese stellt den Sieg der Regierung bei den Präsidentschaftswahlen vom vergangenen Sonntag in Frage.
Außerdem tauchten Flugblätter mit der Behauptung auf, der deutsche Botschafter Klaus Günther Grohmann sei in der NS-Zeit Mitglied der SS gewesen. Grohmann ist jedoch erst 1941 geboren worden. Die Afrika-Beauftragte des Auswärtigen Amtes sei umgehend in die ehemalige deutsche Kolonie entsandt worden, teilte das Amt mit. Sie führe dort Gespräche mit der Regierung sowie mit Vertretern Frankreichs und der Vereinigten Staaten. Im Auswärtigen Amt sei außerdem ein Krisenstab eingerichtet worden. Alle Deutschen in Togo wurden aufgefordert, das Land zu verlassen.
In der deutschen Botschaft in Lomé hat der vor einer Woche entlassene Innenminister Togos Zuflucht gesucht, der für eine Verschiebung der Wahl eingetreten war. Bei den Unruhen sollen bis zu 100 Menschen umgekommen sein. ws
Artikel erschienen am 1. Mai 2005 – © WAMS.de 1995 – 2005
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Faz 05-04-30
Togo – Fischer fordert Ende der antideutschen Übergriffe
30. April 2005 – Die antideutschen Übergriffe in Togo haben eine heftige Reaktion der Bundesregierung ausgelöst. Außenminister Joschka Fischer verurteilte am Samstag in Berlin die Brandlegung und Verwüstungen in dem erst vor einem halben Jahr wiedereröffneten Goethe-Institut durch vermummte Gewalttäter in der Hauptstadt Lomé auf das Schärfste.
„Dieser gesetzlose Gewaltakt ist völlig inakzeptabel”, erklärte der Grünen-Politiker. Fischer appellierte an die Regierung in Lomé, alles zu tun, daß die Urheber dieser „unsäglichen Akte von Brandstiftung und Vandalismus” umgehend ermittelt und bestraft werden.
„Schutz für die Deutschen sichern”
In den Räumen des Instituts
Die Regierung des westafrikanischen Landes müsse sicherstellen, daß die in Togo lebenden Deutschen und deutschen Einrichtungen „wirksam geschützt werden und daß die von einigen Gruppen offenbar betriebene antideutsche Hetze und die inakzeptablen Verleumdungen gegen den deutschen Botschafter umgehend eingestellt werden”.
Jetzt kommt es laut Fischer darauf an, daß ein Weg aus dieser Eskalation von Gewalt und Gesetzlosig
keit gefunden werde. Eine entscheidende Rolle komme hierbei den in Lomé begonnen Gesprächen unter Einschaltung der westafrikanischen Wirtschaftsgemeinschaft Ecowas zu.
Informationen aus Lomé und Paris: Außenminister Fischer
Das Auswärtige Amt hatte bereits am Freitag den Geschäftsträger der Botschaft Togos einbestellt. Fischer hatte auch mit dem französischen Außenminister Michel Barnier und dem togoischen Außenminister telefoniert und eine Sondergesandte nach Togo in Marsch gesetzt.
Sie soll unter anderem Gespräche mit der togoischen Regierung und den dortigen Vertretern Frankreichs und den Vereingten Staaten führen. Darüber hinaus wurde im Auswärtigen Amt unter Leitung von Staatssekretär Jürgen Chrobog ein Krisenstab eingerichtet. Die deutsche Botschaft in Togo steht auch in Kontakt mit den rund 300 dort lebenden deutschen Staatsangehörigen, von denen die ersten offenbar nach Deutschland zurückgekehrt sind. Eine Reisewarnung des Auswärtigen Amtes für Togo besteht seit dem 22. April.
Die Unruhen in Togo halten an
Das Goethe-Institut war in der Nacht zum Freitag bei Unruhen in Brand gesteckt worden. Mehrere vermummte Männer stürmten das Gebäude und schossen auf Sicherheitskräfte.
Dabei brannte unter anderem die Bibliothek völlig aus. Der Leiter des Instituts schätzt den Schaden auf 300.000 Euro. Das Gebäude war erst vor einem halben Jahr nach einer grundlegenden Renovierung wieder eröffnet worden. In dem Goethe-Institut in Lomé arbeiten 13 Menschen, darunter zwei aus Deutschland Entsandte. Bei den Brandstiftern habe es sich vermutlich um Soldaten in Zivil gehandelt.
Deutsche Unterstützung der Opposition?
Die Unruhen forderten zahlreiche Tote und Verletzte
Das Goethe-Institut kündigte an, seine Mitarbeiter besser schützen zu wollen. Es werde zudem erwogen, den aus Deutschland entsandten Leiter des Instituts abzuziehen, sagte eine Sprecherin der Münchner Zentrale des Kulturinstituts. Neben dem Leiter hat das Goethe-Institut in Togos Hauptstadt Lomé 13 Mitarbeiter. Es war der erste direkte Anschlag auf ein Goethe-Institut weltweit.
Die togoische Regierung, die die Präsidentenwahl am Sonntag offiziell gewonnen hat, wirft Deutschland bereits seit einigen Wochen vor, die Opposition zu unterstützen (siehe auch: Prügelstrafe und bayerisches Bier: deutsche Kolonialvergangenheit in Togo). Auch der in der Regierungspartei umstrittene ehemalige Innenminister, der in letzter Minute gefordert hatte, die Wahl abzusagen, soll in der deutschen Botschaft Schutz gesucht haben.
Unruhen seit Dienstag
Soldaten umstellten in der Nacht auch die Häuser von führenden Oppositionspolitikern. Über etwaige Verhaftungen war zunächst nichts bekannt. Die Lage in Lomé hatte sich am Donnerstag zunächst etwas beruhigt. Gewalttätige Ausschreitungen der Opposition, die mit der Verkündung des offiziellen Wahlergebnisses am Dienstag begonnen hatten, flauten ab.
Die Opposition wirft der Regierung unter Faure Gnassingbé vor, die Präsidentenwahlen am Sonntag gefälscht zu haben. Gnassingbé, dessen Vater Togo in den vergangenen 38 Jahren regiert hatte, war bereits nach dessen Tod Anfang Februar vom Militär zum neuen Präsidenten ernannt worden. Er hatte den Neuwahlen erst unter massivem internationalen Druck zugestimmt.
Mindestens 5.000 Flüchtlinge
Bei den gewaltsamen Zusammenstößen zwischen Anhängern von Regierung und Opposition kamen in den vergangenen Tagen mindestens 22 Menschen in Lomé ums Leben, mehr als hundert wurden verletzt.
Mindestens 5.000 Menschen flohen ins Nachbarland Benin , obwohl die Grenzen dorthin offiziell geschlossen wurden, andere flohen ins benachbarte Ghana. Das Flüchtlingshilfswerk der Vereinten Nationen UNHCR stellte rund 390.000 Euro zur Verfügung, um den Fliehenden zu helfen.
EU besorgt über Welle der Gewalt
Auch die Europäische Union hat sich tief besorgt über die jüngste Welle von Gewalt in Togo geäußert . In einer Erklärung des luxemburgischen EU-Ratsvorsitzes vom Donnerstag abend werden alle Konfliktparteien aufgerufen, Ruhe und Ordnung in dem westafrikanischen Land wiederherzustellen.
Menschenrechtsgruppen in Togo verlangten unterdessen, die umstrittene Präsidentenwahl zu wiederholen. Zuvor müsse es einen Runden Tisch zwischen Opposition und den Militärs geben, welche Faure Gnassingbé unterstützen, sagte der Leiter der „Togolesischen Liga für Menschenrechte” Apedo Amah am Freitag.
Text: FAZ.NET mit Material von AP/ AFP/dpa
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Die Welt 05-04-30
Togos Militär überfällt Goethe-Institut
Augenzeugen: Soldaten verwüsten deutsches Kulturzentrum in Lomé – Unruhen nach der Wahl dauern an
von Thomas Knemeyer
Kapstadt/Lomé – Eine Woche nach der stark umstrittenen Präsidentenwahl spitzt sich die Lage in dem westafrikanischem Togo gefährlich zu. Bei politischen Unruhen kamen in dieser Woche mindestens 22 Menschen in der Hauptstadt Lomé ums Leben, Hunderte wurden verletzt, und Tausende flohen ins Nachbarland. Die Opposition erkennt den Wahlsieg des 39jährigen Faure Gnassingbé nicht an, der seit Dienstag als Nachfolger seines im Februar verstorbenen Vaters, des langjährigen Diktators Gnassingbé Eyadema, amtiert.
Das Goethe-Institut wurde in der Nacht zum Freitag beschossen und in Brand gesetzt – der erste direkte Anschlag auf eines der 135 deutschen Kulturinstitute weltweit. Die Bundesregierung protestierte scharf gegen den Überfall in Lomé, bei dem glücklicherweise keiner der 14 Mitarbeiter verletzt wurde. Die Bibliothek und mehrere Computer wurden zerstört, der Sachschaden beläuft sich vermutlich auf 300 000 Euro. Der Wachmann, der von den mit Sturmgewehren und Granaten bewaffneten Angreifern in die Flucht geschlagen wurde, erklärte, es habe sich seiner Meinung nach um Soldaten in Zivilkleidung gehandelt. Das Militär unterstützt Gnassingbé und steht im Verdacht, den Urnengang massiv manipuliert zu haben, den Gnassingbé mit 60 Prozent der Stimmen nach Meinung von Beobachtern viel zu eindeutig für sich entschieden hatte.
Der Vorfall hat einen brisanten politischen Hintergrund. Deutschland, von 1884 bis 1914 Kolonialmacht in Togo, wird seit Wochen von Regierungsvertretern öffentlich der Parteinahme für die Opposition beschuldigt. Außerdem hatte der frühere Innenminister Boko in der vergangenen Woche in der deutschen Botschaft Zuflucht gesucht.
In der Stadt Aného gingen uniformierte Soldaten brutal gegen Oppositionsanhänger vor, nachdem ein Mob dort eine Polizeistation angezündet und mehrere Polizisten verprügelt hatte. “Sie brachen in mein Haus ein und wollten wissen, wo die jungen Männer sind”, erklärte Messan Akpalo, der mit seiner Familie daraufhin zu Fuß über die nahe Grenze nach Benin floh. Er habe selbst drei Tote gesehen, sagte er. Andere Flüchtlinge bestätigten diese Angaben.
Menschenrechtsgruppen in Togo verlangen eine Wiederholung der umstrittenen Präsidentenwahlen vom vergangenen Sonntag, die erst auf massiven internationalen Druck zustande gekommen waren. Die Togolesische Liga für Menschenrecht ruft die internationale Gemeinschaft nun erneut zu einer Intervention auf. Aber der regionale Länderbund Ecowas (Wirtschaftsgemeinschaft Westafrikanischer Staaten) winkt ab: Ecowas-Wahlbeobachter bezeichneten die Wahl als weitgehend “glaubwürdig”. Statt dessen befürwortet die Ecowas nun eine Regierung Nationaler Einheit zwischen Gnassingbé und der Opposition.
Mit dem Küstenland Togo ist bereits der vierte Staat in dieser Region Afrikas destabilisiert worden. Die Nachbarstaaten Liberia, Sierra Leone und die Elfenbeinküste versanken nach ähnlichen Kontroversen in chaotischen Bürgerkriegen, begleitet vo
n katastrophalen Flüchtlingsbewegungen. Togo ist seit seiner Unabhängigkeit vor 45 Jahren ein bitterarmes Land geblieben. Eyademas Herrschaft war brutal und korrupt; er kam als erster Putschist des postkolonialen Afrika an die Macht, nachdem er, als 25jähriger Feldwebel, den damaligen Präsidenten Sylvanus Olympio erschoß.
Artikel erschienen am Sa, 30. April 2005
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